È tempo di bilanci per la Western Conference Nba 2017/2018. Per prepararci al meglio all‘abbuffata di partite natalizie del massimo campionato di pallacanestro americana, la redazione di Sportface.it ha deciso di dare un primo giudizio sulla nuova annata, giunta oramai al completamento del primo quarto di stagione regolare.
Le aspettative sul terribile tabellone di squadre che si presentavano ai blocchi di partenza del girone ovest erano altissime alla vigilia, e sono state confermate soltanto in parte. Il grande sbilanciamento tecnico a favore di questa Conference rispetto al girone est è stato disatteso per lasciare spazio ad un equilibrio più marcato di quanto pronosticabile.
A dominare restano i detentori dell’anello in carica, i Golden State Warriors, che però non hanno cannibalizzato la concorrenza come temuto da molti. Anzi, a tenere il loro passo indiavolato ci sono gli Houston Rockets di James Harden e Chris Paul.
Ecco i nostri voti alle squadre della Western Conference, raggruppate per Division di appartenenza:
NORTHWEST DIVISION
DENVER NUGGETS (Coach Mike Malone): voto 7
Dopo la rifondazione estiva culminata con l’addio di Danilo Gallinari non era scontato che i Denver Nuggets riuscissero a raggiungere l’agognato posto ai playoff troppe volte sfuggito in passato. Ad ora l’obiettivo è raggiunto grazie al momentaneo sesto posto in classifica.
Il segreto sta nella coralità del gioco offensivo (sesta squadra dell’intera lega per numero di assist) e nell’atletismo a rimbalzo (sesta squadra dell’intera lega per numero di rimbalzi catturati) voluti da coach Malone.
La stella Nikola Jokic viaggia in doppia-doppia di media con 16 punti, 10.3 rimbalzi e 4.5 assist a partita ma l’equilibro nella produzione offensiva è segnalato da un dato incontrovertibile: cinque giocatori viaggiano a quindici punti di media a partita, nessuno oltre i venti (dai 16.1 di Harris, ai 15 di Barton e Murray). Tante soluzioni, nessuna prima donna: Denver può continuare a stupire.
MINNESOTA TIMBERWOLVES (Coach Tom Thibodeau): voto 7
Minnesota è attesa dalla prima vera stagione da big dopo anni di anonimato. L’obbligo di centrare la post-season dopo una faraonica campagna di rafforzamento estiva ha proiettato i Timberwolves in una nuova dimensione, alla quale sembrano ancora doversi abituare. Il quarto posto solitario non soddisfa a pieno critica e tifosi, ma rimane il miglior risultato degli ultimi anni per i giovani “Lupi”.
L’arrivo di Butler ha evidentemente aumentato le bocche da fuoco a disposizione di coach Thibodeau tanto che i Wolves sono l’ottava squadra dell’intera lega per media-punti segnati a partita. Il problema resta invece il solito: i punti concessi agli avversari (diciassettesimo posto). Riuscire ad assemblare una squadra che ha cambiato molto non è facile per l’ex allenatore dei Bulls, sopratutto quando si tratta di amalgamare i giovani talenti con i grandi veterani presenti nel roster.
Dopo un iniziale periodo di rodaggio, Butler con il mese di dicembre sembra essersi preso i galloni di leader della squadra: 20.2 punti a partita, 5.5 rimbalzi e 4.7 assist. Il talento di Karl-Anthony Towns, invece, sembra sempre essere in procinto di sbocciare davvero per poi deludere le aspettative. Il giovane centro continua ad avere evidenti limiti tecnici in fase difensiva, ma ha comunque numeri importati: doppia-doppia di media a partita (20.7 punti, 11.6 rimbalzi).
PORTLAND TRAIL BLAZERS (coach Terry Stotts): voto 6,5
La solita partenza in sordina non ha impedito a Portland di occupare quel posto virtuale ai playoff al quale ha abituato con costanza i propri supporters.
