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NBA 2018/2019: I Celtics dominano alla Oracle, ottime prestazioni per Harden, Towns e Conley

La notte italiana di mercoledì 6 marzo ha visto in scena lo svolgersi di sei partite della regular season NBA 2018/2019. Il riscatto dei Boston Celtics avviene sul parquet più inaspettato, nel modo più inaspettato, grazie al giocatore più inaspettato: alla Oracle Arena gli uomini di coach Stevens massacrano i Warriors, grazie ai 30 punti di un ispirato Gordon Hayward. I Raptors cadono alla Scotiabank Arena dopo cinque settimane dall’ultima volta: i Rockets del “Barba” sono i carnefici, che salgono per giunta al terzo seed ad Ovest. Sono due le prestazioni monstre da segnare: la prima è di Karl-Anthony Towns, che con un 41+14 inferto ai Thunder porta la vittoria ai suoi T’Wolves e continua la sua striscia di prestazioni brillanti post-incidente; la seconda è di Mike Conley, che con un career-high di 40 punti (conditi da sei triple), aiuta i suoi Grizzlies a rimontare i Blazers nel secondo tempo. Nota di merito, anche nella sconfitta, per Russell Westbrook, il quale confeziona una partita da 38+15 con ottime percentuali (15 su 28 dal campo e 5 su 10 dal perimetro).

Boston Celtics-Golden State Warriors 128-95

Gli Warriors, senza Klay Thompson, non segnano per i primi tre minuti e subiscono un parziale di 11-0 in apertura. Essendo i campioni in casa, non vanno certo al tappeto al primo turno e nel giro di un paio di minuti recuperano tutto lo svantaggio per poi vedere Boston allungare di nuovo con un ulteriore break di 9-2 (22-14). La notizia peggiore per i padroni di casa è, tuttavia, l’ingresso in campo di Gordon Hayward: l’ex All-Star di Utah è in una di quelle serate in cui non sbaglia praticamente nulla, collezionando 19 punti in 15 minuti nel solo primo tempo con 7 su 8 al tiro. I Celtics trascinati dal loro numero 20 si ritrovano così in vantaggio di 25 punti all’intervallo (73-48): scarto che eguaglia il secondo più alto di sempre subito dagli Warriors sotto coach Kerr e il peggiore tra le mura amiche addirittura dal marzo 2017 (e da una gara contro i Mavericks). Nel primo tempo dopo il quale le squadre vanno all’intervallo ci sono anche i 13 punti di Kyrie Irving, mentre Golden State non segna un canestro dal campo negli ultimi 3:53 del primo tempo e solo Steph Curry (che chiude la prima metà di gara a quota 19) sembra voler far qualcosa per impedire un’imbarazzante figura di fronte ai tifosi della Baia. È di Curry, non a caso, anche il primo canestro del terzo quarto, quando gli Warriors nel giro di due minuti e mezzo scarsi piazzano un parziale di 11-3 che li riporta a -17 con ancora più di 16 minuti da giocare prima della sirena finale (87-70). Boston però non alza le mani dal manubrio prima dell’arrivo ed è brava a tornare immediatamente in controllo della gara, riportandosi fuori portata fino al +33 finale che segna la peggior sconfitta interna degli Warriors dalla stagione 2014/2015, da quando cioè Steve Kerr è al timone della squadra (quest’anno era già arrivate brutte sconfitte casalinghe come il – 28 incassato contro Oklahoma City e il -23 subito dai Bucks, ma i Celtics stabiliscono un nuovo record negativo per i campioni in carica). Il protagonista ovviamente è Gordon Hayward che chiude con 30 punti e 12 su 16 al tiro compreso anche un ottimo 4 su 6 da tre, ma coach Stevens ha anche 19 punti, 11 assist e 5 rimbalzi da Kyrie Irving, 18 da Jaylen Brown e 17 da Jayson Tatum. “Abbiamo parlato tanto, io per primo”, afferma Kyrie Irving appena suonata la sirena finale, “Era ora che traducessimo tutte le nostre parole in campo. Ovviamente è stata la serata di Gordon Hayward, uno a cui, proprio come me, non manca la fiducia in sé (“Siamo nati nello stesso giorno”, confida Irving, “Forse anche per questo lo capisco meglio di chiunque altro”) ma è bello vedere la squadra giocare assieme, ognuno per gli altri, godendosi il successo dei propri compagni”. Quello che è mancato fin qui in questa stagione a Boston, che contro Golden State invece sembra ritrovare per una serata gli ingredienti per essere una grande squadra. Curry a quota 23 e Kevin Durant a 18 sono gli unici due Warriors che giocano al loro livello, con DeMarcus Cousins unico altro giocatore in doppia cifra ma protagonista di una serata davvero difficile, chiusa con solo 4 su 12 al tiro (e 0 su 5 dalla lunga distanza), 5 falli e anche un tecnico per un accenno di rissa.
I numeri che di solito contraddistinguono la squadra di coach Kerr, ottime percentuali al tiro e grande circolazione di palla, sono invece quelli messi a referto da Boston, che chiude con il 51% al tiro, oltre il 41% da tre (e anche 16 su 17 ai liberi) e soprattutto con 38 assist di squadra sui 49 canestri effettuati. Una serata magica, che ora in casa Celtics sono chiamati a replicare con più costanza, per poter tornare protagonisti nel finale di stagione. Prossima partita: giovedì notte, al Golden 1 Center di Sacramento.
Termina la streak di dieci partite consecutive vinte alla Oracle Arena contro i Boston Celtics. Per i Warriors ancora out Andre Iguodala (dolore alla zona lombare) e Kevon Looney (dolore al bacino). Shaun Livingston ha sofferto uno spasmo al collo durante la partita, ed è stato costretto ad uscire. Gli Warriors hanno deciso di allungare la rotazione richiamando dalla squadra G-League a loro affiliata Jacob Evans III. Prossima partita: sabato notte, in casa contro i Denver Nuggets.

