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NBA Playoff 2019: Jokic ed Embiid giganteggiano su Spurs e Nets, non sbagliano Bucks e Rockets

Nikola Jokic, Denver Nuggets 2018-2019 - Foto Profilo FB Denver Nuggets

La notte italiana tra sabato 20 e domenica 21 aprile ha visto in scena lo svolgersi di quattro partite dei playoff NBA 2019. Si riapre quella che è probabilmente la serie più bella di questo primo turno: dopo ben 7 anni i Nuggets tornano a vincere in casa degli Spurs grazie a 29 punti, 12 rimbalzi e 8 assist di Nikola Jokic; ora gli Spurs sono costretti a vincere almeno una gara al Pepsi Center per poter passare alle semifinali di Conference. Poteva riaprirsi la serie tra Sixers e Nets, ma un Joel Embiid da 31 punti e 16 rimbalzi e, soprattutto, la debolezza mentale di Brooklyn nel clutch time consegnano la vittoria nelle mani degli uomini di Brown, che ora possono chiudere la serie in casa. Non intendono riaprirsi (e non si riapriranno) le serie tra Houston e Utah e tra Milwaukee e Detroit: nella la spuntano nel finale i Rockets (nonostante una prestazione agghiacciante in senso negativo di Harden) mentre nella seconda è troppo palese la differenza tecnica tra le due franchigie (anche col rientro di Blake Griffin).

I RISULTATI

IL TABELLONE

 

San Antonio Spurs-Denver Nuggets 103-117 (Serie in parità 2-2, HIGHLIGHTS)

L’ultima volta che i Denver Nuggets avevano vinto sul campo dei San Antonio Spurs, Nikola Jokic e Jamal Murray avevano rispettivamente 17 e 15 anni. Risale infatti al 4 marzo 2012 l’ultima vittoria esterna dei Nuggets contro i texani, che avevano vinto le ultime 14 partite consecutive tra le mura amiche. Per fortuna della franchigia del Colorado, ieri notte Jokic e Murray erano in campo e si sono rivelati decisivi per un successo cruciale per la stagione della squadra, spezzando la maledizione dell’AT&T Center e pareggiando la serie sul 2-2 riprendendosi il fattore campo. Per riuscirci hanno dovuto affrontare la sfida che coach Mike Malone aveva messo di fronte a loro dopo la sconfitta in gara-3, chiedendo alla sua squadra di alzare il livello di intensità per rispondere agli avversari. E i Nuggets lo hanno fatto, pur scavandosi una fossa di 12 punti nel primo quarto perso 34-22 complici i 13 di uno scatenato LaMarcus Aldridge, miglior marcatore per gli Spurs a quota 24. Da lì in poi però i Nuggets hanno risposto con la forza della disperazione, prima realizzando un parziale di 9-20 nel secondo quarto per pareggiare la sfida e poi facendone un altro da 8-20 nel terzo, creando un solco di 14 lunghezze che poi sono riusciti a mantenere fino alla fine, senza mai scendere sotto la doppia cifra di vantaggio nell’ultimo quarto. Merito dei già citati Jokic e Murray, che hanno tirato fuori la loro miglior prestazione nella serie nel momento del bisogno: il lungo ha chiuso con 29 punti, 12 rimbalzi e 8 assist senza palle perse, mostrando quel tipo di aggressività che lo rende ingestibile per le difese avversarie; la guardia invece ne ha messi 24 con 6 assist e 8 su 14 al tiro, distribuendo il suo contributo lungo tutto l’arco della gara invece del solo ultimo quarto come successo in gara-2. “Ho visto fiducia nei propri mezzi” ha detto un soddisfatto coach Malone. “Ho visto una giovane squadra che non pensava al 2012. Perché se ti metti a ripensare agli ultimi sette anni, ne vieni sopraffatto. Noi viviamo nel presente, viviamo la giornata di oggi”.

