La notte italiana tra domenica 10 febbraio e lunedì 11 febbraio ha visto in scena lo svolgersi di cinque partite della regular season NBA 2018/2019. Una notte NBA di forti segnali: i “Big-Four” di Philadelphia non scherzano e danno la netta sensazione di poter arrivare fino in fondo; l’altra faccia della medaglia sono i Lakers e il perpetuo zoppicare, rappresentato da una difesa censurabile. Golden State e Dallas risolvono la partita sul filo del rasoio: i primi guidati da tre giocatori ben noti, gli ultimi dal duo Doncic-Hardaway Jr. Vittorie prevedibili di Orlando e Sacramento ai danni di Atlanta e Phoenix.
Los Angeles Lakers-Philadelphia 76ers 120-143
I Philadelphia 76ers hanno dato un’ulteriore conferma della bontà dei suoi nuovi “Big Four, andando a referto con ben 143 punti in una partita in cui la difesa dei Lakers non è mai riuscita a trovare una risposta ai continui problemi di accoppiamento proposti dal quintetto dei Sixers (una partita di livello difensivo comparabile all’ All-Star Game, da sottolineare). Il quintetto dei Sixers manda quattro giocatori in doppia cifra: il leader è un Joel Embiid travolgente con 37 punti, 14 rimbalzi, 12 su 16 al tiro e 11 su 12 ai liberi, seguito dai 22 di un Tobias Harris chirurgico e pericoloso da ogni centimetro del parquet (22 punti, 6 rimbalzi, 6 assist e 9 su 14 dal campo), un JJ Redick da 21 con 8 su 13 dal campo e un Jimmy Butler da 15. L’unico a non raggiungere quota 10 è stato Ben Simmons, che ha chiuso solamente con 8 punti e 7 assist con 3 su 13 al tiro ma, per la prima volta nella sua carriera NBA, ha tentato una tripla in situazione di gioco normale, pur sbagliando la conclusione dall’arco (neanche di tanto, se bisogna essere sinceri). Non che ai suoi servisse in maniera particolare, visto che nonostante i suoi problemi al tiro i Sixers hanno comunque chiuso con il 57.7% dal campo e il 50% secco da tre (12 su 24), anche se questi due dati raccontano più della non-difesa dei Lakers che della grande prestazione offensiva dei Sixers.
I giallo-viola infatti non sono sembrati mai davvero avere la concentrazione necessaria per giocarsela, almeno nella metà campo difensiva. Sin dal primo quarto i Lakers hanno lasciato tantissimo spazio in transizione agli avversari, aprendo praterie davanti ai Sixers che hanno fatto più o meno quello che hanno voluto. La squadra di coach Walton è riuscita a rimanere a contatto fintanto che l’attacco li ha sostenuti, con un Kyle Kuzma in grandissimo spolvero: il numero 0 ha chiuso con 39 punti a referto frutto di un eccellente 14 su 21 dal campo e 5 triple, ma dopo un po’ anche le sue energie sono finite e i Lakers sono inevitabilmente finiti sotto nel punteggio, subendo lo strappo decisivo in chiusura di terzo quarto. Alla fine non è servita neanche la tripla doppia sfiorata da LeBron James, che al netto di 18 punti, 10 rimbalzi e 9 assist non ha dato mai l’impressione di voler accelerare per davvero per richiudere lo strappo.
