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“Sì, è vero: Capello mi voleva portare con sé alla Juve ma non ci sarei andato perché volevo sfruttare ancora quel bel momento con la Roma. Poi la cosa alla fine non e’ andata bene“. Alessandro Faiolhe Amantino, meglio noto come Mancini, si racconta così in un’intervista a Sky Sport. L’ex giocatore brasiliano, vecchia conoscenza del calcio italiano, ha ripercorso il suo passato tra Venezia, Roma, Inter e Milan: “Al Venezia nell’estate del 2003 passai dai 40 gradi del Brasile ai -4. In quella serie B poi si giocava poco a pallone, c’erano troppe palle alte – ha spiegato Mancini -. Però l’anno a Venezia mi ha aiutato tanto ad ambientarmi e a conoscere la lingua. E’ stata un’esperienza positiva, anche se ho giocato pochissimo, che mi ha permesso di arrivare a Roma più maturo“.
Poi il salto di qualità in giallorosso: “Appena arrivato Capello mi chiese perché non giocavo a Venezia. Poi andammo in Austria per la preparazione, il mister mi mise titolare dal primo giorno e non sono più uscito. Mi ha dato tanta fiducia, devo ringraziarlo per sempre di quanto mi ha dato. Ed io, da professionista, ho colto l’opportunità , passando da essere un giocatore sconosciuto a realizzare otto gol in campionato e più di 15 assist“. “E’ stato un onore ed un piacere giocare con Francesco Totti – ha aggiunto Mancini -, aveva una qualità tecnica assurda. Era un capitano molto tranquillo, un ragazzo umile ed eccezionale. Anche Antonio Cassano era un fuoriclasse, ma se avesse avuto il cervello ancora più equilibrato sarebbe stato ancora più forte…“.
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