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Giancarlo Abete, ex presidente della Figc, ha parlato ai microfoni di Radio Punto Nuovo. Queste le sue dichiarazioni sull’esito della recenti elezioni federali. “La conferma di Gravina? La valutazione è stata data da coloro i quali che avevano diritto ad esprimere un consenso a scrutinio segreto. Tutti hanno riconosciuto a Gravina la gestione di un momento difficile e quindi è sembrato abbastanza naturale dare continuità a questo tipo di mandato, in un momento che resta complesso. Mi sembra una decisione che è stata assunta da chi ne aveva titolo, ma, seguendo anche un pochino le valutazioni degli opinionisti, era quello che molti in qualche modo immaginavano”
Abete ha poi continuato esprimendo la sua opinione sul fatto che il Covid abbia nascosto alcuni problemi come, per esempio, la riforma dei campionati. “Sulla riforma dei campionati se sentiamo 100 tifosi ci sono 100 posizioni diverse. È un fatto importante, ma è un totem. Proprio perché molti di noi sanno la difficoltà della riforma dei campionati la individuano come negatività del mondo del calcio. Il mondo del calcio ha tante società professionistiche. Sotto la mia gestione ne riducemmo a tre. Prima avevamo quattro livelli professionistici, oggi ne abbiamo tre. Sono ancora troppe. Quattro campionati su 5 sono a 20 squadre come la Serie A. La Serie B ne aveva venti, poi in un momento di emergenza passò a 22 squadre e sono troppe. Chiaramente si può migliorare, quando si parla di riforma del campionato, bisogna parlare di riforma qualitativa: se sono 100 o 40 cambia poco”.
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“C’è sempre sofferenza in Serie C”, ha continuato l’ex presidente Figc, “ma i problemi che interessano particolarmente il tifoso sono quelle delle Serie A. Su quello della Serie A non vedo grandi difficoltà”
“Bisogna far sì che le norme di accesso ai campionati e la gestione delle società sia compatibile con un equilibrio -ha spiegato- poiché le cose evidenziate nelle categorie professionistiche al campionato era che si potevano iscrivere società che poi andavano subito in crisi”.
Riguardo all’ipotesi playoff-playout, Abete ha dichiarato: “Sono favorevole sul versante della tipologia individuata, perché li ho inseriti io quando ero presidente della lega di Serie C. Così come quando negli anni novanta misero i tre punti, anziché due punti, partendo proprio dalla C. Sui playoff per lo scudetto ho qualche perplessità. Questa stagione lo conferma. Partecipare alla Champions è importante per molte squadre, quindi noi dobbiamo continuare a dare valore al campionato. Se ci fossero i playoff l’attenzione sarebbe minore”.
“Neopromosse spesso inadeguate, a parte Spezia e Benevento? Noi abbiamo i paracadute economici che in qualche modo aiutano il trauma della retrocessione -ha continuato Abete- . È ovvio che la B ha altri tipi di fatturato. È un’ipotesi questa che si può approfondire, noi abbiamo sempre fatto la scelta per un sistema più aperto. Abbiamo sempre dato maggiore attenzione al merito sportivo. La riforma dei campionati non soddisferà mai nessuno”.
Sulle italiane in Europa a livello politico: “Se contano poco? Non ho motivo di pensarlo, anche perché i dirigenti arbitrali e a livello europeo e a livello mondiali li ha sempre espressi l’Italia. Da presidente speravo ci fossero sempre dei trattamenti arbitrali adeguati. La partita di ieri ha un vulnus importante: forse basterebbe pensare prima di fare certe scelte. È stata eccessiva la decisione dell’arbitro tedesco e giustamente la nostra opinione pubblica e l’Atalanta in primis si è arrabbiata, perché oggi l’Atalanta è una squadra che può competere, dal punto di vista sportivo, con il Real Madrid”, ha concluso Abete.
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