I ritmi sono vertiginosi a inizio gara visto che dopo appena quattro minuti il punteggio è di 15-14. A rimanere avanti sono i Lakers nonostante una difesa per molti tratti letargica, mentre a prendere il proscenio sono Kyle Kuzma e Tobias Harris: il primo ne mette subito 15 grazie a tre triple, il secondo risponde con 14 e 6/6 dal campo, tra cui spicca il primo highlight di serata con una super schiacciata. Kuzma continua a produrre toccando quota 23 a fine primo quarto, che si chiude con un punteggio altissimo sul 40-39 per gli ospiti. In apertura di secondo quarto sono i Sixers a mettere la testa avanti grazie alle prodezze di Joel Embiid e Jimmy Butler, che guidano la squadra mentre Simmons e Harris riposano. I Lakers soffrono con la second-unit che non vede in campo né James né Kuzma e sono costretti a chiamare time-out perché in attacco non riescono più a sopperire alle mancanze difensive. Un po’ di svagatezza nella gestione del pallone dei Sixers però permette ai Lakers di mantenersi a contatto al rientro di James in campo, che avviene a metà del secondo quarto. E quando torna i giallo-viola riescono a rimettersi brevemente avanti, prima che arrivi la mareggiata dei padroni di casa: a guidarla è un JJ Redick caldissimo, con il vantaggio che supera la doppia cifra prima di assestarsi sul 76-67 con cui si va all’intervallo. Nel secondo tempo Embiid ricomincia da dove aveva lasciato andando a segno da centro area, ma sono i Lakers a pescare un paio di contropiedi ben fatti con James che manda a schiacciare per il -6 nel nulla della difesa di Philadelphia, costringendo coach Brett Brown al time-out. Gli ospiti arrivano anche a un solo possesso di distanza, ma appoggiandosi ad Embiid i Sixers riescono a produrre viaggi in lunetta in continuazione, mantenendosi a distanza di sicurezza con il camerunense che supera di slancio quota 30 punti a referto. Arriva un ulteriore strappo dei Sixers, che approfittano del riposo di James e Kuzma per produrre il parziale che li manda a +15 in chiusura di terzo quarto, suggellato dalla tripla di McConnell (94-109). L’apertura di ultima frazione non propone una storia diversa rispetto a quella del terzo quarto: i Lakers non riescono a invertire l’inerzia della gara anche perché il ritmo rimane troppo basso per tentare una rimonta. Di fatto, la gara non si riapre mai perché i Sixers mettono punti a referto praticamente senza faticare. La squadra di coach Brown continua la sua scalata nella Eastern Conference.
Seconda vittoria consecutiva di Philadelphia dopo aver acquisito Tobias Harris. I Sixers hanno segnato almeno 33 punti in ogni quarto: ciò non accadeva dal 1986. Clamoroso anche il rateo assist-turnovers: 33 assist fanno fronte a sole 7 palle perse. Prossima uscita mercoledì notte, quando al Wells Fargo Center arriveranno i Boston Celtics.
Tra le file dei Lakers fa il debutto Mike Muscala, contro la franchigia con cui ha trascorso la prima metà di regular season: per lui 8 punti in 13 minuti giocati. Sembra recuperato dall’infortunio Josh Hart, a detta di Luke Walton: tuttavia la guardia non è scesa questa notte in campo. Termina mercoledì notte la six-game trip per i Lakers, con la trasferta ad Atlanta.
Miami Heat-Golden State Warriors 118-120
Ben 39 punti di Kevin Durant e soprattutto due tiri liberi cruciali realizzati a meno di sei secondi dalla sirena da DeMarcus Cousins chiudono i conti in favore di Golden State al termine di una partita fatta di parziali da una parte e dall’altra. Golden State infatti si prende l’undicesima vittoria in regular season dopo essere stata sotto in doppia cifra (reduce dalla rimonta da -17 contro Phoenix). Anche Miami, sotto di otto nell’ultimo quarto, era riuscita a rifarsi sotto, acciuffando il pareggio con una tripla di Justise Winslow, per poi passare in vantaggio sul 115-118 a 51 secondi dalla conclusione. A quel punto ci ha pensato KD a colpire con la solita tripla (1 su 7 nella serata, ma realizzata nel momento più opportuno) prima di scalpellare il ferro con il tentativo successivo, permettendo però a Cousins di fare la voce grossa a rimbalzo e portare a casa il fallo che ha deciso la sfida. Per l’ex Sacramento e New Orleans sono sette punti totali, mentre sono 25 quelli raccolti da Steph Curry in una serata da 50% al tiro e 29 quelli di Klay Thompson (8-0 il record degli Warriors quando i “Big-Three” combinano almeno per 90 punti totali). Dall’altra parte invece a trascinare Miami ci ha pensato il miglior Josh Richardson della stagione, autore di 37 punti (career-high) tirando 8 su 11 dall’arco e mettendo più volte alle corde la difesa Warriors. Una gara particolare (come accade quasi sempre in questa regular season) per Dwyane Wade, all’ultima sfida in carriera alla Oracle Arena, salutato dalla standing ovation del pubblico, da un video tributo proiettato durante il primo time out del match e stretto calorosamente da Curry a fine gara. Uno scambio di maglia, un tre che diventa trenta e viceversa. Per l’ultima volta a San Francisco.
