Dopo la montagna russa di emozioni della giornata di ieri, sembrerebbe proprio che il miglior prospetto della franchigia dai tempi di Patrick Ewing faccia ora parte dei Dallas Mavericks. I New York Knicks hanno ora 74 milioni di dollari di spazio per quanto il salary cap: oggi è ufficialmente il giorno zero per i “knickerbockers”, che inizieranno una vita nuova, fruttuosa o meno che sia.
Ricapitolando: Kristaps Porzingis era apertamente infastidito con la direzione della franchigia, esternando subito la volontà di essere tradato. In un batter d’occhio Scott Perry e Steve Mills hanno colto la palla al balzo, spedendo il lettone, Tim Hardaway Jr, Courtney Lee e Trey Young alla corte di Mark Cuban per ricevere Dennis Smith Jr, DeAndre Jordan, Wesley Matthews, una scelta non protetta del primo round del 2021 e una scelta protetta top-10 del primo round del 2023.
Questa frenetica serie di eventi (anche per gli standard dei Knicks) ha portato a conclusioni ipotizzabili, la prima delle quali è salutare sia Matthews che Jordan: sono ottimi giocatori, ma da oggi sino ad aprile la priorità di New York non sarà ovviamente quella di vincere; gli uomini di coach Fitzdale sono inchiodati come fanalino di cosa della lega, di conseguenza in ottica tanking hanno il destino nelle loro mani. Tankare al momento è l’unica cosa che realmente possa valere, ma potrà mai valere la tanta agognata first-pick? Si ricorda che la draft lottery del 2019 sarà strutturata diversamente dalle precedenti: prima il fanalino di coda aveva il 25% di probabilità di ottenere la prima scelta, con la penultima e la terzultima franchigia aventi rispettivamente il 19,9% e il 15,6% di probabilità; a partire da giugno 2019, queste tre squadre avranno tutte un 14% di probabilità su cui sperare. Non ci vuole un’illuminazione nel capire che i Knicks sono stati leggermente traditi dal corso degli eventi: tuttavia il tragitto per Zion (o Barrett che dir si voglia) non è vanificato, ma solo leggermente più in salita. Dopotutto, arrivare ultimi assicurerebbe al 100% una pick tra le prime cinque, in un draft ricchissimo.
Altra situazione incerta riguarda il twist tra Frank Ntilikina e Dennis Smith Jr, rispettivamente ottava e nona scelta del draft 2007: lo stesso LeBron ha pizzicato i Knicks a riguardo due anni fa, asserendo che avrebbero dovuto scegliere Dennis al draft al posto di Frank. Ora i due saranno probabilmente in competizione per un posto in quintetto ma, data la mancanza di “confidence” (come si suol dire in inglese) da parte del francese, non è scontata una trade nei prossimi giorni che lo riguardi. Un opzione sarebbe scambiarlo con Mo Bamba dei Magic, come si sente da recenti rumors; un’altra opzione sarebbe tradarlo per Josh Jackson o Dragan Bender, dato che i Suns hanno un disperato bisogno di una point guard da inserire nel loro giovane contesto.
Un’altra direzione per New York potrebbe essere scambiare qualcuno, come Emmanuel Mudiay o Noah Vonleh, per il quale comunque bisognerebbe combattere in free agency con le altre franchigie (saranno entrambi free agents quest’estate): mossa da fare per non perdere comunque due buoni giocatori senza poter avere qualcosa in cambio a livello di assets.
Con le strategie di trade quasi tutte menzionate ed esaurite, ai Knicks, da qui ad aprile, servirebbe far giocare e sviluppare i giovani. Troppi giovani sono stati bruciati da New York finora e, soprattutto, troppi giovani sono stati messi poco in risalto a causa dei veterani proposti sul parquet in questi anni: Anthony, Calderon e Noah sono alcuni dei molti. Ora nel roster ci sono solo due giocatori affermati, ovvero Matthews e DeAndre Jordan: assumo siano già fuori dal progetto, ma nel caso giocassero, non toglierebbero minuti ai giovani. I giovani sono ovviamente Dennis Smith Jr, Mitchell Robinson, Kevin Knox e Allonzo Trier. I free agent vorranno sicuramente personale valido con cui giocare, quindi bisogna valorizzare questi giocatori menzionati, anche in modo estremo: facendo giocare tutta la partita Smith di pick-and-rolls alti con Robinson, dando a Knox 40 tiri a partita, lasciando isolamenti a Trier, dato che è capace di giocarseli (chissà, facendolo conoscere in futuro come “Iso-Zo”). Sono considerazioni forse esagerate, ma il concetto rimane il medesimo: bisogna evitare tutto ciò che possa spaventare l’arrivo di un Irving, di un Durant e di qualsiasi altro free agent di valore.
Tutto ciò può essere tanto da chiedere, forse aldilà della capacità degli stessi Knicks, che tuttavia hanno deciso il sentiero da percorrere: andare all-in sulla prossima free agency class, potendo ottenere buoni giocatori solo grazie alla persuasione, dato che non si possono compiere trade di rilevanza con i giocatori al momento a roster. C’è tutta via ottimismo nella “Grande Mela”: prima di ieri non potevano neanche firmare un max-contract, ora ne possono firmare addirittura due; in più, secondo Sam Amick di “The Athletic”, è quasi certo che che questo intervento dei Knicks sia propedeutico per l’arrivo di Durant. Certo, bisognerà comunque prima sapere se l’MVP deciderà o meno di accettare la player option da 31,5 milioni offerta dai Warriors: avvenimento che ha tutta l’aria di realizzarsi se si aggiungerà un altro anello alla manona del 35. In più, a chiunque sarà proposto di venire, sarà promesso di essere affiancato da un altro All-Star: aggiungi dei buoni giovani (con la plausibile presenza di un fenomeno proveniente dal college, sempre se qualcuno dal cielo vorrà chinare la testa verso Knicks) e la proposta sembrerà più appetibile. Si consideri che si parla della città di New York (e non di Cleveland, con tutto il rispetto) e tutti i pezzi del puzzle sembrano magicamente combaciare: serve solo un po’ di buona sorte.