La notte italiana tra domenica 14 e lunedì 15 ha visto in scena lo svolgersi di quattro partite dei Playoff NBA 2019. Rispetto alla giornata di ieri ci sono state poche sorprese, anzi, nessuna. Poteva essere una sorpresa la vittoria dei Pacers al TD Garden di Boston, ma gli undici punti di vantaggio degli uomini di coach McMillan si tramutano in sconfitta in seguito a un orribile terzo quarto con solo 8 punti segnati con 2 su 19 dal campo. Tra Blazers e Thunder è invece battaglia vera fino alla fine: vengono premiati Lillard, McCollum e Kanter, probabilmente più costanti durante la partita di George e Westbrook. Infine Houston e Milwaukee strapazzano Utah e Detroit: i mattatori non possono che essere Harden e Antetokounmpo.
Boston Celtics-Indiana Pacers 84-74 (Celtics in testa 1-0, HIGHLIGHTS)
Per i Boston Celtics c’è Jaylen Brown in quintetto al posto dell’infortunato Marcus Smart. I primi dodici minuti sono nel segno dell’equilibrio, anche sul tabellone (20-20), con percentuali migliori per gli ospiti e invece insufficienti per i padroni di casa, che però hanno 14 punti dalla panchina di cui 12 dalla mano caldissima di Marcus Morris, l’unico capace di segnare dall’arco per coach Stevens. Porta invece impatto dalla panchina di Indiana a inizio secondo quarto Tyreke Evans e con due triple (una sua, una di Corey Joseph) i Pacers volano al +7 (massimo vantaggio) e costringono Boston al time-out. Non serve però a interrompere la rottura prolungata dei Celtics, che continuano a tirar male e perdere palloni: il parziale di Indiana è di 3-16, anche generato dagli sforzi difensivi degli ospiti, con recuperi e stoppate. Sul 25-36 per i Pacers arriva la tripla di Jayson Tatum a interrompere la siccità di Boston, ma Indiana segna con facilità da sotto (20 dei suoi primi 38 punti arrivano nell’area pitturata) e mantiene il vantaggio in doppia cifra. Morris si conferma il più pronto tra i padroni di casa a dar battaglia, e oltre alle triple va in lunetta spesso e volentieri (7 su 9 per lui) chiudendo con 15 punti la prima metà di gara. Boston paga un orrendo 4 su 17 da tre punti e si ferma al 32.5% dal campo, regalando anche 11 punti agli avversari dalle proprie 9 palle perse.
La musica sembra cambiare in apertura di secondo tempo: una schiacciata di Brown e 5 punti di Horford e il rapido 7-0 Celtics porta la gara in parità, con anche il quarto fallo collezionato da Thaddeus Young per gli ospiti a peggiorare la situazione. Per quasi 5 minuti Indiana non segna neppure un punto, e così Boston va davanti, allungando il parziale a 11 punti in fila. Kyrie Irving vede il momento di difficoltà degli avversari e allora prova ad azzannare la partita, con i punti in attacco prima, il tuffo per la palla vagante e il recupero difensivo poi: quando Indiana segna il primo canestro dal campo del suo terzo quarto (dopo un tragico 0 su 14, con meno di due minuti da giocare nel terzo quarto), i padroni di casa sono già sopra di 9, dopo un parziale di 22-6 per i bianco-verdi che ribalta completamente la partita. Il periodo d’oro dei Celtics si conclude nel miglior modo possibile, con la tripla fuori equilibrio messa a segno da Terry Rozier a quasi 9 metri dal canestro che manda le squadre all’ultima pausa sul punteggio di 64-53 per i padroni di casa. Gli 8 punti di Indiana nel terzo periodo, con 2 su 19 al tiro, sono una zavorra che affossa la squadra di coach McMillan e nel quarto quarto Al TD Garden non c’è più partita: dopo lo spavento iniziale e un primo tempo davvero sotto tono i Celtics dimostrano la loro forza con un secondo tempo da squadra “cattiva”: tenuti a galla da Marcus Morris in avvio (20 punti per lui alla fine), si affidano al solito Kyrie Irving con altri 20 (ma solo 6 su 17 al tiro) ma anche ai 15 di Jayson Tatum e alla solidità di un Al Horford da 10 punti, 11 rimbalzi e 5 assist. Corey Joseph è il top scorer dei Pacers con (soli) 14 punti e l’unico altro giocatore in doppia cifra è un Bojan Bogdanovic da 12 punti ma solo 4 su 11 al tiro, con gli ospiti che collezionano anche la bellezza di 17 palle perse. Troppe per pensare di poter uscire vincenti dal TD Garden.
Prossima partita: giovedì notte, al TD Garden di Boston per Gara 3.
Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 104-99 (Blazers in testa 1-0, HIGHLIGHTS)
Iniziano con le mani calde le superstar di Portland, che vogliono subito lanciare un messaggio agli avversari: 2 su 2 da tre per C.J. McCollum, 1 su 1 (ma da nove metri) per Lillard sul primo attacco della partita: i Blazers partono segnando 15 punti in 4 minuti con 5 su 7 al tiro. Oklahoma City però non va giù al primo affondo dei padroni di casa perché Steven Adams la tiene a contatto segnando 7 dei primi 13 punti. La coppia di guardie dei Blazers è scatenata e guida l’allungo dei padroni di casa, in vantaggio già in doppia cifra (28-15) a metà primo quarto. Terry Stotts mette in campo Evan Turner come trattatore di palla, ma tiene sul parquet sia Lillard che McCollum, liberi di giocare da guardie e così ancora più pericolosi come tiratori: entrambi chiudono già in doppia cifra (12 punti per il primo, 11 per il secondo) un primo quarto in cui Portland mette a tabellone 39 punti, con la difesa di OKC che non ha risposte contro le ottime percentuali dei padroni di casa che chiudono la prima frazione con il 60% da due e addirittura il 70% (7 su 10) da tre, sopra di 14 punti (39-25). Oklahoma City a metà del secondo quarto riesce a mettere assieme un mini-parziale di 0-8 che li tiene comunque in partita, riducendo lo svantaggio in singola cifra (-6). I Thunder potrebbero anche avvicinarsi di più, ma pagano le polveri bagnate di Paul George, che sbaglia 11 dei primi 13 tiri della sua partita e fa fatica a entrare in partita, permettendo così a Portland di chiudere comunque avanti il primo tempo nonostante un finale di frazione con pessime percentuali (solo 4 punti segnati negli ultimi 7 minuti di un secondo quarto con soli 15 punti segnati). Il tabellone a metà gara dice 54-48 per i padroni di casa.
Sono ancora parecchio fredde le mani dei giocatori di entrambe le squadre in apertura di secondo tempo, con Lillard e McCollum che sembrano aver perso l’ispirazione mentre Westbrook sale di colpi e comincia ad allungare le sue mani sulla gara, segnando 8 punti consecutivi attorno alla metà del terzo quarto. Punto sull’orgoglio, però, alla superstar dei Thunder risponde proprio la superstar dei Blazers: Lillard si risveglia, mette a tabellone 4 punti in fila e riporta in doppia cifra il vantaggio dei suoi (72-62), che rimane di 7 punti quando si chiude la terza frazione (69-76) con Kanter che continua ad assicurare punti e rimbalzi in egual misura (16 in entrambe le categorie, massimo in carriera ai playoff quello per rimbalzi). Le due squadre non tirano bene e maltrattano il pallone (28 palle perse quasi equamente distribuite dopo tre quarti, 15 per i Blazers, 13 per OKC) ma è il 3 su 24 dall’arco degli ospiti contro il 9 su 18 dei padroni di casa. Quattro punti in fila di Dennis Schroder riportano a -3 il gap dei Thunder, ma è di nuovo una tripla da 9 metri di Lillard e un suo canestro in acrobazia a centro area a rintuzzare la rimonta degli ospiti riportando addirittura in doppia cifra il vantaggio dei suoi. Dura poco, OKC non molla e si rifà sotto, il finale è comunque in volata: alla tripla del -1 di George risponde ancora Lillard e ancora George col canestro della disperazione a 8 secondi dalla fine tiene il distacco dei suoi a un solo possesso. Portland manda però due volte in lunetta Lillard, che nel finale non sbaglia mai: firma giustamente lui (30 punti con 5 su 11 da tre) il successo dei Blazers in gara-1, griffato anche dai 24 di McCollum e dalla super doppia-doppia (20 con 18 rimbalzi) di Enes Kanter. Non basta ai Thunder la tripla-doppia di Russell Westbrook (24, 10 rimbalzi e 10 assist), i 26 di George con solo 4 su 15 da tre e 8 su 24 al tiro e i 18 rimbalzi d’attacco catturati di squadra: gara-1 premia Portland, ma la serie si preannuncia lunga ed equilibrata.
Prossima partita: mercoledì notte, al Moda Center di Portland per Gara 2.
Houston Rockets-Utah Jazz 122-90 (Rockets in testa 1-0, HIGHLIGHTS)
Ventinove punti, otto assist e dieci rimbalzi. Una normale giornata in ufficio, durata 33 minuti effettivi sul parquet di casa per James Harden, il volto del successo in gara-1 dei Rockets contro i Jazz. Il Barba è uno dei motori della squadra, che resta in vantaggio ben oltre la doppia cifra per buona parte del primo tempo, prima di tornare a sole cinque lunghezze di distanza da Utah a metà terzo quarto. A quel punto, nel momento in cui molti si aspettavano il testa a testa finale, la squadra di coach Snyder si è sciolta come neve al sole, incapace di trovare il fondo della retina e travolta nell’ultimo quarto d’ora abbondante da Houston (39-19 il parziale dell’ultima frazione). La spinta conclusiva la dà, neanche a dirlo, il solito Harden, ma sono ben sette i giocatori in doppia cifra alla sirena: 16 punti e 12 rimbalzi per Clint Capela, 14 con sette assist per Chris Paul, 17 con 3 su 5 dall’arco per Eric Gordon, 11 punti a testa per PJ Tucker, Kenneth Faried e Danuel House Jr. in uscita dalla panchina. Un avvio che ricorda molto la serie che meno di 12 mesi fa costrinse i Jazz ad abbandonare le proprie speranze playoff in sole cinque partite, anche se questa volta i mormoni possono disporre di Ricky Rubio: per lo spagnolo sono 15 punti e sei assist, a cui si aggiungono i 22 punti e 12 rimbalzi di un Rudy Gobert meno dominante rispetto alle attese (i Rockets hanno comunque aperto l’area in attacco, con 41 tentativi e soprattutto 15 bersagli da tre punti) e i 19 con 18 tiri di un non sempre lucido e preciso Donovan Mitchell.
