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Amato, apprezzato, e non solo dalle tante piazze che hanno avuto la fortuna e il privilegio di accoglierlo sulla propria panchina, ma in modo trasversale dall’intero calcio italiano. Carlo Mazzone, sor Carletto per tutti, era l’ultimo vero baluardo di un’altra epoca del calcio, e con la sua scomparsa a 86 anni se ne vanno decenni esaltanti del pallone che fu ed episodi iconici che per la verità resteranno scolpiti nell’immaginario di tutti gli appassionati.
Mazzone si è spento ad Ascoli Piceno a 86 anni, lui che era nato a Roma e che per la sua genuinità e la grinta che metteva in quello che era sì il suo lavoro, ma soprattutto la sua vita, visto che è e probabilmente resterà il tecnico italiano con più panchine in Serie A della storia, con 792 partite (797, calcolando i 5 spareggi) e il record presenze ufficiali in panchina, 1278, verrà ricordato per sempre, al di là dei risultati che spesso sono l’unico e ingiusto metro di paragone.
I fatti parlano per Carletto: ha fatto debuttare Francesco Totti a 16 anni nella Roma, ha rilanciato Beppe Signori a Bologna, ha allungato la carriera di Roberto Baggio a Brescia, dove ha anche inventato Pirlo nel ruolo di regista. Il rapporto con i suoi giocatori feticcio, quello con i tifosi, amato e rispettato come una figura quasi patriarcale per il calcio italiano. Che esordisce su una panchina, dopo una carriera sfortunata da calciatore, il 24 novembre 1968 all’Ascoli, dove rimase fino al 1975, con la storica promozione e la storica salvezza. Questa è la parola chiave della sua carriera, vissuta sui campi di provincia, ma con picchi esaltanti.
C’è il triennio alla Fiorentina, poi il Catanzaro con due salvezze. Il ritorno all’Ascoli, dove ottiene quattro conferme di fila nel massimo campionato, il Lecce che porta in A e che salva due volte, il Cagliari con cui vola in Coppa Uefa e da lì si spalancano le porte della sua Roma, la squadra del cuore. I risultati non arrivano: settimo posto e due quinti posti, ma per i tifosi Carletto non si tocca, anche perché nel mentre lancia Totti e vince per 3-0 uno storico derby contro Zeman, con tanto di gesto inequivocabile a un giornalista che gli disse “Carletto, hai vinto un derby per 3-0… adesso puoi pure morire”. Dopo un’esperienza negativa al Napoli, la nuova esaltante esperienza al Bologna, con la vittoria dell’Intertoto e le semifinali di Coppa Uefa e di Coppa Italia.
Infine, Brescia: la pagina che ricorda anche chi ha qualche anno di meno, qui porta Baggio e si dà vita a un rapporto simbiotico ed empatico col Divin Codino. “Volete sapere come giocheremo? Semplice: dirò ai miei giocatori di dare la palla a Baggio che ci pensa lui”. Quattro salvezze di fila per le Rondinelle, una finale di Intertoto, ma soprattutto quella corsa del 30 settembre 2001, quando corse verso la curva dell’Atalanta, festeggiando il gol del 3-3 in extremis e provocando, in modo sempre bonario, la tifoseria della Dea. L’ultima esperienza col Livorno, durante la quale, nel 2006, ha battuto i record che ora detiene. Carletto Mazzone nella storia del calcio, Carletto Mazzone la storia del calcio.
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