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NBA Playoff 2019: Storico buzzer-beater di Leonard, McCollum e Turner eliminano i Nuggets

Kawhi Leonard, Toronto Raptors 2018-2019 - Foto profilo FB Toronto Raptors

La notte italiana tra domenica 12 maggio e lunedì 13 maggio ha visto in scena lo svolgersi di due partite dei playoff NBA 2019. Non poteva esistere finale più drammatico per una serie splendida come quella tra Toronto e Philadelphia: decide partita e serie Kawhi Leonard con un buzzer-beater che, prima di entrare nel canestro, si addormenta sul ferro lasciando in tensione tutta la Scotiabank Arena, prima che quest’ultima esplodesse totalmente. L’altra gara-7 non è da meno e viene decisa nel quarto quarto da 10 punti di Evan Turner (14 totali) e 8 punti di C.J. McCollum (di 37 totali); particolare cenno a quest’ultimo, che nel primo tempo tiene letteralmente da solo in piedi i Blazers punti dopo che erano sprofondati addirittura a -17. Vani per i Nuggets sono i 29 punti con 13 rimbalzi di Nikola Jokic, che nel finale ha sbagliato un libero decisivo per accorciare sul -1 a 11 secondi dalla fine.

I RISULTATI

IL TABELLONE

 

Toronto Raptors-Philadelphia 76ers 92-90 (Raptors vincono 4-3, HIGHLIGHTS)

IL BUZZER-BEATER DI LEONARD

Non c’è niente come una gara-7 di playoff NBA, e a maggior ragione non c’è niente come una gara-7 decisa da un canestro sulla sirena, anche perché, molto banalmente, non c’è mai stata nella storia della NBA. Il modo più bello di vincere una partita e il più crudele di perderla, come possono testimoniare i tifosi di Toronto Raptors e Philadelphia 76ers. Il buzzer beater di Kawhi Leonard. ovvero il primo per vincere una gara-7 di playoff nella storia della lega, è entrato nella leggenda nel momento stesso in cui ha cominciato a rimbalzare sul ferro: considerando tutto quello che c’era in ballo (anche al di là delle finali di conference dove i canadesi sono attesi dai Milwaukee Bucks), il destino stesso delle due franchigie era legato a quel pallone. Alla fine gli dei del basket hanno sorriso ai Raptors, che dopo quattro lunghissimi rimbalzi sul ferro hanno visto la palla entrare e si sono potuti lasciare andare a un grido liberatorio attorno al loro leader con il numero 2, autore di un’altra prestazione mostruosa in gara-7. I suoi 41 punti sono ovviamente il massimo mai realizzato da un giocatore dei Raptors in una partita per chiudere una serie, anche se si è dovuto prendere 39 tiri per riuscirci (record in una gara-7 finita ai regolamentari) ai tifosi di Toronto va benissimo così, perché senza di lui non sarebbero mai riusciti a superare il turno. Nonostante i continui raddoppi di marcatura della difesa dei Sixers (di fatto è stato marcato da Ben Simmons e Joel Embiid in coppia), Leonard si è fatto largo in un modo o nell’altro, aggiungendo anche 8 rimbalzi, 3 assist e 3 recuperi nei 43 minuti in cui è rimasto in campo.

Il secondo motivo per cui i Raptors hanno vinto, dopo Kawhi, è anche il principale motivo per cui i Philadelphia 76ers hanno perso: i 16 rimbalzi offensivi catturati da Toronto. Non tanto per i punti da seconda opportunità realizzati (solo 12), quanto per i secondi possessi procurati che hanno permesso loro di tentare ben 24 tiri in più degli avversari. In una partita decisa letteralmente all’ultimo secondo, quel dato finisce per avere un’importanza fondamentale: tutti i sette giocatori dei Raptors scesi in campo hanno catturato almeno un pallone a rimbalzo d’attacco, con Leonard e soprattutto Serge Ibaka (4 a testa) a fare la voce grossa. Il lungo è stato fondamentale anche con i suoi canestri, chiudendo con 17 punti e 6 su 10 al tiro con 3 triple a segno su 5 tentativi, puro ossigeno in una serata in cui, tolti lui e Leonard, i Raptors hanno tirato 12 su 40 (30%), con i soli Pascal Siakam (11+11) e Kyle Lowry (10+6+6) in doppia cifra. Toronto per lunghi tratti è sembrata incapace di produrre nulla che non fosse dare palla a Leonard e aspettare che facesse tutto lui, finendo sotto anche di sette lunghezze nel corso del terzo quarto. In quel momento però Lowry è riuscito a produrre un paio di giocate di energia in grado di cambiare l’inerzia della gara e togliere i suoi dalle secche, anche se poi è stato comunque Leonard a mettere la firma sulla vittoria con 15 punti nella frazione finale.

