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La notte italiana di mercoledì 24 aprile ha visto in scena lo svolgersi di quattro partite dei playoff NBA 2019. Impossibile non partire dai 50 punti di Damian Lillard, coronati dal buzzer beater finale che fa esplodere il Moda Center e manda in semifinale i suoi Blazers: partita buttata negli ultimi minuti dai Thunder, ma anche decisa dal numero 0, che si prende sulle spalle la squadra con le ultime due giocate. Chiudono prevedibilmente la serie Philadelphia e Toronto in gara-5 contro Brooklyn e Orlando: ora le due compagini dovranno sfidarsi nelle semifinali di Conference. Non ancora chiusa la serie tra Denver e San Antonio, ma gli uomini di Malone avranno due match point: vincono il “pivotal game”, grazie a Murray, Jokic e alla fatica offensiva degli Spurs; gara-6 in San Antonio per gli uomini di coach Pop è un “win or go home”.
Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 118-115 (Blazers vincono 4-1, HIGHLIGHTS)
Dame Time. Campione. Fenomeno. Predestinato. Chiamatelo come volete, ma il numero 0 dei Blazers, da uomo in missione, è riuscito nella sua impresa: riportare la sua Portland in semifinale di Conference, a cinque anni di distanza da quel canestro sulla sirena con cui pose fine alla serie contro Houston. Stavolta Lillard ha voluto fare le cose in grande, giocando la sua miglior partita in carriera ai playoff sin dalla palla a due. All’intervallo lungo, nonostante i compagni fatichino a stargli dietro, i Blazers sono in partita grazie ai suoi 34 punti in due quarti. OKC trova risorse inattese, oltre a un Westbrook che continua a martoriare il canestro di Portland. Paul George è chirurgico e quando serve i Thunder piazzano il parziale da 6-25 a cavallo degli ultimi due quarti, superando la doppia cifra di vantaggio. I Thunder però non hanno fatto però con quel Lillard che prima regala un paio di assist per togliersi di dosso il raddoppio sistematico e poi gioca gli ultimi due possessi da campione e da leader. Dopo il timeout a 35 secondi dalla sirena, sul -2 Portland, l’obiettivo dei padroni di casa è il 2×1: trovare subito il canestro per avere comunque a disposizione l’ultimo possesso. A Lillard però bastano meno di quattro secondi per prendersi in penetrazione due punti in reverse complicati soltanto da immaginare in una situazione del genere. 115-115, palla OKC: Westbrook a testa bassa carica e va a sbattere contro la difesa Blazers, che recupera il possesso lasciando 15 secondi abbondanti alla sua guida per giocarsi l’ultimo possesso. Lillard irride così la marcatura di George, uno dei migliori difensori della lega, palleggiando a 12 metri dal ferro: all’altezza del logo di metà campo, in pratica. Poi palleggio, arresto e tiro: con tutta la naturalezza del mondo e l’intero Moda Center pronto a esplodere di gioia. Un canestro che sancisce così i punti, 48,49 e 50 della sua partita, chiusa con 17 su 33 al tiro, 10 su 18 dall’arco, 7 rimbalzi assist, 6 assist e il titolo di miglior canestro dell’anno. Almeno fino al prossimo cronometro pronto a volgere allo zero.
Un canestro, una giocata e una prestazione quella di Lillard che giustamente monopolizzeranno il racconto di una gara elettrizzante, partita di playoff da playoff. Tanto che l’inerzia e le tendenze sono più volte cambiate anche soltanto nel corso dell’ultimo quarto d’ora, aperto da un parziale Blazers che lasciava immaginare una comoda cavalcata dei padroni di casa, arrivati a toccare anche il +9. Un margine tutt’altro che rassicurante quando si gioca contro avversari che non hanno più nulla da perdere: OKC infatti le prova tutte con il quintetto piccolo, mandando in campo Schröder al posto di Steven Adams, cercando di non subire troppo a rimbalzo contro Enes Kanter e trovando punti e canestri preziosi. OKC infatti inverte la tendenza, piazza il parziale da 6-25 e passa dal -9 al +10, guidata da un George da 36 punti, 14 su 20 al tiro con tre triple e nove rimbalzi e da un Westbrook da 45 minuti in campo, 11 su 31 al tiro, 29 punti, 11 rimbalzi e 14 assist. I Thunder a sette minuti dalla sirena sembrano aver trovato la soluzione per allungare la serie. La lunga striscia di errori messi in fila nell’ultimo ottavo di gara però è impressionante: 3 su 10 dal campo complessivo, 1 su 4 ai liberi di squadre e tre palle perse, mentre dall’altra parte Lillard ritrovava brillantezza. Alla fine dunque, anche l’inerzia fa la differenza nel regalare al numero 0 dei Blazers un altro canestro da ricordare sulla sirena. Uno di quelli che a Portland celebreranno a lungo, almeno fino alla prossima grande prodezza firmata dal miglior giocatore di questi primi dieci giorni di playoff.
