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Il 16 febbraio si disputerà allo United Center di Chicago la 69esima edizione dell’All-Star Game. I fans sono già all’opera nel votare i propri beniamini al fine di vederli nell’annuale appuntamento dove si sfidano le star della Western e della Eastern Conference. I primi risultati nella corsa a una maglia da All-Star hanno confermato quanto già ipotizzato da molti: Luka Doncic e Giannis Antetokounmpo sono il presente e non solo il futuro della NBA, dato che sono coloro che finora hanno raccolto più voti di tutti, superando anche LeBron James per numero totale. Se parliamo di quintetti titolari, tuttavia, il voto del pubblico può fare ben poco: ciò che conta è il rendimento sul parquet da ottobre a gennaio. Ecco quindi di seguito il possibile quintetto titolare della Western Conference.
GUARDIA: James Harden (38.4 ppg, 6.0 rpg, 7.6 apg)
L’ex MVP al momento è seduto in cima alla classifica della lega relativa a punti segnati per partita con quasi 40 a referto per allacciata di scarpe: basti pensare che il secondo miglior scorer della lega, Giannis Antetokounmpo, è distante quasi 10 punti per partita con 30.2 firme per match. Nonostante le preoccupazioni di inizio stagione i Rockets stanno brillando: non ce ne voglia Russell Westbrook, ma lo stanno facendo soprattutto grazie al Barba. Tante triple tentate, tanti liberi tentati, tanti canestri e tanta efficienza per sé e compagni: il suo gioco offensivo è una sciarada, un rebus per le difese che non si vedeva dai tempi di Wilt Chamberlain. Stiamo assistendo decisamente alla storia.
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GUARDIA: Luka Doncic (29.7 ppg, 9.7 rpg, 9.0 apg)
Soltanto due giocatori nella storia dell’NBA hanno terminato una stagione con 29-9-9, ossia Oscar Robertson e Russell Westbrook: nessuno l’ha tuttavia fatto a soli 20 anni. La leggenda dei Bucks ci è riuscita quattro volte di fila a partire dal ventiduesimo anno di età, terminando ogni anno nel First team All-NBA e vincendo l’MVP nel 1964. Doncic sta percorrendo una strada comparabile, nonostante non abbia ancora raggiunto il suo prime. Brillantezza offensiva, efficienza e magia: lo sloveno sta orchestrando l’attacco di Dallas da vero direttore, permettendo alla squadra di raggiungere risultati inverosimili se comparati alle predizioni di inizio stagione.
ALA: Kawhi Leonard (25.3 ppg, 7.6 rpg, 5.1 apg)
Load management o meno, sta dimostrando in questa stagione di essere ancora colui che ha guidato i Raptors al titolo, dominando su entrambi i lati del parquet con una mentalità da vero e proprio serial killer. Non ha affatto intenzione di cedere lo scettro, dimostrando le sue vere intenzioni all’interno delle partite contro i Lakers, primi rivali all’interno della Western Conference. La chimica con Paul George si è subito consolidata dopo una manciata di partite: al momento sembra che the Claw possa calzare a pennello in ogni squadra in cui possa giocare. Finora nella sua carriera ha solo guadagnato tre apparizioni come All-Star: c’è ancora tantissimo tempo per rimpinguare questo modesto numero.
ALA: LeBron James (25.1 ppg, 7.5 rpg, 10.8 apg)
Qui non c’è tanto da spiegare: il Re in questa prima metà di regular season ha fatto capire come il primo vero infortunio della sua carriera non abbia affatto minato la sua efficacia. Alla veneranda età di 35 anni LeBron ancora controlla ogni partita a cui partecipa, controllando peraltro la lega in assist per partita (career-high). Può ancora difendere ogni posizione e fare chase down da paura: potenzialmente tutto ciò può ancora accadere, ma è anche palese come su alcune azioni il Prescelto si risparmi, sempre in ottica di lungo periodo. Guai a pensare a cosa potrebbe accadere se volesse all’improvviso concedersi un po’ di riposo. Che si preservi o meno, comunque, fa poca differenza: sarà la 16esima apparizione all’All-Star Game, hats off to the King.
CENTRO: Anthony Davis (27.7 ppg, 9.5 rpg, 3.2 apg)
La controparte di James che per la prima volta si sta gustando una regular season di successo. E’ probabilmente il motivo principale grazie al quale i Lakers sono passati da squadra da lotteria a contender per il titolo, ovviamente anche grazie all’aiuto del 23. Uno dei migliori difensori della lega, un matchup quasi impossibile da contenere in attacco: troppo lungo e troppo atletico per chiunque si ponga tra lui e il canestro. Per le difese tutto è ovviamente reso più difficoltoso dal fatto che, data la presenza di James, il Monociglio possa essere raddoppiato sempre con meno frequenza. Al momento, numeri alla mano, è il miglior compagno di squadra che LeBron abbia mai avuto in carriera: superiore anche al Dwyane Wade del 2011 da 26-6-5, decisamente mica male.
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