La stagione 2018/2019, per quanto riguarda il basket giocato, va considerata un fallimento per i Pelicans. Nonostante le premesse che indicavano NOLA come una possibile mina vagante in una Western Conference sempre più ricca di talento, infortuni e screzi interni hanno frenato l’ascesa della squadra di coach Gentry. Se invece apriamo una finestra più grande, la stagione appena conclusa può considerarsi un successo, e tutto inizia il 28 gennaio 2019: a sorpresa (ormai di pochi) Anthony Davis esprime pubblicamente il proprio malcontento richiedendo formalmente di essere scambiato. Tra trade, rookie, free agent che hanno lasciato la squadra e altri che sono approdati a New Orleans e volti nuovi nello staff, i Pelicans sono una franchigia totalmente diversa rispetto alla stagione appena passata.
LA PRESENTAZIONE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE
RECORD 2018/2019: 33-49, fallita la qualificazione ai playoffs.
ARRIVI: Zion Williamson (Draft), Lonzo Ball (trade), Brandon Ingram (trade), JJ Redick (free agency), Derrick Favors (trade), Josh Hart (trade), Jaxson Hayes (Draft), Nickeil Alexander-Walker (Draft).
PARTENZE: Anthony Davis, Julius Randle, Elfrid Payton.
PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Ball, Holiday, Ingram, Williamson, Favors.
PANCHINA 2019/2020: Jackson, Gray, Redick, Alexander-Walker, Hart, Williams, Melli, Cheatham, Okafor, Hayes.
Brandon Ingram, Lonzo Ball, Josh Hart and three future first-round picks are reportedly headed to New Orleans. 👀 pic.twitter.com/6KPmfEAGJe
— NBA TV (@NBATV) June 16, 2019
Giocatori come Anthony Davis non crescono sugli alberi, perciò ovviamente il prezzo pagato dai Los Angeles Lakers non è stato indifferente: parliamo del trio Ball-Ingram-Hart, affiancati da prime scelte al draft, che adesso vestiranno la maglia dei Pelicans. L’unico dei giovani che è rimasto a Los Angeles è Kuzma, fortemente voluto dalla dirigenza gialloviola. Tra tutti, il miglior giocatore del pacchetto è Lonzo Ball, difensore on-ball straordinario che con Jrue Holiday formerà uno dei backcourt più intriganti di tutta la Lega, soprattutto per quello che possono dare nella propria metà campo. Le qualità attuali e i possibili miglioramenti della guardia ex UCLA potrebbero fare tantissima differenza nel rendimento della squadra. Le qualità palla in mano di Ball permetteranno a Holiday di giocare più spesso off-ball. Nelle ultime due stagioni, affiancato prima da Rondo e poi da Payton, ha giocato solo il 3% dei suoi minuti nello spot di PG, con il resto dei minuti divisi tra il ruolo di SG e SF.
Lonzo è un giocatore dalle spiccate doti da passatore e possiede una visione di gioco che pochi hanno: queste sue caratteristiche lo rendono il creatore di gioco primario della squadra, ruolo che prima era assegnato a Holiday. Quest’ultimo però, preferisce iniziare l’azione senza palla in mano e ciò gli sarà permesso grazie all’approdo di Ball in Louisiana. Offensivamente, però, il gioco di Lonzo presenta una lacuna molto importante, ovvero il tiro da 3. Per capire quanto sia carente in questo fondamentale ci vengono incontro le statistiche: la percentuale al tiro di Ball nelle triple open e wide open (ovvero in situazioni in cui il suo difensore si trova ad almeno 4 piedi di distanza) non arriva al 34%.
Su Brandon Ingram invece vi sono tante incognite quante speranze: il talento è innegabile ma infortuni e discontinuità hanno alzato molti dubbi sul giocatore. Lo spot di SF sarà condiviso con Josh Hart, già compagno di squadra a Los Angeles: quest’ultimo, pur essendo il meno talentuoso dei tre, è certamente il giocatore più “pronto” del pacchetto offerto dai Lakers per arrivare a Davis. New Orleans è una squadra che manca di spacing, soprattutto se guardiamo le squadre che lottano per un posto ai playoffs nella Western Conference. Proprio per questo motivo un giocatore come Hart, che da sano ha dimostrato di essere un ottimo tiratore (39.6% da 3 nella sua stagione da rookie), sarà importantissimo nell’economia delle rotazioni di coach Gentry. Non va sottovalutato nemmeno l’impatto che il giocatore offrirà da subito in difesa, qualità che lo ha reso noto a Villanova.
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Come sostituire un talento generazionale che capita una volta ogni 20-25 anni? Con un altro talento generazionale che capita una volta ogni 20-25 anni: Zion Williamson. Detto così non fa una piega, ma è ovvio che in questa storia il fattore fortuna ha giocato un ruolo fondamentale, senza il quale i Pelicans non sarebbero mai riusciti a rimpiazzare Anthony Davis. L’atleta della Carolina del Sud viene da una delle migliori stagioni di sempre per un freshman in una Duke stracolma di talento: ha chiuso infatti con 22.6 punti, 8.9 rimbalzi e 2.1 assist per partita, tirando con il 68% dal campo e con il 34% da 3 (70% di TS%). Il suo dominio in fase offensiva non è, come alcuni possono pensare, dovuto unicamente al suo fisico. Certo, essere alto 198cm e pesare 129kg aiuta, soprattutto se quella mole riesce a portarla a poco più di un metro da terra, ma durante la sua stagione a Duke ha dimostrato di essere un ottimo ball-handler, oltre a essere un passatore nella media. A tutto quello che è capace di fare nella metà campo offensiva, bisogna aggiungere una buona fase difensiva: l’energia, l’atletismo e il fisico lo rendono un difensore molto versatile e in grado di fare tutte quelle piccole cose che permettono di vincere le partite più combattute. La carenza più grande nel gioco di Williamson è il tiro da 3, fondamentale in cui non è costante in cui viene penalizzato dalla sua meccanica di tiro, che lo rende lento e a tratti impreciso.
