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Pur contro dei Boston Celtics mai domi, all’eventualità che i Golden State Warriors potessero steccare una gara 5 di NBA Finals sul parquet di casa e dopo aver riconquistato il fattore campo, ci credevano in pochi. E difatti così non è stato: la squadra di Steve Kerr si è dimostrata quasi sempre in pieno controllo della partita sin dai primi minuti e alla fine lo score recita 104-94. Giovedì, a Boston, sarà un match point per i ragazzi della Baia.
Playoffs 2022 che stanno segnando il ritorno e la rinascita di una squadra che è già nella storia, ma che negli ultimi due travagliati anni è stata, forse, data per finita troppo presto. I due brutti infortuni a Klay Thompson, un Draymond Green anche lui spesso acciaccato, un Andrew Wiggins che faticava inizialmente a trovare il suo ruolo, e anche il peso di una prima scelta al draft, James Wiseman, che a distanza di due anni resta ancora un giocatore misterioso.
Eppure due costanti anche nel periodo più difficile ci sono sempre state, e corrispondono ai nomi di Steph Curry e coach Steve Kerr, anche nelle stagioni più travagliate sempre intenti a gettare le fondamenta per la cavalcata a cui stiamo assistendo. È anche grazie al lavoro fatto in quei due anni che oggi i Kevon Looney, i Jordan Poole e i Gary Payton II sono dei fattori in queste finali e Golden State è ad un passo dal quarto titolo nelle ultime otto stagioni.
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Il trio Curry, Thompson, Green intanto raggiunge quota 20 vittorie a livello di Finals NBA, superando la dinastia Spurs di Duncan, Ginobili e Parker, e inseguendo ora solo i Lakers dello Showtime di Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar e Michael Cooper che sono a 22. Per raggiungere ed eventualmente superare questi ultimi servirà, eventualmente, un altro viaggio in finale nel prossimo futuro, ma intanto nella notte di giovedì gli Warriors proveranno a scrivere un altro pezzo di storia dell’NBA moderna.
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