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La serata più piena dell’All-Star Weekend di NBA 2019: il divertimento non è mancato, tantomeno le sorprese, rappresentate dai nomi dei vincitori; è stato un ottimo antipasto in vista della portata principale di domani notte, dove le vere stelle saranno tutte sullo stesso parquet.
SKILLS CHALLENGE – Vince Jayson Tatum che va a segno da metà campo grazie a un bank shot decisamente non dichiarato e disperato. Il numero dei Boston Celtics passa in finale contro Trae Young, trovando il bersaglio decisivo mentre l’avversario lo aveva decisamente battuto sul tempo. Niente vittoria per Luka Doncic, designato da molti come il favorito. Sono stati otto i partecipanti a questa “competizione” (vista, giustamente, bonariamente anche dagli stessi giocatori): tabellone tennistico in cui la sorte ci ha regalato uno scontro tra lunghi balcanici come Nikola Jokic (che alla domanda “Qual è la cosa più complicata dello Skills Challenge?” ha risposto “Correre”) e Nikola Vucevic e testa a testa tra velocisti come De’Aaron Fox, Kyle Kuzma, Mike Conley e i tre giocatori già citati. In semifinale lo scontro più interessante è quello tra i due migliori rookie di questa stagione: Doncic contro Young, con il talento degli Hawks che parte forte tanto da “lanciarsi” durante la fase di palleggio per guadagnare tempo. Al posto di palleggiare Young infatti guadagnava tempo auto-servendosi in avanti: il playmaker di Atlanta non ha sicuramente preso seriamente la gara, ma perché partecipare per perdere? L’ex MVP del Real Madrid a quel punto prende un po’ di tempo, visto che durante il primo turno avevano conquistato l’accesso alla seconda fase paradossalmente tutti i ritardatari, provando il tiro da centrocampo per anticipare l’avversario già presente sull’arco: la sua conclusione finisce poco lontano dal bersaglio, mentre Young brucia la retina e si prende la finale contro Tatum. A quel punto resta da giocarsi la sfida contro il talento di Boston, che non sbaglia il passaggio dal petto ma resta indietro rispetto a un velocista difficile da inseguire come il rookie degli Hawks. Il numero 0 dei Celtics pensa a Doncic e al turno precedente, provandoci anche lui con un’improbabile conclusione da dieci metri. Young ha sbagliato il primo ed è già pronto a godersi al vantaggio per fare un secondo tiro, ma da molto lontano arriva un pallone quasi in contemporanea con il suo che trova il fondo della retina. È quello scagliato da Tatum da lontanissimo, che si prende così il premio di vincitore, prontamente dedicato alla madre durante le interviste di rito sollevando il trofeo. Visto quanto successo, l’anno prossimo potrebbero inserire il canestro dal lontano come ulteriore aggiunta allo Skills Challenge: qualcuno ha già dimostrato di poterlo segnare, in una Skills Challenge che assomiglia sempre di più a una Shooting Challenge.
THREE-POINT SHOOTOUT – Sorprendentemente Joe Harris batte Steph Curry nella gara del tiro da tre punti: sia chiaro, la vittoria è sorprendente non perché Harris sia un tiratore malvagio, piuttosto la sorpresa è dovuta alla sconfitta dello stesso 30. Il tiratore dei Brooklyn Nets vince dunque un avvincente testa a testa con il “padrone di casa”, che vince la scommessa familiare con Seth, ma in finale si ferma a un bersaglio dal pareggio nonostante la partenza bruciante da nove canestri in fila.