C’è poi Derrick Favors, uno dei giocatori più sottovalutati in questa Lega. L’ex Jazz ha giocato la maggior parte degli ultimi anni a Utah fuori posizione, giocando al fianco del due volte difensore dell’anno Rudy Gobert. Nonostante ciò, ciò che ha fatto vedere nelle ultime stagioni è straordinario: un’intelligenza cestistica fuori dal comune, combinata con dei mezzi fisici notevoli. Offensivamente è un giocatore molto solido: nonostante numeri di primo livello, è lecito pensare che questi vedranno un’impennata visto il probabile aumento del minutaggio rispetto ai 23 minuti a partita della scorsa stagione.
Jrue Holiday slumps to start seasons are a thing, but so is an ability to quickly turn things around https://t.co/OUez4GqMzN pic.twitter.com/zk0zIEgYqD
— The Bird Writes (@thebirdwrites) November 4, 2019
I Pelicans si presentano ai blocchi di partenza con la nomea di “squadra da League Pass”. Oltre allo spettacolo che offriranno ogni volta che correranno in contropiede (Ball ha parlato di lob da metà campo diretti a Zion, vedremo se le parole combaceranno con la realtà quando il prodotto di Duke rientrerà a dicembre dall’infortunio), ci sono tanti altri aspetti da monitorare durante questo “anno zero”. Holiday sarà certamente il giocatore che avrà a disposizione più minuti, poiché al momento è il giocatore più forte nel roster dei Pelicans. Rispetto alla scorsa stagione, in cui ha giocato quasi 36 minuti a partita, avrà la possibilità di riposarsi in panchina più tempo, potendo contare sui suoi compagni. Ingram è il più interessante da seguire per quanto riguarda il minutaggio, perché nonostante sia titolare, è probabile che giochi molti minuti come creatore primario delle seconde linee di NOLA, avendo già ricoperto questo ruolo ai Lakers con buoni risultati. Zion non ha bisogno di presentazioni: il suo talento gli assicurerà a dicembre un posto nel quintetto titolare. Probabilmente non giocherà più di 30 minuti a partita, visto che Gentry potrebbe decidere di preservarlo e di gestirlo più possibile. Favors ha la possibilità, lontano da Gobert, di giocare titolare con un minutaggio anche sopra i 30 minuti a partita e nel ruolo in cui rende meglio, quello del centro.
Dalla panchina avrà un ruolo fondamentale il duo Redick-Hart, che porterà quello che manca quasi totalmente allo starting-five: lo spacing. Per questo motivo è probabile che i due giochino quasi quanto i titolari, partendo però come riserve. Un altro che avrà un posto fisso entrando dalla panchina è Nicolò Melli, che potrebbe giocare molti minuti da centro in una lineup small-ball accanto a Zion, oppure da 4 accanto a Favors. In tutti e due i casi, il compito dell’ex Fenerbahce sarà quello di aprire il campo e di tenere più possibile in difesa, cose che Melli sa fare bene.
Al suo esordio nella Lega, #Melli ha messo a segno 14 punti per i suoi New Orleans #Pelicans, prestazione che fa di lui il miglior esordiente azzurro sui parquet a stelle e strisce https://t.co/ZrgcQpSllB pic.twitter.com/ZS06HrEL4s
— Sportpassione (@Sportpassione3) October 23, 2019
Ciò che David Griffin ha in mente è un progetto a medio-lungo termine, perciò non è ancora il momento di pensare di diventare una contendente al titolo. Rispetto alle squadre che ricostruiscono, i Pelicans sono molto più avanti delle aspettative. Detto questo, l’obiettivo è sicuramente limitare i danni fino a dicembre per poi sperare nel 2020 in una run verso i playoffs con Zion, ma nella Western Conference odierna il compito è decisamente proibitivo. Il problema degli infortuni è ciò che preoccupa maggiormente staff e tifosi: anche Ball e Ingram hanno alle spalle un passato tormentato da problemi fisici di diversa entità, pur essendo entrati nella lega da pochissimi anni.
Nella migliore delle ipotesi Zion rientra a dicembre ed evita ricadute al ginocchio, diventando poi il giocatore chiave dei Pelicans assieme a Holiday. Ball e Ingram giocano entrambi più di 70 partite, integrandosi immediatamente nella pallacanestro up-tempo di Gentry e preparando il terreno per il futuro di New Orleans. In questo scenario NOLA centrerebbe, con uno sforzo massimo, l’obiettivo playoffs con un ottavo seed.
Nella peggiore delle ipotesi, Williamson non si riprende e viene colpito da una spirale infinita di infortuni. Lonzo non riesce a migliorare nel tiro da 3, rimanendo un tiratore inaffidabile che concede ai difensori di battezzarlo nella maggior parte dei casi. Holiday non regge il peso di essere il franchise player e registra una stagione sottotono e piena di problemi. Ingram, dopo l’ennesima stagione non convincente lascia la Louisiana, trasformando in cenere uno dei centerpiece della trade che ha portato Davis a Los Angeles.