A cambiare rispetto ai primi tre episodi della serie è stato il quintetto dei Nuggets, con Torrey Craig che è stato inserito tra i primi cinque al posto di Will Barton, in difficoltà con il tiro da tre punti (1 su 13 nelle prime tre gare). E la mossa di coach Malone ha pagato, non solo perché Craig lo ha ripagato con 18 punti e 8 rimbalzi, ma anche perché Barton uscendo dalla panchina ha ritrovato il tocco dall’arco e ha chiuso con 3 su 3 per 12 punti (pur sbagliando le 7 conclusioni da due tentate nella sua partita). Soprattutto, difensivamente l’inserimento di Craig ha permesso a Gary Harris di scalare in marcatura su Derrick White, enigma irrisolvibile per la difesa dei Nuggets nelle prime tre gare (specialmente la terza da 36 punti) e tenuto invece a 8 punti e 5 assist in gara-4. Senza di lui gli Spurs si sono ritrovati un po’ a corto di opzioni offensive: Aldridge ha segnato 11 punti dopo il primo quarto da 13, venendo tenuto in panchina per tutto l’ultimo quarto da coach Gregg Popovich; DeMar DeRozan ha chiuso con 19 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, ma è stato espulso a 5 minuti dalla fine per aver lanciato il pallone in direzione dell’arbitro Scott Foster, frustrato per un fallo offensivo che gli era stato fischiato. Serata complicata anche per Marco Belinelli, che ha chiuso con 3 punti e 3 rimbalzi in una partita da 1 su 5 al tiro (1 su 3 da tre punti) in poco più di 17 minuti di gioco. “In generale, i Nuggets hanno accettato la competizione e noi no” il commento amaro di coach Popovich. “La loro fisicità era chiara fin dall’inizio. Sapevamo che sarebbe successo, ma non abbiamo risposto. Per questo è una sconfitta molto deludente: penso che loro abbiano giocato più duro e in maniera più intelligente rispetto a noi”. Con il fattore campo tornato nelle mani dei Nuggets, ora San Antonio dovrà vincere almeno una partita in Colorado se vuole superare il primo turno di questi playoff.

Prossima partita: martedì notte, al Pepsi Center di Denver per Gara 5.

Brooklyn Nets-Philadelphia 76ers 112-108 (Sixers in vantaggio 3-1, HIGHLIGHTS)

Hanno dovuto aspettare fino all’ultimo istante utile i Sixers, ma n’è valsa la pena. Aver deciso di rischiare e far scendere in campo Joel Embiid ha pagato, con il numero 21 autore di 31 punti, 16 rimbalzi, 7 assist, 6 stoppate e una prova clamorosa tenendo conto delle precarie condizioni fisiche. Embiid fa la staffetta con Boban Marjanovic, ma tanto basta per mettere alle corde in area i Nets, che giocano una gran partita, lanciano in quintetto Caris LeVert (25 punti, 6 assist e tante giocate utili) e si godono ben quattro giocatori oltre quota 18 (Russell, Allen e Dinwiddie in uscita dalla panchina). In gara-3 Brooklyn ci aveva messo una partita intera per raccogliere 12 assist complessivi, che questa volta arrivano in un quarto d’ora: i padroni di casa toccano anche il +10 e danno la sensazione di essere più in palla. Philadelphia va a strappi, come quello del secondo quarto in cui Jimmy Butler segna 11 punti in cinque minuti, poco prima di essere costretto a lasciare il parquet causa espulsione. A metà terzo quarto infatti da un fallo duro di Embiid su Jarrett Allen scoppia il parapiglia, con Jared Dudley che sfida chiunque gli capiti nelle vicinanze. Il risultato è doppia espulsione per Dudley e per Butler, che premia più i Nets per talento sottratto, ma interrompe l’inerzia positiva per Brooklyn. Tutto a quel punto è giusto che si decida in volata: Joe Harris. che non segna una tripla dal primo quarto di gara-2, trova due punti pesantissimi del +1 a 25 secondi dalla sirena in una gara, la sua, piena zeppa di errori, a cui risponde Mike Scott dall’angolo con la tripla dell’ennesimo contro-sorpasso. Sul possesso decisivo, Allen finisce in un vicolo cieco e perde pallone, partita e forse serie. Una vittoria da grande squadra per Philadelphia, che fa pesare il talento di un Tobias Harris da 24 punti e un Ben Simmons da 15-8-8. Nonostante le tante difficoltà, ai Sixers adesso manca davvero poco per andarsi a prendere un posto alle semifinali di Conference.

Prossima partita: mercoledì notte, al Wells Fargo Center di Philadelphia per Gara 5.

Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 103-119 (Bucks in vantaggio 3-0, HIGHLIGHTS)

