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La notte italiana di giovedì 28 febbraio ha visto in scena lo svolgersi di undici partite della regular season NBA 2018/2019. Serata romantica, dove neanche a farlo a posta gli uomini più decisivi sono Dwyane Wade e LeBron James: il primo con un bank-shot al buzzer-beater contro Golden State, il secondo con un cosiddetto “dagger” a sigillare la vittoria contro New Orleans. I Celtics arrivano alla quarta sconfitta consecutiva e si ostinano a non riprendere conoscenza. Riprendono conoscenza dopo un 1-7 durante il Rodro Trip i San Antonio Spurs, che vincono in casa contro degli ostici Pistons. Due vittorie in overtime per Milwaukee e Atlanta, rispettivamente su Sacramento e Minnesota.
Golden State Warriors-Miami Heat 125-126
La stava cercando ormai da tempo e alla fine ci ha messo lo zampino anche un po’ la sorte. Dwyane Wade andava da settimane a caccia della partita in cui lasciare il segno, piazzare la giocata decisiva, scrivere sul parquet l’ultimo capitolo di una storia già ricca di successi. Alla fine il destino gli ha messo in mano il pallone più pesante della partita contro i bi-campioni NBA in carica, sotto di due lunghezze (125-123) e con i piedi oltre l’arco. Il salto avventato in difesa di Kevin Durant, la finta, la stoppata di Jordan Bell che sembra scrivere la parola fine alla sfida a meno di due secondi dal termine e poi il tentativo alla disperata. Palla ben al di sotto delle spalle, scagliata assieme alle preghiere dell’American Airlines Arena verso il canestro: un bacio al tabellone e poi il fondo della retina, mentre la luce rossa della sirena illumina la gioia di tutta Miami. Poi la corsa per festeggiare, inseguito dai compagni, ai quali sfugge per saltare in piedi sul tavolo dei segnapunti a braccia aperte. Il coronamento ideale di una partita da 25 punti totali per Wade, chiusa con due triple negli ultimi 15 secondi (in questa stagione era 0 su 9 nei tentativi dall’arco nei 30 secondi finali di partite combattute con cinque o meno punti di margine), la risposta migliore dopo che gli Heat avevano lasciato per strada 24 punti di vantaggio (45-69 a 2.59 dal termine del primo tempo). Per Wade è il quinto canestro decisivo sulla sirena, il primo a circa dieci anni di distanza dall’ultimo sigillo. Anche gli Warriors non perdevano allo scadere da un decennio: l’ultimo KO del genere è arrivato il 23 gennaio 2009, firmato da LeBron James. “Appena è partito quel pallone avevo capito che avrebbe trovato il fondo della retina”, sottolinea Steve Kerr, a un passo dall’ennesima vittoria in rimonta in una stagione in cui gli Warriors alle volte si dimostrano fin troppo svagati. Dopo la sconfitta contro la peggior squadra NBA (ancora brucia il KO contro i Suns), in pochissimi avrebbero immaginato un primo tempo al limite della perfezione da parte della squadra della Florida, chiuso con 74 punti, uno in meno rispetto al record di franchigia nella prima metà di gara. Il trascinatore è Goran Dragic, che ha chiuso all’intervallo mettendo a referto 25 punti, venti dei quali arrivati nel secondo quarto e undici dei quali in soli 69 secondi. Con lo sloveno così ispirato è un gioco da ragazzi conquistare anche 20 lunghezze di margine per gli Heat. Un vantaggio utile contro chiunque, ma non se affronti gli Warriors, che come spesso è accaduto in questa regular season ritornano prepotentemente nel match, raccogliendo 36 punti con 7 su 15 dall’arco da Klay Thompson, a cui si aggiungono i 29 di Kevin Durant (quanto pesa il libero sbagliato a 13 secondi dalla sirena che avrebbe portato la sfida all’overtime) e i 24 di Steph Curry. “Alle volte c’è soltanto bisogno di un po’ di fortuna”, sottolinea coach Spoelstra, felice del caloroso abbraccio più che meritato ricevuto da Wade. “Siamo tutti rimasti impressionati dal suo scatto”, scherza Dragic, autore di 27 punti totali alla sirena con 7 su 11 dal campo in soli 20 minuti. A Miami serviva qualcuno che le permettesse di interrompere la striscia di sei sconfitte consecutive in casa: per l’ultima volta ci ha pensato il numero 3.