A una squadra che perde una gara-7 di playoff in trasferta con un canestro sulla sirena che rimbalza quattro volte sul ferro non si può legittimamente rimproverare nulla. La natura crudele di uno sport che non prevede il pareggio tra i risultati possibili doveva necessariamente portare alla sconfitta di una delle due squadre: il destino ha voluto che quella squadra fossero i Sixers. Che avrebbero potuto interpretare meglio alcuni momenti delle partite, ad esempio schiacciando sull’acceleratore dopo il 16-0 di parziale con cui avevano ribaltato la sfida nel terzo quarto. Che avrebbero potuto fare un lavoro migliore a rimbalzo difensivo, specialmente con il vantaggio fisico che hanno quasi in tutte le posizioni. Che avrebbero potuto attaccare con più disciplina nell’ultima parte del quarto finale, quando sono rimasti a secco per tre minuti perdendo palloni anche per infrazioni di 24 secondi. E che avrebbero potuto avere più continuità da parte dei loro migliori giocatori, tutti in doppia cifra nel quintetto ma nessuno realmente costante nei 48 minuti di gara. Tutto giusto, ma sono valutazioni facili solamente con il senno di poi: i Sixers erano riusciti a pareggiare la partita con Jimmy Butler (10 dei suoi 16 punti nell’ultimo quarto) approfittando di un raro errore di Leonard ai liberi, ma sono stati puniti da una giocata che letteralmente non era mai stata fatta prima nella storia della NBA in una gara-7 di playoff. Alla fine rimane l’immagine fortissima di Joel Embiid in lacrime mentre esce dal campo: i suoi 21 punti con 11 rimbalzi, 4 assist e 3 stoppate lo rendono il miglior marcatore dei suoi nonostante il brutto 6 su 18 al tiro con 1 su 6 da tre. E nonostante tutti i suoi problemi fisici è rimasto in campo per 45 minuti e 11 secondi, più di chiunque altro: il dato incredibile è che quando c’è stato i suoi hanno vinto di 10 punti, mentre nei due minuti e 49 in cui è andato a sedersi hanno perso di 12. Se non è crudele questo, allora non lo è niente.

Denver Nuggets-Portland Trail Blazers 96-100 (Blazers vincono 4-3, HIGHLIGHTS)

Le impronte di uno dei giocatori più attesi, ovvero Nikola Jokic, sono ben visibili sulla gara fin dal suo avvio: sono infatti del serbo dei Nuggets 8 dei primi 12 punti di Denver (con 3 su 3 al tiro), con i padroni di casa che partono fortissimo e si prendono 5 punti di vantaggio su Portland. I Blazers sembrano accusare il colpo ma reagiscono grazie ai punti di C.J. McCollum, che segna 3 dei primi 4 tiri della sua partita, evitando ai suoi un tracollo iniziale. L’ondata dei Nuggets però non si ferma: gli uomini di coach Michael Malone vanno al ferro con troppa facilità, trovano punti facili con tutti i loro uomini migliori (7 a testa anche per Jamal Murray e Gary Harris, 6 per Paul Millsap) e chiudono il primo quarto con percentuali vicinissime al 50% e un vantaggio già in doppia cifra (29-17), sfruttando anche le mani fredde dell’attacco di Portland, che sbaglia a ripetizione. La panchina degli ospiti, già positiva nel corso della serie. prova a dare una scossa, ma Rodney Hood sbaglia i primi quattro tiri della sua gara e Zach Collins fa poco meglio, ma quello che manca più di tutto ai Blazers è l’apporto di Damian Lillard, ancora a zero punti dopo i primi 16 minuti di gioco (0 su 6). Proprio una sua disastrosa palla persa regala due punti facili a Monte Morris che danno ai Nuggets il massimo vantaggio della serata (+17) sul 39-22, costringendo Stotts al time-out. Sono 11 i punti di McCollum (con 5 su 9), 11 anche quelli di tutto il resto del roster di Portland, che tira 4 su 25. A metà del secondo quarto arriva finalmente il primo canestro di Lillard, mandato poi in lunetta per quattro liberi che riportano il deficit dei suoi in singola cifra (39-31, 0-8 di parziale). A interrompere il break degli ospiti ci pensa ancora una volta Jokic, che raggiunge la doppia cifra personale, ma il numero 0 di Portland prova ad accendersi e Portland si aggrappa disperatamente a lui, dopo gli eroismi di McCollum (già 15 punti all’intervallo), per restare in partita. Gli ospiti però tirano il 30% dal campo nel primo tempo, un tragico 1 su 14 da tre punti e segnano solo 39 punti: i Nuggets chiudono davanti il primo tempo ma solo di 9 punti, 48-39, guidati dai 13 di Jokic (con 5 rimbalzi ma senza assist).