Philadelphia 76ers-Brooklyn Nets 120-100 (Sixers vincono 4-1, HIGHLIGHTS)
Se c’è una cosa che non bisogna fare contro questi Philadelphia 76ers, è dare loro extra motivazioni. Lo hanno capito bene i Brooklyn Nets, che dopo una serie fatta di provocazioni dentro e fuori dal campo sono stati eliminati perdendo la quarta partita consecutiva contro i Sixers. E non solo: il focoso pubblico di Philadelphia si è fatto particolarmente sentire, specialmente ogni volta che Joel Embiid lo ha chiamato a raccolta, come successo dopo la tripla del +24 che ha definitivamente chiuso i conti. Non che la partita sia mai stata particolarmente tirata: i padroni di casa hanno cominciato con un parziale tramortente di 14-0 e non si sono più voltati indietro, toccando il +39 a inizio secondo tempo e gestendo comodamente l’incontro fino alla sirena finale. A guidare i padroni di casa sono stati i 23 punti con 13 rimbalzi in 20 minuti di Joel Embiid e i 13 con 6 assist di Ben Simmons, con tutti i titolari tenuti in campo per meno di 27 minuti lasciando ampio spazio alle riserve. L’unico sussulto regalato da due squadre che decisamente non si amano è arrivato con un parapiglia negli ultimi due minuti di gioco, quando Jonah Bolden e Greg Monroe sono stati espulsi per una rissa con Dzanan Musa e Radions Kurucs, anche loro cacciati dal campo. Una fisicità che farà comodo nella prossima serie contro i Toronto Raptors, come sottolineato anche da Ben Simmons: “La nostra squadra è sempre fisica: abbiamo bisogno di esserlo anche a Toronto”.
Per i Nets si conclude così una stagione che comunque può essere considerata come un successo, visto anche come avevano cominciato la regular season (8-15 a metà dicembre). Magari avrebbero voluto un finale migliore, visto che comunque non hanno mai risposto a quanto fatto dagli avversari in questa gara-5, come ammesso anche dai diretti protagonisti: “Hanno fatto quello che hanno voluto prima ancora che potessimo salire a bordo” ha detto D’Angelo Russell, tenuto a 8 punti con 3 su 16 dal campo dalla difesa di Philadelphia. “Non abbiamo mai risposto: sono sorpreso dal fatto che non siamo scesi in campo con più grinta e voglia di combattere” ha detto invece Kenny Atkinson, che tra i titolari ha visto solo Caris LeVert chiudere in doppia cifra (18 punti) insieme ai 21 dalla panchina di Rondae Hollis-Jefferson, che si è visto schiacciare in testa da Embiid il quale lo ha poi indicato e si è preso un fallo tecnico per “taunting”. Le stesse prese in giro che si è preso Jared Dudley, sommerso di fischi e di cori (“Dudley sucks!”) dal pubblico di Philadelphia a cui ha risposto solamente con un sorriso ironico nei secondi finali della gara. Ad ogni modo, coach Atkinson ci ha tenuto a indicarli come una contender addirittura per il titolo: “Sono destinati a grandi cose: onestamente, possono giocarsela con tutti anche alle Finals”.
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Denver Nuggets-San Antonio Spurs 108-90 (Nuggets in vantaggio 3-2, HIGHLIGHTS)
I Nuggets la aspettavano da dieci giorni una partita del genere e, dopo diversi passaggi a vuoto, sono riusciti finalmente a mettere in fila 48 minuti da seconda forza della Western Conference. Denver ha fatto pesare il fattore campo come non era accaduto nei primi due episodi della serie, guidata dai 23 punti di Jamal Murray e dai sei giocatori in doppia cifra. La squadra del Colorado ha ritrovato così due dei suoi principali punti di forza: un Nikola Jokic centro focale del gioco offensivo della squadra (16 punti, 11 rimbalzi e 8 assist per lui) e una panchina che riesce a dare un ulteriore cambio di marcia, con ben tre giocatori in doppia cifra. Il segreto secondo coach Malone sta nei primi 12 minuti, chiusi in vantaggio per la prima volta nella serie dalla sua squadra: “È qualcosa di cui abbiamo parlato più volte con i ragazzi in queste settimane: durante le sfide di regular season, la squadra che aveva vinto il primo quarto era poi riuscita a portare a casa il successo. Ovviamente in un paio d’occasioni nella serie siamo riusciti a invertire la tendenza, ma sempre dopo aver faticato. Stavolta dovevamo dimostrare di avere quell’attitudine sin dalla palla a due”. Chi ben comincia insomma è a metà dell’opera, e quindi al 14-2 iniziale ha fatto seguito poi un’altra mezz’ora di altissimo livello. Una gara chiusa con largo anticipo, tanto che sul 99-69 l’unico obiettivo dei Nuggets è stato quello di preservare le energie e allargare la rotazione. Dopo quattro sfide insomma, i valori in campo, la qualità e la freschezza di gioco sono iniziate a pesare come un macigno contro l’esperienza, la tenacia e la preparazione degli Spurs. Un 3-2 pesante, ma non ancora definitivo, che avvicina però in maniera decisa i Nuggets a un passaggio del turno che manca da dieci anni.