I Miami Heat hanno giocato senza Hassan Whiteside (stiramento all’anca), James Johnson (distorsione alla spalla) e Derrick Jones Jr (influenza). Il record di 75 punti in un tempo rimane ancora in vita, ed è risalente al 19 novembre 1997 contro i Los Angeles Clippers. Prossima partita: venerdì notte, al Toyota Center di Houston.
Notte di riposo per DeMarcus Cousins, che tornerà nella prossima disputa. Prossima partita: venerdì notte all’Amway Center di Orlando.
New Orleans Pelicans-Los Angeles Lakers 119-125
I Lakers contro (e non con) Anthony Davis, quattro giorni dopo aver perso in Louisiana si prendono la rivincita allo Staples Center centrando una vittoria fondamentale, perché coincide nella stessa serata con le sconfitte di Clippers e Kings, concorrenti diretti per l’ottavo posto ai playoff a Ovest: l’obiettivo di “King” James e compagni. Ed è proprio il numero 23 dei giallo-viola a guidare con prepotenza Los Angeles al successo finale: sale di colpi nel terzo quarto, quando segna 12 punti; poi nel quarto a 33 secondi dalla fine della gara manda a segno la tripla che condanna definitivamente i Pelicans (impossibile e stracontestata, con lo Staples che ruggisce), mettendo la ciliegina su una torta da 33 punti, 10 assist, 6 rimbalzi e 2 recuperi, con ottime percentuali sia dal campo (13 su 24) che da tre punti (4 su 9). Dopo le ultime, pessime prestazioni (e qualche critica sicuramente arrivata al suo orecchio) torna in quintetto e torna protagonista anche Rajon Rondo, che firma il suo massimo stagionale per assist (ben 16 dei 37 di squadra, su 49 canestri realizzati) e ci aggiunge anche 11 punti, 7 rimbalzi e 2 recuperi. I Lakers hanno inoltre 23 punti con 8 su 14 al tiro da Brandon Ingram e 22 con 9 su 15 da Kyle Kuzma, mentre dalla panchina è perfetta la serata al tiro di JaVale McGee (5 su 5 per 10 punti) e contribuisce con canestri e giocate importanti soprattutto nel terzo quarto anche Lance Stephenson (9 con 5 rimbalzi e 3 assist in 21 minuti). Come da piano prepartita Anthony Davis gioca solo minuti limitati nei primi tre quarti, restando seduto in panchina per tutto il quarto: nei suoi 21 minuti confeziona comunque 22 punti con un ottimo 10 su 14 dal campo, ma ancora meglio di lui fa Julius Randle che da velenoso ex (vedere le sue dichiarazioni dopo la vittoria in Louisiana) ne mette 35. Nei Pelicans si avvicinano alla tripla-doppia sia Jrue Holiday (19 con 10 assist e 7 rimbalzi) che Elfrid Payton (solo 6 punti, ma 9 assist e 11 rimbalzi) ma gli ospiti gestiscono malissimo gli ultimi palloni della gara e devono alzare bandiera bianca davanti alla mostruosa giocata nel finale di LeBron James. Il prescelto di restare a guardare i playoff da casa non ha la minima intenzione.
Prossima partita per Los Angeles: sabato notte, in casa contro i Milwaukee Bucks.
Prossima partita per New Orleans: sabato notte, alla Talking Stick Resort Arena di Phoenix.
Portland Trail Blazers-Boston Celtics 97-92
Kyrie Irving segna 11 dei suoi 31 punti nel primo quarto, nel tentativo di dare una scossa ai suoi, reduci tra tre KO consecutivi, ma Portland regge il colpo, va all’intervallo sopra di una lunghezza (43-42) e poi piazza un primo parziale di 12-4 con cui si porta a +12 (72-60 a 1:53 dal termine del terzo periodo). I Celtics reagiscono con un contro-parziale di 2-10, si portano a -2 (76-74 a 8:49 dalla fine della partita) ma incassano un altro break, stavolta di 8-2, in un secondo tempo che vede Damian Lillard allungare le mani sulla partita; ben 21 dei suoi 33 punti finali (con anche 7 rimbalzi) arrivano nel secondo tempo, e dopo la tripla che riporta Boston a -3 nei secondi finali sono i tiri liberi della point guard dei Blazers a sancire la vittoria. Portland ha Maurice Harkless in doppia-doppia con 17 punti e 10 rimbalzi, 16 punti da Jusuf Nurkic e 14 da CJ McCollum: tira solo 6 su 33 da tre di squadra ma fa addirittura peggio Boston, che chiude con 5 su 28. Le due panchine segnano solo 13 punti a testa, 10 dei quali per gli ospiti arrivano da Jaylen Brown, con anche 10 rimbalzi. Ne segna 14 Jayson Tatum e 13 a testa Marcus Smart e Al Horford.