L’avvio della seconda metà di gara vede Portland provare ad avvicinarsi ancora, sfruttando i punti di un McCollum immenso: 8 dei primi 12 dei Blazers portano la sua firma, ma è con 4 punti consecutivi di Enes Kanter gli ospiti si riportano addirittura a -3, sul 58-55. Entrano nell’equazione di una drammatica gara-7 anche gli infortuni: una botta su un blocco cieco toglie dai giochi Rodney Hood da una parte, mentre dall’altra è Torrey Craig ad avere grossi problemi a un dito della sua mano di tiro. Gli ospiti hanno la palla del pareggio verso la fine del terzo quarto con McCollum ma il suo errore è punito al canestro opposto da due canestri di Harris e Murray, e i Nuggets tornano a respirare. Quando mancano soltanto dodici minuti alla sirena finale di una sfida senza domani mancano sempre due grandi protagonisti: all’1/11 di Lillard da una parte, risponde Jamal Murray con 3/15 dall’altra e così è ancora McCollum a siglare il primo vantaggio dei Blazers nella partita sul penultimo possesso del quarto, che termina sul 72-71 per i padroni di casa. Stotts rischia più di Malone anche in avvio di quarto quarto, tenendo Lillard e McCollum in campo assieme fin dall’inizio, con anche Evan Turner e soprattutto continuando a dare fiducia a Collins, che pur con 5 falli lo ripaga con una tripla, due liberi a segno, un assist e due stupende giocate difensive. La prima tripla di Lillard dopo sette errori costringe Denver al time-out, sotto di 5: al rientro Jokic firma 5 punti in fila per non far scappare gli avversari, ma ora Portland sembra averne un po’ di più, trovando giocate importanti anche da Turner, che tocca la doppia cifra. Le guardie dei Blazers allungano le loro mani sulla partita, ma i padroni di casa non mollano e si giocano tutto nel finale e stringendo le maglie in difesa ritornano a -1 a meno di 30 secondi dalla fine, con un raro canestro di Murray. L’ultimo possesso dei Blazers è anche l’ultimo capolavoro della serata di McCollum, che in isolamento batte Craig e segna punto numero 37 della sua serata per il +3, che lascia 11 secondi ai Nuggets per poter pareggiare. Portland invece fa fallo e Jokic in lunetta fa solo 1 su 2, mentre Evan Turner fa 2 su 2 dall’altra parte, portando a +4 i suoi a 8 secondi dalla fine e poi cattura il rimbalzo sull’errore finale di Jokic. Vince Portland, che sbanca Denver grazie ai 37 punti di C.J. McCollum, ma coach Stotts ne ha anche 14 con 7 rimbalzi inaspettati da Evan Turner, 13 con 10 rimbalzi e 8 assist da Lillard e una doppia-doppia (12+13) da Enes Kanter. Ai Nuggets, traditi da un Murray da 4 su 18 al tiro per 17 punti e dal 3 su 13 di un Millsap mai determinante, non basta uno Jokic da 29 con 26 tiri cui aggiunge anche 13 rimbalzi ma soli 2 assist, frutto del piano partita di Stotts, che lo marca in copertura singola senza raddoppi.

 

Tutti i risultati della notte tra domenica 12 e lunedì 13:

Toronto Raptors-Philadelphia 76ers 92-90

Denver Nuggets-Portland Trail Blazers 96-100

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