La grande qualità dei Blazers sta nella fase difensiva architettata da coach Stotts. Portland è la quarta squadra nella lega per numero di punti concessi in media a partita agli avversari. Numero che va a braccetto con l’ottimo approccia a rimbalzo (settimo posto), ma che rivela la coperta corta in fase offensiva: poco più di 100 punti a partita, ventitreesimo posto complessivo.
Il duo Lillard-McCollum assorbe gran parte della pericolosità dei Blazers tanto che con 25.2 e 20.8 punti a partita occupano l’ottavo ed il ventunesimo posto nella classifica dei migliori giocatori per statistiche individuali dell’intera Nba.
OKLAHOMA CITY THUNDER (Coach Billy Donovan): voto 6
Dopo un pessimo avvio di stagione, gli Oklahoma City Thunder di coach Billy Donovan sembrano finalmente aver trovato la quadra e grazie ai sette successi nelle ultime dieci partite sono risaliti in classifica sino ad occupare il quinto posto in classifica con il record di 17-15.
Rispetto allo scorso anno Russell Westbrook ha accentrato molto meno il gioco della squadra, visto l’arrivo di altri due big come Carmelo Anthony e Paul George. Il lavoro migliore, a sorpresa, è stato fatto in difesa: terzo posto assoluto per punti concessi di media a partita. L’applicazione nel proprio pitturato, però, ha portato ad abbassare la media di punti realizzati: dai 106.6 dell’annata 2016/2017 ai 102.6 di quest’anno.
Nonostante la diminuzione di possessi gestiti e conclusi in prima persona, Westbrook rimane il leader della franchigia con una impressionante media di 23.5 punti, 9.5 rimbalzi e 9.9 assist a partita. In netta lievitazione anche le prestazioni di Paul George divenuto secondo miglior realizzatore di squadra con 19.7 punti di media.
UTAH JAZZ (coach Quin Snyder): voto 5
L’addio di Gordon Hayward ha lasciato strascichi in quel di Utah. Senza il leader dal punto di vista offensivo della scorsa stagione, i Jazz stanno faticando enormemente a confermarsi. Il quinto posto assoluto centrato lo scorso anno sembra una chimera così come l’entrata in post-season.
Le ragioni della parabola discendente sono da ricercare nell’incapacità di aver trovato nel roster un altro potenziale all-star. L‘assenza forzata dal campo a causa di problemi fisici di Rudy Gobert ha poi acuito le difficoltà di Utah in attacco. Nonostante ciò, la difesa resta una garanzia: quarto posto nella lega per punti subiti.
Il miglior realizzatore della squadra è Rodney Hood con 18 punti di media a partita, ma il rilancio dei Jazz passa anche dall’inventiva di Ricky Rubio. Lo spagnolo è chiamato a migliorarsi per dimostrare di poter reggere le chiavi del gioco di una squadra Nba. I suoi numeri non sono esaltanti sin qui: 11.8 punti e 4.8 assist di media nonostante la partenza in quintetto sono poca roba.
SOUTHWEST DIVISION
DALLAS MAVERICKS (Coach Rick Carlisle): voto 4,5
Ultimo posto nella Western Conference per Dallas, che è in piena ricostruzione e punta ad una stagione senza aspettative per far crescere i propri giovani.
Nonostante l’assenza di leader, ad eccezione del totem Nowitzki, i Maveriks hanno una buona compattezza di squadra come segnalato dall’ottava difesa della lega. Il tallone d’Achille è rappresentato dalla limitate scelte offensive a disposizione di coach Carlisle che portano ad una misera media di 99.8 punti a partita.
Dopo l’eccellente Summer League, il play Dennis Smith Jr. sta confermando buoni numeri anche in regular season con 14 punti e 4 assist di media a partita, ma conferma di non poter già rappresentare un uomo franchigia. Buono anche il contributo dell’altro next-gen Matthews (11.9 punti di media), anche se il leader tecnico resta Harrison Barnes con 18.6 punti e 7 rimbalzi a partita.
HOUSTON ROCKETS (Coach Mike D’Antoni): voto 9
Aver il miglior giocatore in termini realizzativi della lega ed il secondo posto in classifica sono il segnale del grande lavoro di D’Antoni a Houston. L’innesto di Chris Paul ha contribuito a rendere ancor più letali gli schemi offensivi dei Rockets oltre ad esaltare e non oscurare il talento di James Harden.