Quinta vittoria di fila per la squadra dell’Oregon (38-23), che mette la freccia e si mette in scia degli Oklahoma City Thunder (38-22) in ottica terzo seed. Fuori per la terza partita consecutiva Evan Turner, a causa di un problema al ginocchio sinistro. Prossima partita: sabato notte, alla Scotiabank Arena di Toronto.
Quarto KO consecutivo per i Celtics, ancora senza vittorie dopo l’All-Star break. Non della partita Terry Rozier (si è aggravato il problema al tendine del ginocchio, soffero anche mercoledì notte contro i Raptors) e Aron Baynes (decima partita di fila saltata a causa di una contusione al piede). Prossima partita: sabato notte, in casa contro i Washington Wizards.
Detroit Pistons-San Antonio Spurs 93-105
Il ritorno a casa non era mai stato così dolce per i San Antonio Spurs, che non vedevano l’ora di scrollarsi di dosso la lunga serie di trasferte (per lo più perdenti, peggior Rodeo trip della storia dei texani con 1-7 di record) e tornare a giocare all’AT&T Center. Dopo 25 giorni d’assenza ci hanno pensato i 24 punti di LaMarcus Aldridge, i 17 con 13 rimbalzi e otto assist di DeMar DeRozan e la scossa a gara in corso fornita da un super Marco Belinelli, autore di 17 punti totali raccolti con un convincente 7 su 10 dal campo, 3 su 4 dall’arco e cinque rimbalzi in 35 minuti. Il conto totale più eloquente è quello del plus/minus: +16. Con Belinelli sul parquet gli Spurs hanno funzionato eccome, abili a prendere la testa nel primo quarto (27-32) e ad allargare il gap nella terza frazione: a meno di sei minuti dal termine, i Pistons si sono rifatti sotto, arrivando a un solo possesso di distanza dagli Spurs (86-88). Ci hanno pensato poi i tre migliori realizzatori dei nero-argento a chiudere la pratica. Per San Antonio (34-29) è un successo che ridà ossigeno alla corsa playoff, ritornati settimi davanti ai Clippers (34-29) di Danilo Gallinari dopo il KO contro Utah (di cui parleremo fra qualche riga).
Belinelli e compagni hanno chiuso il match tirando il 52% dal campo di squadra, non una consuetudine in casa Spurs, soprattutto concedendo meno di 100 punti agli avversari per la prima volta dal 9 gennaio a oggi. Prossima partita: domenica notte, in casa contro gli Oklahoma City Thunder.
Vittoria Spurs tutt’altro che scontata, dato che arriva contro una delle squadre più in forma del momento: Detroit a cavallo della pausa dell’All-Star Game aveva raccolto sette successi in otto gare, prima della brusca frenata di questa notte. Alla sirena sono 22 punti per Reggie Jackson, dieci con 17 rimbalzi di Drummond e 17 con sette assist di Blake Griffin. Quarta sconfitta di fila in quel di San Antonio: l’ultima vittoria è datata 6 gennaio 2015. Prossima partita: domenica notte, alla Quicken Loans Arena di Cleveland.
Los Angeles Clippers-Utah Jazz 105-111
Donovan Mitchell segna 32 punti, a cui si aggiungono i 20 con 13 rimbalzi di Rudy Gobert nel successo da grande squadra raccolto dai Jazz, fondamentale per mantenere del margine nella serrata corsa ai playoff. Utah parte male al tiro, ma ritrova la mira nel momento del bisogno e allunga a quattro la striscia di vittorie casalinghe che portano la squadra di Salt Lake City a consolidare il sesto posto a Ovest (34-26), con una partita e mezza di vantaggio su Spurs e Clippers (34-29), che perdono così una grande occasione per risalire in classifica. Danilo Gallinari tira male (3 su 14 dal campo, zero triple a segno sui sei tentativi), ma con l’innata capacità di procurarsi e convertire liberi riesce comunque a chiudere a quota 18 punti: è il miglior realizzatore dei suoi al pari del solito Lou Williams in uscita dalla panchina, anche lui impreciso con il suo 5 su 18 complessivo al tiro. L’impatto sul match delle riserve di Los Angeles non è il solito, anzi: ci sono loro sul parquet quando i Jazz nel quarto periodo piazzano il parziale da 2-10 e riprendono il controllo della sfida grazie a un paio di canestri di Joe Ingles, che permettono ai padroni di casa di tenersi stretti i due possessi di vantaggio. Due liberi di Gallinari a 40 secondi dal termine portano i Clippers sul -4 (105-109), ma l’errore dall’arco di Williams non permette ai ragazzi di coach Rivers di mettere definitivamente pressione agli avversari nel finale.