La buona notizia per Detroit e per coach Dwane Casey è che Blake Griffin fa il suo esordio nella serie dopo aver saltato le prime due gare (perse di 35 e di 21) per un dolore al ginocchio destro. La brutta notizia è che nonostante l’ala ex Clippers segni 15 punti nel solo primo tempo e finisca con 27 punti, 7 rimbalzi e 6 assist i Pistons vengono ugualmente spazzati via dai Bucks anche sul parquet della Little Caesars Arena, che ospita la prima partita di playoff (NBA o NHL) della propria storia. Milwaukee infatti vince di sedici gara-3 e si porta sul 3-0 nella serie, con una chance di chiudere in trasferta già a partire dalla prossima partita. Detroit non approfitta neppure di una serata in cui Giannis Antetokounmpo ha problemi di falli (il quarto gli viene fischiato già nel terzo periodo) e subisce invece la vendetta di Khris Middleton, il migliore in campo per coach Mike Budenholzer con 20 punti e 7 rimbalzi, che proprio dai Pistons è stato scelto nel 2012. Gli ospiti hanno 19 punti a testa anche dall’ottimo Eric Bledsoe di questa serie di primo turno e da un Brook Lopez che stravince il duello diretto con Andre Drummond, che soffre la capacità di colpire dal perimetro del lungo di Milwaukee e nonostante chiuda in doppia-doppia con 12 punti e altrettanti rimbalzi tira solo 5 su 14 dal campo e subisce la presenza fisica sotto i tabelloni di Lopez, che colleziona anche 7 rimbalzi e 5 stoppate nella sua gara. I Pistons partono 5-0 ma quel +5 rimane anche il vantaggio più ampio di tutta la loro serata, e quando subiscono un 2-13 di parziale per chiudere il primo quarto, la partita inizia a spaccarsi in due, con i Bucks sopra 32-24 alla prima mini-pausa. Gli ospiti fanno seguire un secondo e un terzo quarto sempre oltre i 30 punti (segnandone 35 e 33 rispettivamente) e il punteggio non è più in discussione, con Antetokounmpo e compagni sul +22 prima del via degli ultimi dodici minuti in cui Detroit non riesce neppure ad avvicinarsi. I Bucks mandano 7 giocatori in doppia cifra, con Ersan Ilyasova il migliore dalla panchina a quota 15 con 4 su 6 al tiro e tre triple a segno, mentre per Detroit ci sono 15 punti e 8 assist di Reggie Jackson ma percentuali sotto il 39% al tiro di squadra. Troppo poco per arginare la miglior squadra NBA del campionato.

Prossima partita: martedì notte, alla Little Caesars Arena di Detroit per Gara 4.

Utah Jazz-Houston Rockets 101-104 (Rockets in vantaggio 3-0, HIGHLIGHTS)

Se neanche una prestazione storicamente negativa di James Harden è in grado di portare gli Utah Jazz alla vittoria, allora questa serie è davvero finita. È questo ciò che lascia il terzo episodio della sfida tra gli Houston Rockets e la squadra di Salt Lake City, che non è riuscita ad approfittare di 15 errori consecutivi al tiro di James Harden (peggior striscia di tiri sbagliati nella storia dei playoff) e del suo 3 su 20 finale per accorciare le distanze. Non che la difesa di coach Quin Snyder non abbia dei meriti per quelle percentuali: i Jazz questa volta hanno eseguito bene il piano difensivo pensato per contenere l’MVP in carica, specialmente con un Royce O’Neale encomiabile nel suo lavoro difensivo, ma non sono riusciti a capitalizzare sui possessi vinti in difesa nella metà campo offensiva. I Jazz infatti hanno tirato con il 41.6% dal campo e sotto il 30% da tre punti, ma soprattutto hanno sbagliato la bellezza di 13 tiri liberi (25 su 38). L’unico a creare qualcosa in attacco è stato Donovan Mitchell, che però ha avuto bisogno di 27 tiri per segnare 34 punti (anche 12 su 17 ai liberi per lui), mentre solamente Derrick Favors (13), Rudy Gobert (10) e Ricky Rubio (10) hanno toccato la doppia cifra. I Jazz hanno anche avuto il tiro per pareggiarla negli ultimi dieci secondi di partita, ma la tripla di un liberissimo Mitchell ha trovato sopra il ferro, condannandoli alla sconfitta.

Nonostante l’incommentabile serata al tiro Harden ha risposto da MVP con un ultimo quarto da 14 punti, sbloccandosi con una schiacciata in campo aperto a 7:32 dalla fine e realizzando poi due triple in step back dal peso specifico incalcolabile, oltre a procurarsi 6 tiri dalla lunetta (14 su 16 alla fine). Alla fine quindi nonostante un tremendo 3 su 20 (terza peggior percentuale negli ultimi 30 anni ai playoff, datp che solo Karl Malone nel 1997 con 2 su 20 e Kenyon Martin nel 2003 con 2 su 23 hanno fatto peggio con almeno 20 tiri a referto) è comunque lui il miglior marcatore dei suoi con 22 punti, a cui ha aggiunto 10 assist e 6 recuperi, ma ci sono altri cinque giocatori in doppia cifra con Chris Paul a quota 18, Eric Gordon e P.J. Tucker con 12 e Clint Capela e Austin Rivers con 11. Il merito va allora alla difesa, che anche questa notte ha impedito gli avversari di scappare nel punteggio (Jazz mai sopra in doppia cifra) dandosi una possibilità di vincerla non appena Harden avesse ritrovato il suo tocco. Detto, fatto: Houston è sopra 3-0 e avrà la possibilità di chiudere i conti nella notte tra lunedì e martedì.

Prossima partita: martedì notte, alla Vivint Smart Home Arena di Salt Lake City per Gara 4.

 

Tutti i risultati della notte tra sabato 20 e domenica 21:

San Antonio Spurs-Denver Nuggets 103-117

Brooklyn Nets-Philadelphia 76ers 112-108

Detroit Pistons-Milwaukee Bucks 103-119

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