I Warriors hanno segnato almeno 100 punti in 26 partite consecutive. Green e Durant pescano rispettivamente l’undicesimo e il decimo fallo tecnico di stagione. Martedì altra partita alla Oracle Arena, dove saranno ospitati i Jazz.
Quinta sconfitta nelle ultime sei partite per i Miami Heat, che sprecano una lead di 19 punti: purtroppo quando Durant, Curry e Thompson iniziano a stringere qualche vite, c’è poco da fare, a prescindere dal vantaggio da difendere. Martedì notte trasferta al Pepsi Center, dove Miami sfiderà Denver.
Portland Trail Blazers-Dallas Mavericks 101-102
Sembrava tutto ormai fatto per i Portland Trail Blazers: avanti nel punteggio per tutta la partita con un vantaggio confortevole, a inizio ultimo quarto avevano costruito un cuscinetto di 15 punti che solitamente è sinonimo di vittoria. Invece da lì in poi l’attacco dei Blazers è completamente sparito dal campo: Lillard e soci hanno segnato solamente 9 punti in tutta la frazione finale, lasciando spazio alla rimonta dei padroni di casa guidati, neanche a dirlo, da Luka Doncic. Il rookie sloveno ha segnato 28 punti mandando i suoi avanti a poco più di un minuto dalla fine con un gioco da tre punti, venendo sostenuto dai 24 del neo-arrivato Tim Hardaway Jr nella rimonta clamorosa dei padroni di casa. Dall’altra parte non sono serviti i 30 di Damian Lillard (21 solamente in un terzo quarto da 8 su 10 al tiro), i 18 di Jusuf Nurkic e i 14 di CJ McCollum in una sconfitta cocente, anche se il vantaggio nei confronti del nono posto a Ovest continua a essere confortante (quattro partite di distanza).
Tim Hardaway Jr raggiunge la “milestone” di 5000 punti segnati in NBA grazie ai primi due canestri della sua partita. I suoi due canestri successivi sono state triple, rispettivamente la numero 699 e 700 della sua carriera NBA. Ora c’è un back-to-back per gli uomini di Carlisle, martedì notte al Toyota Center di Houston.
Con soli 14 punti a referto CJ McCollum vede terminare la sua streak di partite consecutive con almeno 30 punti (stoppata a tre gare di fila). I Blazers sprecano un vantaggio in doppia cifra al termine del primo tempo, subendo poi un terrificante 1-20 di parziale. Anche per Portland c’è un back-to-back in trasferta all’orizzonte, a Oklahoma City.
Altre dai campi
Quattordicesima sconfitta consecutiva per i Phoenix Suns, che cadono 104-117 sul campo dei Sacramento Kings, sempre di più in lotta per un posto nei playoff ad Ovest. Grande prestazione di Marvin Bagley III, che realizza il suo career high con 32 punti, uscendo dalla panchina. Tutto molto facile per gli Orlando Magic, che superano 108-124 gli Atlanta Hawks con sette giocatori in doppia cifra. Il migliore è Nikola Vucevic, che chiude con una doppia doppia da 19 punti e 12 rimbalzi.
Tutti i risultati della notte tra domenica 10 e lunedì 11
Los Angeles Lakers-Philadelphia 76ers 120-143
Miami Heat-Golden State Warriors 118-120
Portland Trail Blazers-Dallas Mavericks 101-102
Phoenix Suns-Sacramento Kings 104-117
Orlando Magic-Atlanta Hawks 124-108