E a San Antonio cosa resta? Di certo l’idea che nelle ultime due partite qualcosa si è inceppato, in un attacco che non è andato oltre i 17 punti a testa di DeMar DeRozan e LaMarcus Aldridge. L’impressione è quella che senza la grande prestazione (spesso inattesa), diventa complicato per i texani mettere assieme canestri e giocate nella metà campo avversaria. Gli Spurs hanno sempre faticato in stagione in trasferta, chiudendo la regular season con un record di 16-25 lontano dall’AT&T Center e avendo perso l’imbattibilità contro i Nuggets (che non vincevano a San Antonio da sette anni prima di gara-4) adesso si ritrovano condannati a conquistare le ultime due sfide, senza potersi più concedere passaggi a vuoto.
Prossima partita: venerdì notte, all’AT&T Center di San Antonio per Gara 6.
Toronto Raptors-Orlando Magic 115-96 (Raptors vincono 4-1, HIGHLIGHTS)
La storia dei Toronto Raptors ai playoff non è mai stata particolarmente fortunata, né dominante. È comunque curioso che per loro questa gara-5 rappresenti un momento a suo modo storico: la quarta vittoria consecutiva ai playoff rappresenta un record per loro, così come il fatto che siano riusciti a chiudere una serie in sole cinque partite (in passato solo vittorie in sei o sette partite). E anche nel corso della gara hanno aggiunto un paio di record ai loro libri di storia: innanzitutto i 34 assist raccolti su 41 canestri segnati, sintomo che l’attacco ha funzionato alla grande; ma anche i 37 punti di vantaggio toccati nel corso della gara, sintomo che non c’è mai stata davvero partita. I Raptors infatti hanno cominciato fortissimo chiudendo il primo quarto sul 35-19 guidati da 12 dei 14 punti di Kyle Lowry, che poi ha passato il resto della gara a imbeccare i suoi compagni distribuendo 9 assist. Buona parte di questi è finito nelle mani dei due migliori marcatori dei canadesi: Kawhi Leonard ha giocato una partita pressoché perfetta con 27 punti e 7 rimbalzi, frutto di 8 su 11 al tiro di cui 5 su 5 da tre punti più 6 su 6 ai liberi in 32 minuti, chiusi con +38 di plus-minus; Pascal Siakam ne ha aggiunti 24 con 6 rimbalzi, confermando ancora una volta la sua crescita inarrestabile. Per il quarto anno consecutivo i Raptors raggiungono così il secondo turno per il quarto anno consecutivo, dove affronteranno i pericolosi Philadelphia 76ers: “Sarà una grande serie” ha avvertito coach Nick Nurse. “Ovviamente affrontiamo una squadra fisicamente enorme, a partire da Embiid là in mezzo. Ma sono grossi in tutte le posizioni”.
Quello che non sono stati in questa serie gli Orlando Magic, che dopo il sorprendente successo in gara-1 sono stati facilmente gestiti dalla difesa dei Raptors. La squadra di coach Clifford nelle ultime quattro gare non ha mai superato quota 96 punti, finendo per due volte con meno di 85, sintomo che il talento offensivo di questo roster non è abbastanza per fare strada ai playoff. In questa gara-5 sono stati cinque i giocatori in doppia cifra guidati dai 15 di D.J. Augustin, ma il loro 32 su 83 dal campo (38%) e soprattutto il 9 su 34 da tre (26%) racconta bene le loro difficoltà offensive. “Dopo gara-1 non siamo mai riusciti a gestire il pallone come è necessario contro una difesa come la loro. Per me è stato il fattore più grande” ha commentato coach Clifford, che comunque può essere soddisfatto per aver riportato i Magic ai playoff per la prima volta dal 2012. Quello che riserverà l’estate (quando Nikola Vucevic e Terrence Ross saranno free agent) è tutto da scoprire, così come bisognerà capire cosa potrà uscire da due talenti giovani come Markelle Fultz e Mo Bamba: ma per quello c’è ancora tempo.
Tutti i risultati di mercoledì 24 aprile:
Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 118-115
Philadelphia 76ers-Brooklyn Nets 120-100
Denver Nuggets-San Antonio Spurs 108-90
Toronto Raptors-Orlando Magic 115-96
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