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La notte italiana di giovedì 25 aprile ha visto in scena lo svolgersi di due partite dei playoff NBA 2019. I Warriors non riescono clamorosamente a chiudere la serie, che si sposterà a Los Angeles per gara-6: Williams-Gallinari e Harrell combinano per 83 punti totali e rendono inutile la prestazione monstre da 45 punti di Kevin Durant; decisivi nel finale 7 punti consecutivi di Lou Williams, che si redime dalla disastrosa gara-5 e risulta ancora decisivo quando bisogna decidere le sorti di una gara in equilibrio; ci si sposta ora allo Staples Center, dove i Clippers cercheranno di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Chiudono invece la serie in gara-5 i Rockets, in una partita dove non si esaltano particolarmente gli attacchi: Houston la vince tenendo i Jazz col 37% dal campo e il 24% dall’arco, oltre che con 26 punti di James Harden (in una prestazione comunque collettiva da parte degli uomini di D’Antoni).
Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 121-129 (Warriors in vantaggio 3-2, HIGHLIGHTS)
Per la terza volta nella serie gli Warriors piazzano un quarto da 40 punti e lo fanno per lanciare un messaggio ai Clippers in avvio di gara-5. Steph Curry e compagni vogliono chiudere la serie a Oakland, senza tornare a Los Angeles, per passare a occuparsi degli Houston Rockets. Il primo strappo prova a darlo Kevin Durant, che segna tre triple in fila in tre possessi consecutivi dei suoi Warriors, ma a KD risponde con la stessa moneta Danilo Gallinari, che segna due canestri da tre consecutivi che tengono L.A. a contatto: è 41-37 per Golden State al primo mini riposo. Cambia tutto per i padroni di casa nel secondo, quando si raffreddano le mani dei tiratori di coach Kerr e dopo i 41 punti del primo quarto ne arrivano solo 22, mentre i Clippers mettono il turbo chiamato Williams-Harrell: sono 14 i punti del primo nel secondo quarto con 6 su 7 al tiro, mentre altri 8 li aggiunge il secondo. Dopo un primo quarto da 8 su 10 da tre punti, le percentuali dei Warriors calano nel secondo e nonostante un Durant già a quota 21 i campioni in carica si ritrovano a inseguire 63-71 all’intervallo.
A coach Steve Kerr non piace l’energia dei suoi nel primo tempo ma ancor meno la difesa nel terzo quarto (“Non riusciamo a fermarli per tre possessi consecutivi, abbiamo bisogno di questo per tornare in partita”, dice) e difatti anche se 5 punti in fila ancora di Durant riportano Golden State a -3 dopo un parziale di 11-2, L.A. chiude il quarto alla grande; Il 0-7 conclusivo è firmato dalla terza tripla di JaMychal Green e da una prepotente schiacciata di un Montrezl Harrell scatenato, già oltre i 20 punti, che riporta il vantaggio degli ospiti in doppia cifra (94-104). Durant apre l’ultimo periodo con un gioco da quattro punti ma per la prima metà dell’ultimo periodo i Clippers mantengono a distanza gli avversari, con il vantaggio sempre attorno alla doppia cifra. L.A. si spegne però pericolosamente restando senza canestri per più di 3 minuti, permettendo così a Curry e compagni di tornare a contatto fino alla schiacciata di Durant che riporta la partita in parità sul 116-116. È ancora il numero 35 dei Warriors a firmare anche il primo vantaggio dei padroni di casa dal secondo quarto, ma Lou Williams è soprannominato “il Mago” non a caso: tira fuori dal cilindro 9 punti consecutivi con un gioco da quattro seguito da altri due canestri che riportano i Clippers sopra di 7 a meno di 90 secondi dalla fine. È il colpo a cui Golden State non riesce più a rispondere, visto anche che ci pensa un Gallinari da 26 punti e 7 rimbalzi a mettere i chiodi nella bara degli Warriors che perdono la seconda gara interna della serie e sono costretti a tornare a Los Angeles. “Portiamo in campo il giusto mix di arroganza e duro lavoro”, dice un Lou Williams straordinario al suono della sirena: il numero 23 di L.A. chiude con 33 punti e 10 assist, ma dalla panchina coach Rivers ne ha anche 24 con 11 su 14 al tiro da uno splendido Montrezl Harrell (17-59 l’impietoso confronto della produzione offensiva delle due panchine). A Golden State non basta un Durant ancora mostruoso da 45 punti con 14 su 26 al tiro, cinque triple ma anche 6 rimbalzi e 6 assist oltre ai 24 punti di Steph Curry e ai 22 di Klay Thompson, gli unici tre Warriors in doppia cifra. L.A. tira oltre il 54% dal campo e si merita di poter tornare davanti al pubblico di casa per giocarsi ancora le sue carte nella serie.