A Charlotte tutti auspicavano a un testa a testa in famiglia tra Stephen e Seth, ma a metterci lo zampino ci ha pensato il tiratore che (le storie Instagram sono un’ottima fonte) si è allenato tutta la settimana per questa competizione. Joe Harris, alla prima partecipazione in carriera alla sfida nel tiro da tre punti dell’All-Star Weekend, si prende un premio più che meritato chiudendo la prima manche con 25 punti (34 quelli totali, considerando le “moneyballs” che valgono doppio), bissata poi con un giro da 26 (caratterizzata da filotto di undici bersagli consecutivi in finale, che gli hanno spianato la strada verso il successo). Una sfida avvincente e molto combattuta, con quattro dei dieci partecipanti che al primo turno superano quota 20 punti, ovvero la soglia che di solito delimita un buon giro di conclusioni da uno ottimo. Nomi illustri ne pagano le conseguenze, a partire dal campione in carica Devin Booker (autore di 28 punti l’anno scorso, resta quest’anno fuori di un’unghia e lo fa notare con tanto di esclamazione iniziante con “f” a favore della telecamera per raccontare il suo sconforto), oltre a Damian Lillard e anche Dirk Nowitzki: una comparsata quella del tedesco, frenetico nel cercare di arrivare fino in fondo in tempo e spesso impreciso nei suoi tentativi. In finale arrivano oltre al già citato Harris anche Buddy Hield e Steph Curry, che sfiora il record all-time nella prima eliminatoria chiudendo con 27 punti e lasciandosi alle spalle suo fratello Seth (costretto a pagare una scommessa familiare persa malamente). Nella fase conclusiva della sfida inizia Harris, che sbaglia i primi due tiri e poi non si ferma più fino al termine del terzo carrello: un crescendo che porta il tiratore dei Nets a quota 26. Hield paga in parte la pressione e la mano fredda in avvio: contro un avversario del genere infatti basta toppare mezzo carrello e il risultato è ormai compromesso. Resta soltanto Curry, pronto a riprendersi un premio già vinto nella città nella quale è cresciuto. Tutti lo aspettano e il numero 30 degli Warriors non delude: i primi nove tentativi sono tutti a segno e il pubblico è già tutto in piedi. La decima conclusione però scheggia il ferro e gli fa perdere ritmo, mentre la moneyball del terzo carrello balla sul ferro e resta fuori. Curry non perde concentrazione, tira bene fino in fondo ma alla fine all’appello mancano due punti: il totale è 24, colpa di quel pallone che non ne ha voluto sapere di entrare. Alla fine alza le braccia al cielo Harris, che dona il trofeo all’università di Charlotte che gli ha concesso una palestra dove allenarsi negli ultimi giorni. Uno sforzo che ha portato decisamente i suoi frutti.
SLAM DUNK CONTEST – In una gara onestamente non troppo entusiasmante, Hamidou Diallo degli Oklahoma City Thunder si prende il successo con una schiacciata che vale il nome della competizione: vola sopra la testa di Shaquille O’Neal e dimostra (non solo in questa schiacciata) di divere enorme facilità nell’arrivare ben oltre il ferro. Battuta la concorrenza di John Collins, Miles Bridges e Dennis Smith Jr.
Una sfida ad altissima quota in cui il vincitore, anche tramite schiacciati non indimenticabili, ha sempre mostrato il suo potere atletico, ovvero ciò che serve sempre per far sembrare l’esecuzione migliore di ciò che realmente è. Tutti e tre i suoi avversari hanno avuto delle incertezze e dei passaggi a vuoto, in una gara dove la creatività non arriva a livelli celestiali e dove i tentativi per sbattere la palla nel canestro non sono stati sempre pari a uno. Il numero 6 di OKC, invece, è sempre riuscito al primo tentativo a chiudere la sua giocata, piazzando quello che è di gran lunga il momento più spettacolare che resterà più impresso nella memoria degli appassionati: la schiacciata saltando sulla testa di Shaquille O’Neal e fermandosi poi appeso al canestro con il braccio infilato dentro “alla Vince Carter”, imitando la sua schiacciata dello Slam Dunk Contest del 2000 ad Oakland. Un vero e proprio decollo, oltre che a una dimostrazione di come saltare non sia mai un problema se Madre Natura ti ha donato quel fisico.