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NBA, Brooklyn Nets: D’Angelo Russell fulcro e silent leader

Facendo tutti gli scongiuri del caso, giunti a marzo sono chiaramente identificabili le franchigie “most improved”, ovvero quelle che si sono rivelate vere e proprie sorprese. Milwaukee e Denver marciano a ritmi alti: nessuno avrebbe mai pronosticato le loro situazioni attuali al termine della off-season. Tuttavia, la vera sorpresa di questa regular season è una franchigia al suo secondo rebuilding, iniziato nel gennaio 2016 dopo aver salutato Billy King (per intenderci, il fautore dell’all-in della stagione 2013/2014, causato dalla trade per arrivare a Pierce, Garnett e Terry): i Brooklyn Nets.

Ormai i Brooklyn Nets sono passati dall’essere una bella sorpresa all’essere una buona squadra. Vorremmo parlare della stella più luminosa tra i neri, ovvero la seconda scelta al draft del 2015: D’Angelo Russell. Per tanto tempo, i Nets hanno cercato quella superstar su cui costruire la squadra: con il modo in cui Russell ha giocato quest’anno, sembra che Brooklyn abbia trovato finalmente la sua stella.

Quando è stato scambiato dai Lakers, Russell inizialmente non è stato chiamato “the Guy” a Brooklyn: non è arrivato da giocatore completo, ma da diamante ancora da sgrezzare. La squadra nell’estate 2017 stava ancora cercando di capire che franchigia fosse. Russell era visto come un giocatore che i Nets potevano eventualmente sviluppare e coach Kenny Atkinson è noto per essere un buon sviluppatore di playmaker: da ricordare Dennis Schröder durante il suo periodo ad Atlanta, durante il quale Atkinson faceva da vice-allenatore.

I Nets hanno avuto un sacco di giovani la scorsa stagione e sono stati particolarmente profondi nella posizione di guardia. Ragazzi come Jeremy Lin, Spencer Dinwiddie e Isaiah Whitehead avevano tutti qualcosa da dimostrare: per un po’ di tempo, Russell è rimasto in disparte, sempre considerato da tutti come la seconda scelta assoluta al Draft che era ed è tuttora.

Tuttavia, Russell è rimasto fuori un periodo di tempo prolungato nel bel mezzo della stagione 2017/2018 a causa di un intervento chirurgico di pulizia del ginocchio. D’Angelo ha giocato solo 48 partite la scorsa stagione, ma ha sfruttato al massimo queste partite, facendo intravedere il potenziale da superstar che era in lui, facendo registrare medie di 15.5 punti, 5.2 assist e 3.9 rimbalzi per partita.

In questa stagione non è emerso solamente il talento di Russell, ma anche quello di alcuni suoi compagni di squadra: nella prima parte della stagione, i Nets si sono affidati come leader a Caris LeVert, guardia al terzo anno di NBA. A novembre, LeVert purtroppo ha subito un brutto infortunio alla caviglia. Dopo che i Nets hanno totalizzato otto sconfitte consecutive che hanno portato la squadra di Brooklyn 10 partite sotto al .500 di percentuale, la squadra subisce una svolta, che beffardamente inizia proprio dopo l’infortunio di Caris: se D’Angelo sarebbe diventato o meno lo stesso giocatore di oggi senza il suo infortunio è una questione a cui nessuno potrà mai rispondere.

Nell’arco di 24 partite, i Nets totalizzano un record di 19-5 con D’Angelo come catalizzatore: che si trattasse di chiudere le partite o segnare semplicemente molti punti durante i quarti, Russell sembrava evolversi davanti agli occhi di tutti sempre di più. Il suo momento decisivo arriva quando i Nets sconfiggono in casa i Lakers, con l’ex seconda scelta che, con la partita in bilico, sancisce la vittoria su LeBron&Co: non solo batte il suo sostituto Lonzo Ball, ma dimostra anche ai Lakers che la sua cessione per ricostruire su Lonzo e per liberare spazio salariale non è stata una delle scelte più astute. Certo, facile sentenziare a posteriori.

