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23 aprile 2019: Damian Lillard decide gara-5 contro gli Oklahoma City Thunder con un buzzer-beater, spedendo i Portland Trail Blazers in semifinale di Conference. Ogni appassionato di NBA di ricorda questo canestro, così come si ricorda la reazione di Dame e, soprattutto, a chi fosse rivolta quella reazione. Nessuno si ricorda il momento esatto nel quale è scattata la scintilla tra Russell Westbrook e Damian Lillard. Entrambi sono cresciuti sulla costa californiana, ma lontani dal glamour e dalle star. Dame a Oakland, a pochi passi dalla Oracle Arena che ancora per poco sarà la casa dei Golden State Warriors. Russell a Hawthorne, tra Inglewood e El Segundo, ovvero tra lo Staples Center e la practice facility dei Los Angeles Lakers.
In un modo o nell’altro, però, sono atterrati entrambi in due squadre alla periferia dell’impero NBA: hanno preso lo stesso numero di maglia, lo zero, che immediatamente riporta ad una mitologia condivisa fatta di sottovalutazione, orgoglio e rivincite personali. La serie tra Portland e OKC ha rappresentato l’apice della rivalità tra i due, che ha avuto varie forme nelle partite che si sono succedute prima di chiudersi definitivamente come tutti ben sappiamo.
Siamo al Moda Center di Portland, Oregon, e ci avviciniamo all’intervallo di gara-2. Jerami Grant sbaglia un tiro libero e Steven Adams si getta sul parquet come una rete da pesca nel mare per recuperare il pallone, riciclandolo subito verso il centro del campo, dove sta aspettando il pallone Russell Westbrook. Russ abbassa la visiera dell’elmo e cavalca verso il ferro avversario prima di essere fermato da C.J. McCollum e Lillard. Quando i due numeri 0 arrivano alla collisione, le braccia si incrociano come in una giostra medievale finché Westbrook non finisce in ginocchio, nel tentativo di impietosire l’arbitro ad un timeout. Disarcionato, Westbrook chiuderà la sua prestazione in maniera negativa, con 14 punti e 5 su 21 al tiro. Lui stesso riconoscerà davanti ai microfoni di essere stato la causa principale della sconfitta: “La mia prestazione è stata inaccettabile”.
Contemporaneamente, invece, Lillard prende per mano i suoi compagni di squadra. Dopo aver trovato McCollum per la tripla che impatta la partita prima dell’intervallo, Dame prende fuoco nel terzo quarto con undici punti. Dopo una tripla sbagliata (e non di poco) da Russ, Lillard applaude quasi in maniera ironica, si fa dare la palla e spara una bomba da nove metri che sfiora a malapena la retina. Da quel momento in poi Portland non si guarderà più indietro e difenderà con due vittorie il parquet di casa. Prima di questa serie Portland non vinceva ai playoffs da dieci partite consecutive: le ultime due postseason erano finite con due sweep sanguinosi. Contro Oklahoma City quindi non c’era in ballo solo una intera stagione di lavoro e sacrifici ma la stessa legacy di Lillard, costruita con pazienza e perseveranza in un contesto difficile e limitato.
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Russell Westbrook da quando Kevin Durant lo ha lasciato per aprire un nuovo capitolo della sua carriera a Oakland invece non ha più vinto una serie di playoffs. Con la serie che si sposta in Oklahoma per gara-3, Russell è consapevole di essere già arrivato al punto in cui si decidono le sorti dell’intera serie. Il numero 0 in maglia Blazers lo ha totalmente sovrastato nelle due precedenti partite, specie nella seconda, ridicolizzandolo davanti agli occhi di tutto il mondo NBA. Quella partita rappresentava il momento del riscatto per mantenere la faccia e la promessa fatta negli spogliatoi del Moda Center. Westbrook impone alla gara il suo ritmo, fatto di aggressione continua e smodata al ferro. All’inizio del terzo quarto, mortale per i Thunder finora in questa serie, Russ prima cancella un tentativo al ferro di Lillard schiacciando la palla sopra una rete immaginaria, poi, nel possesso successivo lo castiga grazie alla sua supremazia fisica e a un and one con relativo dondolamento di braccia: con 33 punti, 11 assist e il 50% dal campo riapre per sé e per i Thunder una serie che poteva già affondare.
Ma i Thunder sanno che non possono sedersi sugli allori: una sconfitta nella prossima partita li spingerebbe nel baratro del 3 a 1, dal quale è statisticamente molto difficile risalire. La gara cardine della serie riassume tutti i termini di questa rivalità: da una parte l’intensità creativa e confusionaria di Westbrook, dall’altra la glaciale gestione di Lillard, che lascia sfogare il suo avversario prima di iniziare a giocare davvero. Russ vuole partire in quinta ma va presto fuori giri, trascinando con sé tutta la squadra che non riesce mai ad entrare in ritmo. In un secondo tempo molto negativo sbaglierà tutti i tiri tentati e finirà con un misero punto. I Thunder tireranno con il 38% sul campo di casa, anche a causa delle tremende scelte di Russ, che ogni qual volta si mette in testa di dover vincere la partita da solo finisce per ottenere il risultato opposto. Lillard invece gestisce le forze e gli uomini, lasciando che sia McCollum a guidare l’attacco di Portland. Gli bastano un paio di triple per mettere a tacere un pubblico che lo becca in ogni occasione, concedendosi una chance di non doverlo più rivedere quest’anno.
Gara-5 è un match point troppo ghiotto per non trasformarsi in un episodio speciale di Lillard Time. Con il risultato in perfetta parità e il cronometro dei 24 spento, Lillard palleggia sul logo dei Trail Blazers noncurante dei secondi che scivolano via veloci mentre Paul George lo marca a distanza non capendo perfettamente quello che sta succedendo. È troppo tardi quando realizza le intenzioni del suo avversario. Lillard con un rapido palleggio laterale guadagna una separazione anche superflua visto il punto del campo e lascia andare via un pallone che parte da così lontano che sembra attraversare in longitudine l’intero stato dell’Oregon: è il cinquantesimo punto della sua folle partita, il pallone si insacca nel momento esatto nel quale si accendono le luci rosse che fanno cornice al tabellone.
Paul George in conferenza stampa ripeterà più volte come il tiro di Lillard sia un tiro sbagliato, almeno tecnicamente. E questo, se possibile, gli dà ancora più valore perché lo stesso si potrebbe dire di qualsiasi essere umano su questo pianeta che non faccia di nome Steph e di cognome Curry. Lillard, però, ha dimostrato per tutta la serie come quello sia il suo tiro, un tiro che ha allenato e affinato nel corso degli anni proprio per un momento come questo. In queste cinque partite contro OKC ha segnato ben 10 dei 18 tiri presi oltre i 30 piedi (orientativamente poco più di nove metri) e quattro di questi sono arrivati nella gara di stanotte.
In ogni rivalità si arriva al momento nel quale bisogna risolvere il conflitto con un duello all’alba (in questo caso quella italiana) e serve tutto il sangue freddo che si ha in corpo per uscirne vivi. Westbrook è stato un’altra volta un pistolero troppo frettoloso e poco preciso quando conta davvero. Lillard invece è stato un killer di ghiaccio, che ha salutato con la mano la panchina di Oklahoma augurandogli un bel viaggio in estate.
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