Amarcord

L’angolo del ricordo, Julius Erving: un Dottore che ispirò un’intera generazione

Julius Erving
Julius Erving

19 aprile 1988: i Philadelphia 76ers onorano Julius Erving ritirando la sua numero 6. Semmai vi capitasse di fare un salto a Philadelphia, al Wells Fargo Center dove i 76ers giocano le partite casalinghe, provate ad alzare lo sguardo verso il tetto e come di consueto vedrete i gagliardetti con i titoli di Conference, i titoli e i numeri ritirati. Soffermatevi sugli ultimi: tra i vari nomi che hanno segnato la storia della città dell’amore fraterno come Wilt Chamberlain, Billy Cunningham e Charles Barkley ce n’è un altro, con la casacca numero 6, che si faceva chiamare Dottore.

La storia di Doctor J inizia nella seconda metà degli anni ’60, quando frequenta ancora il liceo a Roosevelt, un sobborgo di New York. Dopo l’ennesima sua brillante prestazione in campo un commentatore lo intervistò e gli disse che non sapeva più come definirlo, Erving prese il microfono e rispose: “Call me Doctor”. Chiamatemi Dottore e così fu, tant’è che quando finì gli studi all’Università del Massachusetts e approdò all’allora ABA con i Virginia Squires nella maglia di allenamento dietro c’era scritto Dr. J. Dopo due stagioni da assoluto protagonista con Virginia torna a casa sua, a New York, con i Nets con cui vincerà due campionati ABA in tre anni e darà il via al movimento che creerà poi la attuale NBA.

Non è stato un giocatore normale, anzi, è stato un giocatore speciale in una epoca veramente unica. I motivi per cui amiamo il basket sono molti: la tensione, lo spettacolo, i vincitori, i vinti, le finali, i buzzer beater, le schiacciate: tutto ciò rende questo sport meraviglioso. Ci sono poi i giocatori che rendono tutto ciò possibile e, soprattutto, c’è qualcuno che nella categoria “schiacciate” ha avuto da dire la sua, qualcuno che ha talmente influito in questo sport al punto che, qualche anno dopo, un certo Michael Jordan affermerà “Without him you wouldn’t have me”.

Uno dei suoi talenti migliori, da non trascurare, era la sua capacità di giocare di squadra. Non a caso i Sixers, che prima del suo arrivo stavano vivendo uno dei periodi peggiori della loro storia, nel 1977 tornano in finale NBA, riuscendo a battere in finale di Conference i Boston Celtics, squadra più forte di quegli anni, dove però vengono sconfitti dai Portland Trail Blazers, vanificando così un vantaggio iniziale di 2-0 nella serie. Il successo di Dr. J non si limitava semplicemente al parquet: scarpe con il suo nome, spot pubblicitari, apparizioni in TV rendevano Erving uno dei giocatori più amati dell’intera lega. La sua faccia simpatica e i suoi capelli afro erano su tutti i manifesti pubblicitari delle grandi città, cosicché anche chi non fosse appassionato di basket, potesse avere l’occasione di apprezzarlo.

Ovviamente però il successo principale era quello sul campo: dopo aver perso di nuovo le Finals, nel 1980, contro i Lakers, nel 1980/1981 visse la sua stagione personale migliore, vincendo l’MVP e trascinando i suoi alle Finals, dove però, di nuovo, vennero sconfitti dai Lakers. Dopo quella bruciante sconfitta, la dirigenza di Philadelphia si rese conto che con Erving in squadra si doveva vincere un titolo, ma si rese anche conto che per rendere ciò possibile mancava un tassello. Questo tassello arriva nell’offseason ’81 e si chiama Moses Malone. Erving-Malone rappresenta tutt’oggi uno dei duo più forti della storia. Grazie a questi due Philadelphia riesce a conquistare il suo primo titolo, battendo i soliti Los Angeles Lakers, con un secco 4-0. Dopo la vittoria del titolo Erving pensò al ritiro, a 33 anni non si sentiva più in grado di compiere le gesta che lo avevano reso uno dei più forti. Dopo qualche ripensamento decise di continuare a giocare ma il calo fisico fu evidente, e con lui non più eccelso anche la squadra ne risentì, abbandonando la nomea di favorita ad ogni inizio stagione.

Nel 1987 decise di chiudere la carriera, con un farewell spettacolare. La sua vita al difuori del basket è stata caratterizzata da un rapporto extraconiugale che ha portato alla nascita di una bambina con la quale ha allacciato i rapporti solo 15 anni più tardi, ha ispirato un’intera generazione di rapper con i suoi modi di fare molto “di strada” (Dr. Dre gli deve il soprannome), è diventato anche un grande imprenditore. Insomma ancora oggi si sente spesso parlare di Erving, d’altronde è stato sicuramente uno dei giocatori più forti della storia e sicuramente, come dice MJ, chissà che basket sarebbe stato senza Julius Erving.

 

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