I numeri sono eloquenti. Con 115.4 punti di media Houston è la seconda squadra più prolifica del campionato, ma bisogna ancora migliorare in fase difensiva. Il quattordicesimo posto per punti subiti è l’unico segnale a destare preoccupazione nelle rinvigorite speranze di vittoria finale.
La stagione di James Harden, sinora, è semplicemente da incorniciare: 32.5 punti e 9 assist di media a partita sono quanto di meglio offerto sui parquet americani. Non bastasse il “Barba”, anche le prestazioni di Chris Paul dopo il rientro dall’infortunio sono spaziali: 17 punti, 9 assist e 5.4 rimbalzi a partita. La crescita di Capela sotto le plance (doppia-doppia di media con 14 punti e 11 assist) e la conferma di Eric Gordon come miglior sesto uomo in circolazione (19.5 punti di media) sono la ciliegina sulla torta.
MEMPHIS GRIZZLIES (Coach David Fizdale): voto 4,5
Pessimi numeri offensivi costano a Memphis un triste penultimo posto in classifica. Si tratta di un’inconsueta annata di transizione per i Grizzlies, che hanno completamente modificato il loro assetto di gioco ed hanno bisogno di tempo per assorbire i nuovi dettami di coach Fizdale. Ottenere un buon piazzamento nelle pick per il prossimo draft sembra essere l’unica preoccupazione, anche a costo di qualche sconfitta di troppo.
Memphis è la penultima squadra per punti segnati nella lega (96.6 a partita). Dietro al trio Marc Gasol-Evans-Conley sembra esserci il vuoto. Unica consolazione il quinto posto per punti subiti a partita.
NEW ORLEANS PELICANS (Coach Alvin Gentry): voto 6
Solita storia in casa Pelicans. Il grande potenziale offensivo non trova copertura sull’altro lato del campo, dove si subiscono troppi punti. L’ottavo posto virtuale vale la la post-season, che rimarrà comunque in bilico sino all’ultimo.
I numeri sono più che confortanti: quinto posto per punti segnati e terzo per assist realizzati. La difesa, però, è un problema sanguinoso: soltanto ventiseiesimo posto su trenta per punti subiti.
La coppia Cousins-Davis si conferma il front-court più performante della Nba, capace di viaggiare costantemente con la doppia-doppia di media. Boogie segna 26.2 punti e cattura 12.2 rimbalzi a partita, mentre Davis segue con 25.2 punti e 10.5 rimbalzi. La presenza di Rondo in squadra è fondamentale in termini di assist: 7.6 a partita dal suo ritorno dopo un mese e mezzo di infortunio.
SAN ANTONIO SPURS (Coach Gregg Popovich): voto 7,5
Si può fare a meno del proprio miglior giocatore e rimanere comunque ai vertici della Western Conference più competitiva degli ultimi anni? Per San Antonio la risposta è evidentemente sì.
Senza Kawhi Leonard per gran parte di questo inizio di stagione, Greg Popovich ha alzato le barricate nel pitturato consegnando le chiavi della squadra a Lamarcus Aldridge. Nessuno subisce meno degli Spurs, che hanno la migliore difesa della lega e l’ottavo posto per rimbalzi conquistati.
Nella perfetta coralità degli incastri offensivi di coach Pop spiccano i numeri di Aldridge: 21.9 punti e 8.3 punti a partita. Ai playoff servirà anche altro, ma per ora meglio di così era difficile fare. Inoltre il ritorno di Tony Parker amplia a dismisura le alternative in cabina di regia: il francese è già il miglior assist-man della squadra (4.6 di media).
PACIFIC DIVISION
GOLDEN STATE WARRIORS (Coach Steve Kerr): voto 8,5
Semplicemente i migliori della classe ed una delle squadre più forti di tutti i tempi. La macchina creata da coach Steve Kerr è composta da ingranaggi perfetti ma ci sarà da sudare per mantenere la vetta della Western Conference contro gli Houston Rockets.