Houston Rockets-Toronto Raptors 107-95

Tutto è bene quel che finisce bene: almeno per i Rockets, partiti alla grande contro Toronto in trasferta, volati anche sul +22 dopo un quarto d’ora abbondante di partita (49-27), per poi naufragare nel terzo quarto permettendo ai canadesi di tornare a contatto. A quel punto ci sono volute le maniere forti, ossia l’MVP James Harden a pieno regime, per rimettere la sfida sul binario di Houston: 19 dei 35 punti realizzati dal Barba arrivano nel quarto periodo, che combinati assieme agli 11 (di 18 totali) messi a segno da Gerald Green regalano ai texani la spinta finale (38-24 il parziale della quarta frazione) e soprattutto il sesto successo in fila (con vittorie in trasferta contro Golden State, Boston e Toronto); gli uomini di D’Antoni eguagliano la striscia più lunga di una regular season che inizia a girare per il verso giusto per Houston. Per Harden è l’ennesima partita da record, quella con cui superare quota 18000 punti in carriera, continuando a non scendere mai sotto quota 28 per la 39esima sfida consecutiva (secondo all-time, dietro al solito Wilt Chamberlain da 71 partite totali). Un brutto passaggio a vuoto invece per i Raptors, che fermano a sette il numero di vittorie in fila in casa, nonostante un Kawhi Leonard da 26 punti. Si aggiungono al prodotto di San Diego State un Serge Ibaka da 10 punti e 15 rimbalzi, cui bisogna contare i 17 punti di Pascal Siakam e i 14 di Danny Green.
Sorride Houston, che grazie alle sconfitte di Thunder e Blazers (di cui parleremo nei prossimi due paragrafi), sale in un colpo solo al terzo posto a Ovest (39-25). Ciò vorrebbe dire fattore campo a favore e niente Golden State fino alle finali di Conference: dopo una lunga rincorsa, l’obiettivo stagionale è ritornato finalmente alla portata. Fuori ancora Kenneth Faried (anca sinistra) e Iman Shumpert (polpaccio destro). Chris Paul e Clint Capela hanno totalizzato rispettivamente 10 assist e 15 rimbalzi. Prossima partita: sabato notte, in casa contro i Philadelphia 76ers.
“Loro ci hanno messo energia, noi no”, è il motivetto che viene ripetuto in casa Toronto (46-19) a fine gara da tutti i protagonisti, consapevoli che le possibilità di andare a riprendere i Bucks (48-16) in testa alla Eastern Conference si stanno riducendo con il passare delle gare. Sanguinose questa notte le 13 palle perse che si sono tramutate in 17 punti per i Rockets. Gli uomini di coach Nurse non perdevano in casa dal 105-92 subito dai Bucks il 31 gennaio scorso. Prossima partita: sabato notte, allo Smoothie King Center di New Orleans