Rudy Gobert raggiunge la “milestone” di 4000 rimbalzi raccolti con i Jazz: è ora quinto all-time con questa canotta. Mitchell segna almeno 30 punti per l’undicesima volta in questa stagione. Prossima partita: venerdì notte, al Pepsi Center di Denver.
Non c’è tempo per recriminare in casa Clippers, visto che tra due giorni ci sarà una sfida se possibile ancora più decisiva: lo scontro diretto in trasferta contro i Kings. L’ennesima partita da dover vincere a tutti i costi. Prossima partita sabato notte, al Golden 1 Center di Sacramento.
Milwaukee Bucks-Sacramento Kings 141-140 OT
La miglior squadra NBA dimostra una volta di più di meritarsi questo titolo: con Giannis Antetokounmpo in panchina a scopo precauzionale per quasi tutto l’overtime (dopo aver saltato l’ultima gara per un ginocchio dolorante) i Bucks si affidano a Eric Bledsoe e Malcolm Brogdon. Il primo confeziona una tripla doppia da 26 punti, 13 assist e 12 rimbalzi mettendo canestri importanti nel quarto quarto (8 punti) e poi ancora nel supplementare (altri 5), mentre il secondo manda a bersaglio una tripla importantissima per sigillare la vittoria, in una serata che lo vede tirare 9 su 11 dal campo e 4 su 6 dall’arco. Con l’aggiunta dei 17 punti in 24 minuti di Antetokounmpo e dei 21 dell’altro All-Star Khris Middleton, Milwaukee riesce a sbancare un campo difficile come quello del Golden 1 Center, dove i giovani Kings danno filo da torcere a tutti. Guidati dai 32 punti (ma con 10 su 29 al tiro) di Buddy Hield e dai 25 con 8 rimbalzi e 8 assist di Bogdan Bogdanovic, più altri 18 dalla panchina di Harry Giles e 17 con 9 assist di De’Aaron Fox, i padroni di casa restano in partita fino all’ultimo e piazzano un parziale di 4-12 negli ultimi tre minuti e mezzo dei regolamentari per forzare l’overtime. Prossima partita per Milwaukee: sabato notte, allo Staples Center (Lakers)
Prossima partita per Sacramento: sabato notte, in casa contro i Sacramento Kings.
Altre dai campi:
I Pacers cadono sul campo dei Dallas Mavericks (101-110) con il solito show di Luka Doncic, che avvicina la tripla doppia con 26 punti, 10 rimbalzi e 7 assist.
Accesissima la lotta per i playoff nella Eastern Conference con cinque squadre in lotta: in questa ottica è pesantissima la terza sconfitta consecutiva degli Charlotte Hornets, che perdono 113-118 con gli Houston Rockets di un James Harden da 30 punti e di un Clint Capela da 23 punti e 17 rimbalzi.
Importante sempre in ottica playoff il successo degli Washington Wizards, che continuano a sperare dopo il 125-116 contro i Brooklyn Nets con 31 punti di Bradley Beal.
I 36 punti di Trae Young trascinano gli Atlanta Hawks al successo dopo un tempo supplementare contro i Minnesota T’Wolves (Towns 34 punti) per 131-123.
Per i Bulls è quasi sempre Zach LaVine, invece, il protagonista, con 30 punti nel successo di Chicago sui Memphis Grizzlies (109-107).
Tutti i risultati di giovedì 28 febbraio
Golden State Warriors-Miami Heat 125-126
New Orleans Pelicans-Los Angeles Lakers 119-125
Portland Trail Blazers-Boston Celtics 97-92
Detroit Pistons-San Antonio Spurs 93-105
Los Angeles Clippers-Utah Jazz 105-111
Milwaukee Bucks-Sacramento Kings 141-140 OT
Indiana Pacers-Dallas Mavericks 101-110
Houston Rockets-Charlotte Hornets 118-113
Washington Wizards-Brooklyn Nets 125-116
Minnesota T’Wolves-Atlanta Hawks 123-131 OT
Chicago Bulls-Memphis Grizzlies 109-107