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Nicolò Melli, lungo dei New Orleans Pelicans, spezza una lancia in favore dell’NBA, abile nel ricreare nel palazzetto un ambiente ottimale nonostante l’ovvia assenza di spettatori. L’azzurro si è esposto sui social con un lungo post a riguardo, ecco le sue parole:
“NELLA BOLLA IL POSTO IN PANCHINA È RISERVATO
Di tante che ne ho viste, mi mancava una panchina col posto riservato. Giocare nella bolla NBA è anche questo: hai una sedia tua, col tuo nome scritto in una targhetta, con le tue bibite sistemate alle tue spalle, in uno spazio che ti fa stare comodissimo per via del distanziamento, perché i posti sono distribuiti in più file. E’ vero che nessuno ama stare seduto durante le partite, ma così ha un altro sapore.
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Giochiamo in arene come le altre, ma ovviamente non sono partite come le altre. E’ diverso soprattutto l’ambiente. Entrando nell’impianto, ti accolgono enormi tendoni neri alti quindici metri: servono a dividere il terreno di gioco dalle tribune, che in pratica vedi soltanto quando arrivi. Fuori da questi tendoni ci sono gli spogliatoi, ricavati nei corridoi esterni con apposite divisorie: spaziosi e comodi, rispetto alla normalità non hanno i buffet del cibo, al massimo propongono qualche snack. Cambia anche la routine del prepartita, perché la sessione di tiro non sempre si riesce a fare dove si giocherà, ma in una palestra accanto.
Il campo è bellissimo, non hai la sensazi
one di giocare senza pubblico. Mi è capitato in passato di affrontare gare a porte chiuse per via di squalifiche, ma in un clima decisamente più freddo, quasi asettico. Qui si avverte una tale interazione fra compagni, fra giocatori e staff, fra squadre e arbitri, che quasi ci si scorda di essere in una bolla chiusa agli spettatori. Merito della NBA esser riuscita a ricreare l’idea del movimento intorno al parquet di gioco: su tre lati i led alternano pubblicità, loghi dei team e immagini particolari del pubblico girate durante la stagione, nel quarto lato, di fronte alle panchine, c’è una fetta di spalti aperta agli addetti ai lavori. Una cinquantina al massimo, almeno così sembra perché sono molto distanti fra loro. Nel distanziamento, però, nessuno batte gli ufficiali di campo e la loro curiosa postazione: sono in una ‘scatola’ in plexiglass, divisi dal resto del mondo. In pratica, una bolla nella bolla. Anche questa, mi mancava”.
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