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“Sto bene, sono di buon umore”. Sorridente, pragmatico, dritto al punto. Alberto Cavasin, dalla sua casa di Treviso, ci ha aperto le porte del suo mondo. La quarantena forzata, le prime esperienze da calciatore, l’emozione vissuta per la consegna della ‘Panchina d’Oro’ conquistata nella stagione 1999/2000 grazie al gioco espresso dal suo Lecce ‘dei miracoli’.
“Uno come me fa davvero tanta fatica a restare chiuso in casa”, racconta mister Cavasin. “Prima che chiudessero tutto riuscivo ad andare a correre. Ora mi sto dedicando molto alla lettura e al giardinaggio, l’importante è non attaccarsi troppo al telefono ed evitare, in periodi simili, di essere risucchiati in conversazioni di ogni genere”. Il calcio batte da sempre nel suo cuore, dall’esordio con il Treviso ai tre anni intensi vissuti con la maglia del Bari. “Indossare la maglia del Treviso è stato qualcosa di unico e la partecipazione della città e della mia famiglia ha reso il tutto ancor più speciale. Nel mio momento migliore ho dovuto fare i conti con un brutto infortunio. Ho perso un anno ma ho imparato molto e dopo essermi ripreso ho iniziato a girare per l’Italia. Di Bari, così come di altre città, ho dei ricordi meravigliosi”.
La carriera da calciatore finisce a Padova, città dove inizia il percorso da allenatore. Negli Allievi Nazionali gioca un giovanissimo Alessandro Del Piero che il tecnico trevigiano ricorda molto bene. “Li saltava tutti, era immarcabile. Le punizioni che calciava finivano all’incrocio dei pali ma ho dovuto trovare presto un modo per farlo entrare nell’ottica dei contrasti e forgiarne ancora di più il carattere. Dal punto di vista tecnico faceva ciò che voleva”.
Negli ultimi scampoli del secondo millennio Alberto Cavasin torna in Puglia, questa volta a Lecce, ed è subito spettacolo. “Quella squadra giocava davvero bene. Si chiudeva e ripartiva velocemente. Ci siamo salvati a fine campionato ma le vittorie ottenute in casa con Juventus ed Inter, da neopromossa, non le dimenticherò mai. Una città intera era con noi nell’intero arco della settimana. La telefonata in cui mi annunciavano di aver vinto la ‘Panchina d’Oro’ mi ha fatto commuovere, vuol dire che avevamo lavorato bene”.