Se si potesse descrivere la carriera di Dirk Nowitzki con una sola immagine, sarebbe quella dell’AT&T Center di San Antonio che gli onora il giusto e meritato applauso: il pubblico texano riesce a far piangere la leggenda tedesca, che non può fare altro che ringraziare per il calore ricevuto:
Un ambiente teoricamente ostile si è trasformato in un luogo di gratitudine e affetto. Certo, il tributo sarebbe da ritenere una mera formalità per un campione di questo calibro, ma è strano che Dirk abbia ricevuto l’ultimo saluto proprio dai tifosi texani, con i quali ha avuto una lunga e travagliata storia sin dai primi anni della sua infinita carriera: tutte le partite ai playoff contro San Antonio (oltre a quelle contro Miami) hanno aiutato il nativo di Würzburg a definire la sua carriera. In 21 stagioni Dirk Nowitzki ha giocato contro gli Spurs 36 volte nei playoff rispettivamente nelle post-season del 2001, del 2003, del 2006, del 2009, del 2010 e del 2014. “Questa squadra è sempre stata una sorta di fratello maggiore per me”, afferma Dirk, “Mi ha sempre bastonato”.
Tra tante bastonate il tedesco si è preso però una grande rivincita nel 2006 che gli è valsa in seguito prima l’accesso alle finali di Conference (vinte 4-2 contro Phoenix, dove il già citato ha messo in essere 22 dei 50 punti totali nel solo quarto quarto della decisiva gara 5) e poi alle sue prime finali NBA. Siamo proprio all’AT&T Center di San Antonio e Dallas conquista grazie a Nowitzki la sua prima partecipazione alle finali NBA rimontando in gara 7 gli Spurs e forzando l’overtime con una delle giocate più importanti della carriera del tedesco: supera Bowen in post e, involandosi deciso verso il canestro, trova il canestro e il fallo di Ginobili, segnando poi glacialmente il libero del pareggio:
Nella sua ultima partita in carriera non ci sono stati momenti eroici come quest’ultimo, con gli Spurs che hanno guidato tutta la vita e, quasi malandrinamente, lo hanno quasi sempre raddoppiato appena riceveva in possesso: nonostante ciò il tedesco con classe estrema ha fatto un exploit nel terzo quarto, mettendo a referto 10 punti tra le urla di incitamento di tutto l’AT&T Center. Dirk Nowitzki ha terminato con la sua doppia-doppia numero 441 in carriera, frutto di 20 punti e 10 rimbalzi. Quando l’ultimo canestro della sua carriera a 48 secondi dalla fine ha trovato il fondo del nylon l’arena ha completamente eruttato: due secondi dopo, in procinto di uscire, il tedesco ha visto tutto il palazzetto tributargli una giusta standing ovation colma di canti “M-V-P!”. “Mi sono sentito a casa, come quando all’American Airlines Center mi davano dell’MVP mentre ero in lunetta” dirà a fine partita Nowitzki.
L’unico suo rammarico potrebbe essere stato non giocare quest’ultima partita all’interno di una serie ai playoff. Uno dei rammarici di una carriera che ne ha avuti molto pochi: Dirk si classifica come uno dei migliori giocatori della storia NBA e avrà prima o poi il suo nome inscritto nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. “Dicono sempre che un atleta muore due volte”, dice Nowitzki, “Sempre dura lasciare andare qualcosa che hai amato e che hai sostanzialmente fatto per tutta la vita, qualcosa che ti ha fatto respirare per più di 20 anni. Sarà difficile le prime settimane e i primi mesi, ma proverò ad abituarmici”.
Si è quindi conclusa la carriera della superstar più umile della storia dell’NBA, come affermato solo pochi giorni fa da Charles Barkley: sempre con la stessa canotta, mai una parola fuori posto, fuoriclasse dentro e fuori dal campo e, soprattutto, senza alcun nemico (come ben testimoniato soprattutto dal pubblico di San Antonio). Una carriera che gli ha dato ciclicamente, quasi per ironia della sorte, il momento peggiore e il momento migliore estremamente simili: il primo è la finale del 2006 dove Dallas, sopra 2-0 nella serie, spreca 13 punti di vantaggio a 6:30 dalla fine contro gli Heat e dove Nowitzki, a pochi secondi dalla fine, consegna la vittoria a Wade&Co con un suo libero sbagliato; il secondo è ovviamente la finale del 2011 dove Dallas, sotto 1-0, rimonta agli Heat 15 punti in 6:30 e dove Nowitzki (probabilmente nella giocata più importante della sua carriera NBA) sigilla la vittoria con un appoggio al vetro contro Bosh:
Una storia ciclica che va a premiare la bontà e la classe di un giocatore, il quale non poteva non riscattarsi in quella cavalcata leggendaria verso il primo (e unico) titolo dei Dallas Mavericks: la vera dimostrazione (anche se davvero non c’è bisogno di affermarlo) che la storia della franchigia texana coincide con quella del nativo di Würzburg ed è stata plasmata e scritta dal tedesco stesso.