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NBA, Los Angeles Lakers: qual è il peggior problema in vista dei playoffs?

Anthony Davis, Orlando Magic Official Facebook Page
Anthony Davis, Orlando Magic Official Facebook Page

Ogni squadra NBA ha le sue debolezze, soprattutto in vista dei playoffs: luogo e tempo dove le scelte vengono estremizzate e dove vengono esposti i difetti tanto camuffati dalla regular season. Il periodo più bello della pallacanestro oltreoceano tuttavia sembra ora più lontano che mai: quel 18 aprile potrebbe essere prorogato causa emergenza coronavirus, più accesa che mai in seguito al caso Rudy Gobert. Lo stop di 30 giorni dichiarato dal commissioner Adam Silver porterebbe la stagione a ricominciare il 12 aprile, con l’ultima notte di regular season prevista inizialmente per la notte tra il 14 e il 15 prima dell’inizio dei playoffs proprio sabato 18 aprile. Capire come ristrutturare il calendario sarà l’occupazione principale della NBA durante questa pausa. Pausa durante la quale tutte le squadre penseranno anche ad alcuni accorgimenti in vista della postseason: ecco la situazione dei Los Angeles Lakers.

  • PROBLEMA: Assenza playmaker secondario

Nonostante la sua media minuti in carriera in regular season sia 38.4 (tra le più alte tra i giocatori attivi) e nonostante i 42.1 minuti di media in postseason risultino il 12esimo miglior dato di ogni epoca, anche LeBron James non può trascorrere ogni singolo secondo del suo playoff sul parquet. Dovrà per forza di cose riposare più del dovuto e quando lo farà i Lakers non avranno alcun giocatore di livello a guidare l’attacco. E’ lapalissiano come l’attacco gialloviola sia infinitamente migliore col Re in campo: si calcola che senza il nativo di Akron l’azione offensiva dei losangelini passerebbe da un livello top-3 a un livello worst-3. E’ vero che Anthony Davis cura tante emorragie ed è altrettanto vero che rappresenta il miglior compagno di squadra che James possa avere: ma non necessariamente rappresenta una risposta a livello di playmaking, dato che non di rado l’ex Pelicans si è esibito in cattive letture, passaggi sbagliati o conclusioni forzate con la palla in mano. Rajon Rondo da questo punto di vista non ha mai spaventato alcuna difesa in tutta la sua carriera se ci riferiamo alla sua pericolosità dal perimetro: le difese dei playoffs sapranno come sfruttare questo malus e come costringere l’ex Celtics alla conclusione invece che alla creazione di assist. Stesso discorso si può fare per Alex Caruso, al quale non mancano atletismo, intelligenza ed effort difensivo, ma dal quale non si può pretendere di orchestrare l’attacco dei Lakers contro le difese della postseason.

La mancanza di un facilitatore si è palesata per tutta la regular season e non è stato risolto giunta la trade deadline. Probabilmente la banda di Vogel si fida delle celestiali percentuali ai tiri liberi della squadra mentre LeBron è in panchina, con Davis punto focale dell’attacco col compito di guadagnarsi falli e giri in lunetta: in questo modo l’ex Cavs sarebbe in grado non solo di recuperare a cronometro fermo, ma anche di rientrare in campo con una situazione simile a come lo aveva lasciato.

Al momento una soluzione non è più raggiungibile: L.A può solo far conto sulla sua superstar iconica e sul Monociglio. Non è da escludere che LeBron, alla sua diciassettesima stagione NBA, possa nuovamente sopportare una postseason con un minutaggio sovraumano.

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