Prossima partita: sabato notte, allo Staples Center di Los Angeles per Gara 6.
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Houston Rockets-Utah Jazz 100-93 (Rockets vincono 4-1, HIGHLIGHTS)
La serie tra Houston e Utah ci lascia un’eredità importante per il proseguo dei playoff: questi Rockets sanno vincere anche in una serata storta del loro leader. Lo hanno dimostrato in gara-3 di questa serie e lo hanno anche stanotte, resistendo al tentativo disperato dei Jazz di riaprire la serie. Sia chiaro, James Harden ha chiuso comunque come miglior marcatore con 26 punti a referto, ma ha avuto bisogno di 26 tiri per riuscirci (segnandone solo 10), complice l’ottima difesa di Utah. Quella di Houston, però, è stata semplicemente migliore, realizzando una doppia-doppia in recuperi (12) e stoppate (12) che ai playoff non si vedeva dalle finali di conference del 1994, l’anno in cui i texani vinsero il loro primo titolo. Paradossalmente, Harden è stato più decisivo in difesa che in attacco, recuperando tre palloni e stoppandone quattro, l’ultimo dei quali strappando il pallone dalle mani di Rudy Gobert lanciato a schiacciare a 38 secondi dalla fine, procurandosi i due liberi che hanno messo due possessi di distanza tra le squadre. Insieme a lui anche le quattro stoppate di un preziosissimo P.J. Tucker (8 punti e 9 rimbalzi) e altri tre compagni in doppia cifra, con Clint Capela a quota 16+10 e i 15 a testa di Chris Paul e Eric Gordon. Così i Rockets, pur senza entusiasmare in attacco, si sono aggrappati alla loro difesa per chiudere la serie, tenendo gli avversari al 37% dal campo e il 24% da tre punti (9 su 38). Servirà lo stesso tipo di intensità fisica e mentale anche al prossimo turno, come sottolineato anche da coach Mike D’Antoni.
In un certo senso anche i Jazz si sono aggrappati alla loro difesa per rimanere a contatto fino alla fine, visto che comunque erano arrivati all’ultimo minuto di gioco con un solo punto di svantaggio nei confronti dei padroni di casa. Lì è mancato quello spunto necessario per battere una squadra come i Rockets sul proprio campo, complice una serata disastrosa di Donovan Mitchell. La giovane stella dei Jazz ha chiuso con 4 su 22 al tiro per soli 12 punti, sbagliando tutte le nove conclusioni da tre tentate (l’ultima delle quali avrebbe dato il -2 ai suoi a 30 secondi dalla fine) e perdendo cinque palloni. Una prestazione decisamente peggiore rispetto a quella realizzata in gara-4 che sembrava aver fatto svoltare la sua serie: “Sono deluso, ma sarò un giocatore migliore” ha detto dopo la partita, mentre il suo allenatore Quin Snyder ha sottolineato i meriti degli avversari: “Sono una squadra molto cerebrale e sanno trovare i punti deboli nella tua difesa”. Ai Jazz non sono bastati i 18 punti di Royce O’Neale, i 17 con 11 assist di Ricky Rubio (che potrebbe aver giocato la sua ultima partita con Utah, visto che sarà free agent) e i 15 di Jae Crowder, mentre Joe Ingles ha chiuso con 11 e 9 assist. Si conclude così la stagione dei Jazz, che per il secondo anno in fila vengono eliminati per 4-1 dai Rockets: avessero avuto un accoppiamento migliore avrebbero potuto probabilmente raggiungere il secondo turno come successo lo scorso anno, ma questa è la storia dei playoff NBA. Ci riproveranno il prossimo anno contando sulla crescita di Mitchell e Gobert, ma servirà anche un cast di tiratori migliori per diversificare il profilo offensivo della squadra.
Tutti i risultati di giovedì 25 aprile:
Golden State Warriors-Los Angeles Clippers 121-129
Houston Rockets-Utah Jazz 100-93
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