Il modo migliore per far tornare a sorridere, esultare e coinvolgere Mike D’Antoni, tornato in panchina dopo aver saltato le ultime tre sfide di regular season a causa di problemi intestinali che l’hanno costretto al ricovero. La sua Houston ha in parte perso la rotta (in realtà, ha soltanto incassato il canestro da tre punti di Paul George contro OKC che ha cambiato la fisionomia del tabellone playoff), scivolando al quarto posto a Ovest e lasciando così a Portland e Denver la strada spianata verso le finali di Conference evitando il pericolo Golden State. Per il momento, all’ex giocatore e allenatore dell’Olimpia Milano sono arrivate indicazioni incoraggianti: la sfida tra Houston e Utah infatti è quella tra il secondo miglior attacco e la seconda miglior difesa NBA, stravinto almeno in questo primo episodio dai texani.
Prossima partita: giovedì notte, al Toyota Center di Houston per Gara 2.
Milwaukee Bucks-Detroit Pistons 121-86 (HIGHLIGHTS)
Non c’è partita tra Bucks e Pistons, anche perché oltre alla differenza di resa e talento tra i roster, tra i giocatori a disposizione di Detroit manca all’appello Blake Griffin. Dall’altra parte invece c’è eccome Giannis Antetokounmpo, che segna 24 punti e raccoglie 17 rimbalzi in meno di 24 minuti, senza dover sprecare grosse energie e sudare più di tanto. Un continuo pericolo e dominio, in area avversaria e non solo, che ha fatto perdere le staffe anche ad Andre Drummond, autore di un fallo flagrant-2 di frustrazione sul finire di terzo quarto proprio ai danni del greco, franato a terra dopo il colpo subito (senza conseguenze particolari per il numero 34 Bucks) quando il tabellone diceva -41 alla voce “punteggio”. Alla sirena finale sono 35 le lunghezze di margine tra le squadre: il terzo vantaggio più largo mai raccolto dai Bucks in una sfida playoff. La conferma che la squadra di coach Mike Budenholzer funziona già a pieno regime: il 38-18 dopo 12 minuti aveva chiaramente indicato quale fosse i rapporti di forza sul parquet tra le squadre. Per Detroit è soltanto il quarto KO nella storia su 18 incontri con i Bucks in post-season: un avversario sempre battuto dai Pistons nelle quattro serie precedenti, che questa volta potrebbe prendersi senza grossi problemi la rivincita.
“Fosse stata una mia decisione, sarei sceso in campo questa sera”, racconta a fine partita Griffin, consapevole che poco avrebbe potuto contro la forza e l’impatto degli avversari. Al suo posto in quintetto Thon Maker, il grande ex di giornata, finito a Detroit in uno scambio a tre che lo scorso febbraio ha portato Nikola Mirotic da New Orleans al Wisconsin. L’ex Bucks chiude con soli quattro punti a referto, 2 su 10 al tiro, incapace di allargare il campo con il suo 0 su 6 dall’arco che non impensierisce mai la difesa di Milwaukee che continua volentieri a concedergli lo spazio per tutto il match. Il miglior realizzatore dei Pistons è Luke Kennard con 21 punti in 28 minuti in uscita dalla panchina nella sua gara d’esordio in post-season. Dall’altra parte invece sono ben sei i giocatori in doppia cifra, oltre al già citato Antetokounmpo, con 14 a testa per Khris Middleton e Brook Lopez e 15 punti di Eric Bledsoe. Milwaukee manda a bersaglio 15 triple ( a -1 dal record di franchigia ai playoff) e chiude con 31 assist complessivi su 44 canestri. Una grande orchestra, libera di comporre la propria sinfonia senza alcun tipo di disturbo: Detroit dovrà decisamente cambiare marcia per provare a impensierire questi Bucks.
Prossima partita: giovedì notte, al Fiserv Forum di Milwaukee per Gara 2.
Tutti i risultati della notte tra domenica 14 e lunedì 15:
Boston Celtics-Indiana Pacers 84-74
Portland Trail Blazers-Oklahoma City Thunder 104-99
Houston Rockets-Utah Jazz 122-90
Milwaukee Bucks-Detroit Pistons 121-86