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NBA, Jabbar: “Proteste dei neri? Voglio vedere corsa alla giustizia, non al giudizio”

Kareem Abdul-Jabbar
Kareem Abdul-Jabbar - Foto US Department of State Pubblico dominio
Forse in questo momento la preoccupazione principale della comunità nera non è se i protestanti mantengono il metro di distanza tra loro o se delle anime disperate rubano delle magliette, o neanche se una stazione di polizia viene messa a fuoco, ma se i loro figli, mariti, fratelli e padri verranno uccisi dai poliziotti o da aspiranti tali solo perché sono andati a camminare, correre o in macchina. O se essere neri significa rinchiudersi in casa per il resto delle proprie vite perché il virus del razzismo che ha infettato questa nazione è più mortale del Covid-19. Questo lo sfogo della leggenda NBA Kareem Abdul Jabbar in merito alle numerose proteste in seguito alla morte di George Floyd, in un’intervista al Los Angeles Times. “Le proteste spesso vengono usate come scusa affinché qualcuno se ne approfitti, così come quando i tifosi festeggiano il titolo di una squadra vengono bruciate macchine e distrutte vetrine” ha aggiunto.

E io non voglio vedere negozi saccheggiati o edifici in fiamme” specifica il 73enne, sei volte MVP del campionato NBA, “ma gli afro-americani vivono in edifici in fiamme da tantissimi anni, soffocando nel fumo mentre le fiamme bruciano sempre più vicino a loro”. “Perciò quello che vedete nei protestanti neri dipende se state vivendo in un edificio in fiamme o se lo state guardando in televisione con una ciotola di patatine sulla gamba aspettando che cominci “NCIS”. Quello che io voglio vedere non è una corsa al giudizio, ma una corsa alla giustizia” ha concluso l’ex cestista.

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