È proprio questa la notizia: i Warriors hanno un’avversaria all’altezza in regular season. In ogni caso i numeri di squadra sono pazzeschi: primo posto per punti segnati ed assist confezionati, quinto per rimbalzi catturati.
Leader di franchigia in termini di punti si conferma Kevin Durant con 26.6 punti di media, seguito a ruota da Steph Curry con 26.3 e Thompson con 20.8 per un totale di ben tre giocatori capaci di assicurare ogni sera più di venti punti a partita. A tutto ciò si aggiunge Draymond Green che sfiora la tripla doppia di media con 10 punti, 7.3 rimbalzi e 7.3 assist.
LOS ANGELES CLIPPERS (Coach Doc Rivers): voto 4,5
La perfetta media tra il 10 da assegnare alla sfortuna che ha falcidiato di infortuni la squadra di Rivers ed il 6 politico per il modo in cui è stato affrontato il periodo nero.
Gli infortuni che a ruota hanno colpito Danilo Gallinari, Blake Griffin, Milos Teodosic e Patrick Beverley lasciano un roster impoverito e ridotto all’osso, incapace di competere per un posto ai playoff. Se si considera che quattro dei primi cinque realizzatori della squadra sono ai box o hanno terminato da poco la fase di riabilitazione come Lou Williams i margini per sognare sono davvero esigui.
A far sorridere è la solita statistica monstre di De Andre Jordan a rimbalzo: 15.2 a partita.
LOS ANGELES LAKERS (Coach Luke Walton): voto 6
L’obiettivo della stagione, nonostante si sia da poco completato il primo quarto di partite da disputare è già centrato. Le giovani leve stanno ridando lustro alla franchigia giallo-viola che dall’anno prossimo sarà oggetto del desiderio per molte super star. Non si disputeranno i playoff, ma è tornato l’appeal in casa Lakers.
I numeri sono più che confortanti: terzo posto nell’intera lega per rimbalzi conquistati e settimo per assist vincenti. Nonostante Lonzo Ball non si sia rivelato da subito giocatore capace di incidere in maniera netta in Nba, il play scelto con il numero uno all’ultimo draft è primo in squadra in questi due fondamentali (7 rimbalzi e 7 assist in media a partita).
I due top scorer, invece, sono Kyle Kuzma (17.7 punti di media) e Brandon Ingram (16 punti di media): altri due giovani su cui costruire un ridente futuro.
PHOENIX SUNS (Coach Earl Watson): voto 5,5
Con l’infortunio occorso alla star della franchigia, Devin Booker, il campionato dei Suns non ha nulla da offrire se non dare minuti ed esperienza ai tanti giovani presenti nel proprio roster.
Guardando le statistiche spicca il dato dei rimbalzi catturati, in cui i Suns sono addirittura al quarto posto nella lega. Gran parte del merito è da attribuirsi alla coppia Alex Len-Tyson Chandler che hanno una media di nove rimbalzi a partita. Prima dell’infortunio, Booker stava viaggiando a numeri da record in carriera con 24.3 punti di media (tredicesimo marcatore nella lega) e 4 assist. La dirigenza Suns sfrutterà questa annata per capire su chi continuare ad investire e chi salutare in vista della prossima stagione.
SACRAMENTO KINGS (Coach Dave Joerger): voto 5
La classica annata di rodaggio per i Sacramento Kings, che dopo una serie di stagioni con ambiziosi progetti tecnici poi falliti hanno deciso di ripartire dai giovani. Il roster integrato con un paio di giocatori esperti con Zach Randoplh e George Hill nei ruoli di chioccia non ha dimostrato di poter avere particolari ambizioni.
Dietro a Zibo (Zach Randolph, ndr) che domina nelle statistiche individuali di squadra sia in termini di punti segnati a partita (15.9) che di rimbalzi catturati (7.1) provano a farsi spazio Buddy Hield (12.3 punti di media) e Cauley Stein (10.4 punti di media). Abbastanza deludente l’impatto di Bogdan Bogdanovic con la Nba: dieci punti e 2.4 assist a partita.