I Milwaukee Bucks sono in linea per fare la storia. Stanno infatti tenendo il ritmo dei migliori team della storia, perlomeno a livello di differenziale: basti pensare che gli uomini di Budenholzer hanno un differenziale di 13.48, maggiore rispetto a quello dei Lakers ’71-’72 (12.28), dei Bulls ’95-’96 (12.24) e dei Warriors ’16-’17 (11.63). Non solo: con 31 partite giocate, e 27 vinte, Milwaukee è in linea per superare i Warriors delle 73 vittorie, i Bulls delle 72 vittorie, i Lakers della streak di 33 partite vinte di fila e qualsiasi altro team che sia mai esistito.
Premessa: i Bucks hanno tutto da dimostrare ai playoffs. Parlando tuttavia di regular season, la franchigia ha già dimostrato tutto il suo valore: non bisogna solo menzionare il primato nel defensive rating e il secondo offensive rating, dato che ci sono molteplici fattori per spiegare il fenomeno Bucks. Il primo dato è stato già menzionato, ed è quello del differenziale: i Bucks hanno segnato ben 418 punti in più degli avversari, diventando il secondo miglior team della storia in merito dopo solo 31 partite giocate (dietro solo ai Bucks ’71-’72 di Kareem Abdul-Jabbar). La causa (o la conseguenza) di questo dato è presto fatta: i Bucks vincono senza porgere una goccia di sudore, spesso con largo margine, spesso facendo riposare i propri giocatori. Prendendo i migliori 10 giocatori della lega e paragonando i rispettivi minutaggi, Giannis Antetokounmpo (31.1 mpg) è ben lontano dagli altri big come James Harden (37.6), Damian Lillard (36.7), Anthony Davis (35.0) e LeBron James (34.8). Nessun giocatore dei Bucks, oltre Antetokounmpo, ha peraltro giocato più di 30 minuti per partita. Facendo gli scongiuri per eventuali infortuni, la squadra non dovrebbe arrivare in primavera senza benzina.
A livello difensivo tutto ruota attorno alla protezione del ferro, due dati per spiegarlo: i Bucks sono la squadra che concede meno tiri all’interno dell’ultimo metro di campo e una delle squadre a concedere meno tiri liberi. Buona fortuna ad entrare nel pitturato: Brook Lopez, Robin Lopez e Giannis sono rispettivamente primo, secondo e terzo in percentuali realizzative concesse agli avversari.
In attacco, invece, il sistema si basa su basa su quattro giocatori fuori e uno, Giannis, avente licenza di uccidere nel pitturato: l’MVP guida la lega in canestri segnati nella restricted area, dove è il migliore anche per quanto riguarda la percentuale (76%). I suoi compagni gli danno lo spazio necessario per penetrare e per passare la sfera nel caso la difesa dovesse collassare: il 58% degli assist del greco portano a una tripla, e non è sicuramente un caso. Oltre a Thanasis Antetokounmpo, ogni giocatore ha almeno quattro triple tentate ogni 36 minuti: nessuno escluso, dal più atteso Kyle Korver, al meno atteso Robin Lopez.
Un altro dato imprescindibile è il pace, il migliore dell’NBA (105.9 possessi per partita): più possessi, più chance di dimostrare il proprio talento a livello di punteggio, meno chance di subire parziali. Questa scelta ha pagato soprattutto contro le squadre con un record negativo, contro le quali i Bucks sono attualmente 18-0. Il tutto può andare solo a migliorare: dopo la partita di Natale contro i Sixers gli uomini di Budenholzer avranno 10 partite contro squadre dal record negativo e, probabilmente, saranno ancora in ritmo per 70 vittorie. Ovviamente al 25 dicembre tutto è relativo: tutto potrebbe cambiare a causa di infortuni o della consapevolezza di avere in mano il primo seed con largo anticipo. Milwaukee ha già sopportato l’infortunio di Khris Middleton e sta al momento cercando di arrangiarsi anche senza Eric Bledsoe, la seconda fonte di creazione della squadra dietro a Giannis. Antetokounmpo stesso finora (tocchiamo ferro) non ha mai patito un grosso infortunio: non ha mai saltato più di 10 partite all’interno della singola stagione. Dal punto di vista del record non solo è confortante il numero di vittorie, ma anche come sono arrivate le quattro sconfitte: tre punti di margine, quattro, cinque (overtime) e undici (contro Boston).
La strategia vincente dei Bucks è sicuramente benefica nel lungo termine, ma potrebbe tranquillamente portare a una o due sconfitte di fila. Le mani di tutti tiratori potrebbero raffreddarsi di colpo o, al contrario, potrebbero accendersi quelle degli avversari: un evento non improbabile dato che il modo di difendere di Milwaukee descritto in precedenza porta gli avversari a tentare molte triple dall’arco. Non a caso tutte e quattro le sconfitte subite finora sono causate da 15 o più triple subite: al contrario, i Bucks sono imbattuti nelle partite in cui hanno subito meno di 15 triple. Il dato è chiaro: se vuoi competere con Antetokounmpo & Co devi essere in serata soprattutto dal perimetro.
Se la torrida regular season dei Bucks continuerà o meno a questo ritmo è difficile dirlo: è difficile anche affermare la persistenza di queste prestazioni anche in un contesto di playoffs. Giunta la primavera si potrà rispondere: Milwaukee, suo malgrado, per i prossimi quattro mesi dovrà ancora fare i conti con la regular season. Nei primi due mesi, tuttavia, gli uomini di Budenholzer non hanno rilasciato l’acceleratore neanche un singolo secondo.