Russell non è soltanto un semplice scorer, ma è un efficiente scorer: il suo gioco non è appariscente, ma lento e metodico; lui può prendere il suo spot e sa sempre come usare il suo palleggio per superare i difensori. Nella stagione corrente ha una media di 20.6 punti, 6.6 assist e tira con oltre il 43% dal campo. All’inizio di questa stagione è diventato il giocatore più giovane della NBA a raggiungere 500 triple segnate. Parlando di triple, sebbene Joe Harris sia palesemente la più nota minaccia dal perimetro della squadra, Russell in realtà conduce la stessa nelle triple segnate.

Nell’ultima partita prima della pausa per l’All-Star Game, i Nets hanno sconfitto i Cavaliers in tre overtime: Russell ha concluso il match con 36 punti, segnandone 14 nel terzo tempo supplementare. Il 23 febbraio nella sfida contro gli Hornets, Russell ha segnato 12 punti consecutivi negli ultimi minuti del quarto quarto, inclusa la tripla di vantaggio a pochi secondi dalla fine, che ha dato alla sua squadra la vittoria ai danni di Charlotte: il ragazzo (ha recentemente compiuto solo 23 anni, ma ha già un bagaglio d’esperienza fuori dal comune) sa decisamente come gestire a sangue freddo i momenti decisivi delle partite.

Nel basket, personalmente, ci possono essere due tipi di leader: ragazzi che sono protagonisti in campo e ragazzi che sono protagonisti in panchina o negli spogliatoi. Nel corso della stagione, D’Angelo ha dimostrato di essere entrambi. La sua leadership in campo è migliorata dall’inizio della stagione, in quanto lo si vede con più fermezza guidare l’attacco, gridare in difesa e aiutare i suoi compagni di squadra a rialzarsi da terra.

Russell è sempre impegnato tuttavia anche in panchina: può essere sempre visto incitare i suoi compagni dalla panchina, e di solito è uno dei primi ad alzarsi per dar loro il cinque. Anche quando durante la stagione Dinwiddie ha avuto delle difficoltà, Russell non si è mai innervosito e non ha mai cercato il modo per fare polemica. Questo è il tipo di carattere che si cerca da chi potrebbe essere il franchise-leader del futuro: un ragazzo che sa cos’è l’umiltà e mette il successo della squadra prima di quello personale. Anche perché, diciamocelo con chiarezza, senza coesione di squadra in una squadra come i Nets (ma in generale in tutte le squadre di basket) la strada che si percorre è poca: Allen, Carroll, Dinwiddie, Harris, LeVert e Russell sono ottimi giocatori, ma decisamente avvantaggiati dal contesto di squadra, il che non toglie loro il minimo merito per le prestazioni che compiono ogni notte.

Le giocate stellari di Russell sono state sufficienti per attirare lo sguardo di tutte le persone in giro per la lega. Molte di queste persone, inclusi altri giocatori, hanno riconosciuto come Russell meritasse di essere un All-Star. L’ex seconda scelta del 2015 ha sostituito l’infortunato Victor Oladipo nel team di Giannis Antetokounmpo, segnando 6 punti: questo è sembrato nulla in confronto a ciò che in realtà significava. Ciò che è veramente rilevante è quanto segue: i Nets, che hanno avuto un totale di quattro giocatori coinvolti nell’All-Star Weekend, dimostrando che possiedono un buon nucleo di giovani, guidati sempre dall’ex giocatore dei Lakers.

E’ risaputo che questa che verrà sarà una delle free-agency più sature di giocatori nella storia recente. I Nets sono una delle poche franchigie ad avere abbastanza spazio per firmare una delle potenziali stelle che diventeranno free-agent, con un contratto al massimo salariale. Tuttavia, con Russell che sta giocando ad un livello da All-Star e con un potenziale da stella, il front-office dei Nets dovrà pensare a come stanziare i fondi in questa prossima off-season.
Russell sarà un restricted free-agent con un cap hold da 21 milioni di dollari che influenzerà la capacità della sua squadra di firmare altri giocatori. Se Russell continuerà con le sue giocate dominanti e porterà i Nets ai playoff, sarà difficile trovare una ragione per non rifirmarlo con un contratto e costruire la squadra intorno a lui. Brooklyn è al momento sesta ad Est (32-32): ha due e partite e mezza di vantaggio sul nono seed di Orlando (29-34), con 18 partite ancora da giocare; il vantaggio è solido, ma bisogna comunque rimanere con i piedi per terra, come sempre fatto dai newyorkesi.

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