Oklahoma City Thunder-Minnesota T’Wolves 120-131

Prendere una bella botta in auto spesso può portare delle gravi conseguenze: se le cose vanno bene, resti illeso e puoi tornare subito a giocare a pallacanestro; allora magari puoi trasformare la paura per lo scampato pericolo in uno stimolo. O almeno così lo ha interpretato Karl-Anthony Towns, che dopo aver saltato le prime due partite della sua carriera in NBA (sempre presente dall’anno da rookie per 303 volte in fila) a causa di un incidente mentre stava raggiungendo la squadra in aeroporto la scorsa settimana, è ritornato sul parquet con una ferocia e un’intensità diversa. Il numero 32 dei T’Wolves contro i Thunder ha giocato l’ennesima partita da protagonista: 41 punti (a -1 dal massimo in stagione) e 14 rimbalzi totali, nella vittoria che condanna OKC (39-25) a scivolare alle spalle dei Rockets (39-25, ma in vantaggio nella season-series contro i Thunder). Towns con questi ha messo a referto 182 punti totali nelle ultime cinque gare: è la striscia migliore mai fatta registrare da un giocatore dei T’Wolves. Sedici di quei punti sono arrivati nel terzo quarto (87-102), per mantenere saldo il vantaggio conquistato nella prima metà di gara (57-71). Dall’altra parte invece il miglior realizzatore è Russell Westbrook, autore di 38 punti e 13 rimbalzi, nella prima sfida di nuovo insieme a Paul George dopo le tre saltate a causa del problema alla spalla. Per il numero 13 dei Thunder serata modesta al tiro: 8 su 25 dal campo, 4 su 14 dall’arco per 25 punti totali.
I Minnesota T’Wolves riescono a cancellare una streak negativa di tre sconfitte consecutive: valide spalle per KAT si sono dimostrate Derrick Rose con 19 punti e Andrew Wiggins con 18 punti. Il centro ha superato questa notte Wally Szczerbiak (6777) al quinto posto per punti segnati in casacca T’Wolves. Fuori per la terza partita di fila Luol Deng, a causa di un dolore al tendine d’Achille sinistro. Prossima partita: giovedì notte, alla Little Caesars Arena di Detroit.
Cade quindi Oklahoma, dopo aver vinto sette degli ultimi dieci incontri contro Minnesota. Quella di questa notte è la quinta sconfitte nelle ultime sei partite: non bisogna, tuttavia, crollare in questo momento, dato che le prossime gare contro Blazers, Clippers e Jazz nascondono non poche insidie. Prossima partita: venerdì notte, al Moda Center di Portland.

Portland Trail Blazers-Memphis Grizzlies 111-120

Mike Conley chiude con zero punti a referto il primo quarto per poi mettersi all’opera e trascinare al successo i suoi Grizzlies contro un avversario rognoso come i Blazers. Tre quarti da protagonista, terminati con 40 punti a referto: è il suo nuovo massimo in carriera (il precedente erano i 38 segnati contro Phoenix nel gennaio 2017). Conley realizza sei delle sue sette conclusioni nell’ultima frazione, comprese le tre triple che portano Memphis dal -9 (77-68 a 5:37 dal termine del terzo quarto) al vantaggio finale grazie al totale 34-52 di parziale. È lui a firmare il gioco da quattro punti che a 100 secondi dal termine (sul 107-109) cambia definitivamente l’inerzia alla gara, lasciando il sapore di beffa in bocca ai Blazers. Portland infatti era riuscita con facilità a salire sul +16 già nel primo quarto (28-12), convinta di poter chiudere con un favoloso 6-1 di record il più lungo giro di trasferte di questa regular season. Invece, nonostante i 27 punti di CJ McCollum e i 24 con 8 assist di Damian Lillard, Portland (39-25) è costretta ad alzare bandiera bianca nel finale (il 5-2 raccolto resta comunque il miglior risultato nella storia della franchigia in un giro di sette trasferte), scivolando alle spalle dei Rockets (39-25) che in un colpo solo fanno il doppio salto in classifica.
Da segnalare in canotta Grizzlies le prestazioni di Delon Wright (25 punti, career-high) e di Jonas Valanciunas (17 punti). Ancora fuori per la quattordicesima partita di fila Kyle Anderson: prima della partita è stato annunciato che la spalla dolorante riceverà un’iniezione anestetica per provare a sopprimere il dolore. Prossima partita: sabato notte, in casa contro gli Utah Jazz.
Alle prestazioni dei due primi violini si aggiunge quella di Maurice Harkless, che mette a referto 20 punti. Con la sua tripla numero 403 in canotta Blazers, Al-Farouq Aminu pareggia al decimo posto le triple segnate da Martell Webster. Prossima partita: venerdì notte, in casa contro gli Oklahoma City Thunder.

Altre dai campi:

Nella lotta per il terzo posto a Est gli Indiana Pacerschiamano e vincono sui Chicago Bulls per 96-105: cinque uomini in doppia cifra e 27 punti di Bojan Bogdanovic respingono le velleità di Zach Lavine, autore dello stesso numero di punti del suo dirimpettaio.
A rispondere presente alla telefonata dei Pacers sono i Philadelphia 76ers, che controllano bene gli Orlando Magic e li superano per 106-114. Pur senza Joel Embiid, i Sixers se la cavano comunque bene, grazie ai 26 punti di JJ Redick e ai 21 con 12 rimbalzi di Tobias Harris, mentre in casa Magic servono a poco i 25 di Evan Fournier e i 24 di Aaron Gordon.

Tutti i risultati di mercoledì 6 marzo

Boston Celtics-Golden State Warriors 128-95
Houston Rockets-Toronto Raptors 107-95
Oklahoma City Thunder-Minnesota T’Wolves 120-131
Portland Trail Blazers-Memphis Grizzlies 111-120
Chicago Bulls-Indiana Pacers 96-105
Orlando Magic-Philadelphia 76ers 106-114

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