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Ogni squadra NBA ha le sue debolezze, soprattutto in vista dei playoffs: luogo e tempo dove le scelte vengono estremizzate e dove vengono esposti i difetti tanto camuffati dalla regular season. Il periodo più bello della pallacanestro oltreoceano tuttavia sembra ora più lontano che mai: quel 18 aprile potrebbe essere prorogato causa emergenza coronavirus, più accesa che mai in seguito al caso Rudy Gobert. Lo stop di 30 giorni dichiarato dal commissioner Adam Silver porterebbe la stagione a ricominciare il 12 aprile, con l’ultima notte di regular season prevista inizialmente per la notte tra il 14 e il 15 prima dell’inizio dei playoffs proprio sabato 18 aprile. Capire come ristrutturare il calendario sarà l’occupazione principale della NBA durante questa pausa. Pausa durante la quale tutte le squadre penseranno anche ad alcuni accorgimenti in vista della postseason: ecco la situazione dei Toronto Raptors.
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- PROBLEMA: Pochi margini di miglioramento
I canadesi quest’anno sono riusciti nell’ardua impresa di proseguire la meravigliosa storia dell’anno scorso: una squadra da titolo in ritmo per vincere solo una gara in meno rispetto all’anno scorso, nonostante l’assenza di un Top-5 (Kawhi Leonard) e di un titolare nel quintetto di coach Nurse (Danny Green).
Il cielo è l’unico limite? Forse sì, ma molto probabilmente no. Parliamo di un veterano come Kyle Lowry, brillante gestore del ritmo dei canadesi, leader da giocate decisive su entrambi i lati del campo e che probabilmente sarebbe in grado di dare ancora di più. Pascal Siakam è un All-Star, OG Anunoby è sulla lista dei giocatori che tantissime ali della Lega non vorrebbero incontrare sul proprio cammino. Indiscutibilmente il meccanismo difensivo dei Raptors è a livello di élite e si basa più che altro sullo sforzo collettivo più che sulla giocata del singolo: l’aggressività di ogni singolo giocatore è contagiosa e non fa altro che rendere più impenetrabile la metà campo difensiva dei canadesi. I campioni in carica giocano con un’intensità tale che non proprio ha contraddistinti ogni singola squadra con l’anello al dito, ma più che altro si tratta di una costrizione: Leonard è andato, e con lui il margine d’errore che con lui i Raptors potevano concedersi. Se si valutano i singoli tratti della pallacanestro di altri tempi, quali fiducia, spirito di squadra, sforzo collettivo e altruismo, è doloroso anche scrivere una singola parola negativa su questa squadra.
La triste verità potrebbe invece essere questa: i Raptors potrebbero non essere capaci di innescare una marcia superiore. Toronto l’anno scorso è andata 17-5 nelle partite in cui è mancato Leonard, quindi teoricamente il record di quest’anno (secondo seed a Est e terzo record complessivo) non dovrebbe sorprendere la maggior parte degli appassionati. Guardando più vicino, si possono vedere segnali di problemi che potrebbero venire a galla ai playoffs. I canadesi sono 34-4 contro i team con un record negativo, 10-14 contro quelli con un record positivo. Sarebbero in grado di elevare il proprio gioco in postseason senza un Leonard in grado di intervenire nei momenti decisivi? In questo momento, i numeri suggeriscono come la risposta sia negativa.
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