Il tecnico di Reggiolo, il più vincente del club spagnolo, può rispondere all’appuntamento con la storia sedendo sulla panchina giallorossa
Re Carlo. Gli si addice proprio bene questo epiteto di due lettere in cui è riassunta la sua carriera di vittorie, di trofei, ultimo l’Intercontinentale appena alzata, che lo ha reso il tecnico più vincente della storia del Real Madrid: che non è esattamente una storia normale, visto che parliamo del club più titolato al mondo con 32 coppe in bacheca.
Se c’è un Real, giusto che ci sia un re e Carlo Ancelotti è l’uomo che ha messo la firma praticamente su metà della storia di trionfi madridisti, visto che dei famigerati 32 quelli conquistati con lui sono 15. Di più, quella della società spagnola e del suo allenatore è una sorta di gara tra due che si rincorrono e si inseguono ad una vittoria di distanza: 32 a 31, sono tanti i successi in carriera dell’allenatore di Reggiolo che ormai da tempo è una sorta di cittadino del mondo, visto quanto ha viaggiato, allenato e vinto tra Italia, Francia, Spagna, Inghilterra e Germania.
Il fiore all’occhiello sono le 5 Champions che non hanno eguali nella storia del calcio, così come il record di aver vinto almeno un campionato nei 5 top d’Europa che lo hanno visto in panchina. Eppure al podio di sempre mancano 4 trofei visto che dietro Ferguson (48) e Guardiola (39) c’è Mircea Lucescu a 35. Ancelotti è a quattro di distanza. Eguagliarlo sarebbe qualcosa a metà strada tra la soddisfazione e il vezzo, ma il nostro non sembra poi così legato a queste cose. Quello che si può dire è che Re Carlo vince e indossa la corona sempre con grande senso della misura, emanando normalità, il che proprio non guasta, anzi.
Ancelotti, i mugugni di Madrid e l’appuntamento con la Roma
È stato indubbiamente un 2024 da incorniciare per il tecnico del Real: ha centrato le 300 panchine con il Real, le 200 in assoluto in Champions, ha vinto 5 dei 6 trofei a disposizione per il club di Madrid. Eppure qualcuno ha pensato bene di farlo circondare da un alone di incertezza per il cammino un po’ altalenante di una squadra abituata a dominare e che invece ha avuto un paio di inciampi importanti in Champions che lo hanno portato a sostare in ventesima posizione di classifica della nuova formula.
Indubbiamente qualcosa a cui il popolo madridista non è abituato. Figurarsi se può essere abituato ai mugugni Re Carlo, che un po’ ci ha scherzato su ma non le ha mandate a dire, si è esposto di persona… “Mi sa che vi siete stancati di me, ma io non sono stanco” le sue parole in una recente conferenza. Ironia e qualche puntino sulle i che non guasta.
Cosa dirà l’orizzonte è tutto da capire. C’è chi avanza l’ipotesi che il secondo ciclo di Re Carlo al Real possa comunque chiudersi a giugno prossimo. E chi ipotizza che nel cuore dell’anno giubilare possa esaudirsi quella sorta di appuntamento con il destino che lo vede promesso alla Roma da quando le donò un ginocchio giocandoci.
Oggi tutto ciò può sembrare leggenda, ma nella città che sulle leggende e sul mito ha costruito la sua storia plurisecolare non resta che aspettare e capire cosa accadrà. Una cosa è certa: Ancelotti ha in mano le carte per definire il suo destino. E uno così, sa che può scegliere di scriverlo ovunque. Anche di diventare da re, imperatore.