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La notte italiana di sabato 11 maggio ha visto in scena una partita dei playoff NBA 2019. Una partita tirata per tutti i 48 minuti al Toyota Center nella quale Stephen Curry trova 0 punti nei primi due quarti, prima di segnarne 33 nei due successivi (di cui 23 nell’ultimo quarto). Nei primi 24 minuti tuttavia Golden State è rimasta in piedi grazie a Thompson, Iguodala, Green, Looney e Livingtson, i quali sono risultati decisivi tanto quanto il numero 30. Escono quindi dai playoff i Rockets, a cui non bastano 62 punti combinati del duo Harden-Paul. Vanno invece alle finali di Conference i Warriors, dove sfideranno la vincente della gara-7 tra Nuggets e Blazers.
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Houston Rockets-Golden State Warriors 113-118 (Warriors vincono 4-2, HIGHLIGHTS)
“Don’t ever underestimate the heart of a champion”. È la frase più famosa di Rudy Tomjanovic, l’allenatore che ha portato proprio gli Houston Rockets per due volte sul tetto del mondo. Ed è in qualche modo curioso che questa frase si adatti così bene a quanto fatto dagli avversari dei Rockets, i Golden State Warriors, che nelle condizioni più avverse possibili sono andati a vincere sul campo di Houston e a chiudere la serie. Senza poter contare Kevin Durant, i campioni in carica hanno strappato una vittoria di cuore ed esperienza in condizioni critiche, rimanendo attaccati alla partita fino a quando non ci hanno pensato Klay Thompson e Steph Curry a portare a casa uno dei successi più pesanti dell’era Steve Kerr. Le due superstar offensive degli Warriors si sono divisi equamente le due frazioni di gioco: nel primo tempo è stato Thompson a tenere in piedi i suoi, chiudendo all’intervallo con 19 punti per forzare un pareggio sul 57-57 che sembrava insperato, vista la pessima prestazione di Curry. Per la prima volta nella sua carriera ai playoff, infatti, il due volte MVP ha chiuso senza punti a referto, frenato dai falli (due subito nel primo quarto) e frustrato dalle continue attenzioni della difesa di Houston. Nel secondo tempo però la musica è cambiata, eccome: Curry è esploso per 33 punti nella ripresa, di cui 23 nel solo ultimo quarto (record in carriera) durante il quale ha segnato tutti i canestri più importanti, con 16 punti negli ultimi 5 minuti per tramortire gli avversari. Non bisogna però pensare che il successo sia solo merito degli Splash Brothers: tutti i giocatori di Golden State hanno giocato una partita straordinaria, da Andre Iguodala (massimo stagionale da 17 punti con 5 su 8 da tre), Kevon Looney (14 punti fondamentali dalla panchina), Shaun Livingston (11 in 14 minuti) e Draymond Green vicino alla tripla-doppia (8 punti, 10 rimbalzi e 7 assist). A testimoniare lo sforzo di squadra dei campioni in carica c’è la sequenza confezionata dai quattro reduci del titolo 2015 a 36 secondi dalla fine: scarico di Curry contro il raddoppio della difesa, passaggio di Green in angolo per Iguodala, assist per Thompson e tripla del +6 che ha di fatto chiuso la partita, nonostante le successive tre triple dei Rockets.
La lista dei rimpianti per gli Houston Rockets potrebbe riempire righe e righe di questo articolo. Davanti alla più grande occasione capitata probabilmente negli ultimi cinque anni ad un’avversaria degli Warriors, i texani non sono riusciti a fare il passo in avanti decisivo pur avendo cominciato l’ultima frazione con cinque lunghezze di vantaggio, merito di una prestazione vintage di Chris Paul. Il numero 3 ha infatti chiuso con 27 punti, 11 rimbalzi, 6 assist e 11 su 19 al tiro in 38 minuti, dando tutto quello che aveva per forzare gara-7 e procurarsi forse l’ultima chance di andare alle prime Finali NBA della carriera. James Harden ha chiuso come miglior marcatore della sfida con 35 punti, a cui ha aggiunto 8 rimbalzi, 5 assist, 4 recuperi pur con 6 palle perse in 39 minuti. Le sue percentuali al tiro non sono neanche state pessime (11 su 25 dal campo, 6 su 15 da tre punti), anche se i cinque errori ai liberi (7 su 12) accumulati nel corso della gara pesano come macigni se visti con il senno di poi.
Oltre alle due stelle, è mancato il contributo di buona parte dei compagni: PJ Tucker ha fatto quasi tutta la partita in campo (45 minuti) e ha chiuso con 15 punti, anche se non è riuscito a dare il solito contributo a rimbalzo (solo 4 di cui uno offensivo); Eric Gordon è incappato in una prestazione scialba, chiudendo con 9 punti e 4 su 10 al tiro; Clint Capela è andato male al di là della doppia-doppia doppia da 10 punti e 10 rimbalzi, senza riuscire a far pesare i suoi centimetri sui due lati del campo. E dire che la squadra di Mike D’Antoni aveva anche pescato una serata da 43.6% da tre punti (17/39) vincendo anche la lotta a rimbalzo che in questa serie era stata sempre decisiva, ma non è riuscita a fermare un attacco privo di Durant concedendo agli ospiti il 49% dal campo e il 42% dall’arco (16 su 38), venendo puniti dalle triple di Iguodala sugli scarichi e dalle esplosioni degli Splash Brothers. Quello che sarà il futuro di questa squadra ora è tutto da definire, visto che si sono fatti sfuggire l’occasione più grande che potessero sperare: sarà una lunga estate di riflessioni anche a Houston, perché questa sconfitta è destinata a lasciare il segno.
Tutti i risultati di sabato 11 maggio:
Houston Rockets-Golden State Warriors 113-118
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