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Gli anni 70 hanno visto il basket italiano sul tetto d’Europa ed in particolare ha visto l’Ignis Varese raggiungere per dieci anni di fila la finale della Coppa Campioni. In quel decennio non sono state da meno però le altre compagini azzurre in grado di primeggiare in Coppa delle Coppe e Coppa Korac. La genesi della squadra varesina prese forma il decennio precedente, nelle stagioni 60/61 e 63/64 i primi scudetti ma è dal 68 che il sogno della città giardino prende vita. Inaspettato lo scudetto 68/69 vinto ai danni di Milano, nella stagione 69/70 arriva in panchina Coach “Aza” Nikolic che al primo anno fa quello che oggi chiameremmo “triplete”; domina in campionato precedendo il Simmenthal Milano, vince la Coppa Italia e soprattutto sale sul tetto d’Europa battendo 79-74 il CSKA Mosca di coach Armenak Alačačjan e del futuro campione olimpico Sergej Belov.
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Alle porte della stagione 70/71 Varese per confermarsi su tutti i fronti prova ad allungare il proprio organico, ingaggiati Ivan Bisson e Paolo Polzot per dar fiato ad Ossola e Rusconi. Nonostante un budget risicato invece ha provato a rinnovarsi ulteriormente l’Olimpia Milano che decise di ingaggiare però un solo straniero, Art Kenney arrivato dal Le Mans tra lo scetticismo generale del pubblico meneghino. Prima della partenza anche Forst Cantù e All’Onestà Milano speravano di poter dire la loro ma termineranno la stagione al terzo e quarto rispettivamente con sei e dieci sconfitte. Ignis e Simmenthal hanno tutt’altro ruolino di marcia tant’è che a fine campionato si trovano appaiate a pari punti e con una sola sconfitta, frutto degli scontri diretti. A Masnago netto 71-58 per Varese mentre a Milano la squadra di coach Rubini vince 73-72 (con polemiche sul finale). Come già successo nelle stagioni 61/62 e 65/66 lo scudetto sarebbe dunque stato assegnato in uno spareggio tra le due potenze lombarde.
Varese-Milano, ormai diventata garanzia di spettacolo il 3 aprile 1971 al Palazzo dello Sport di Roma registra la bellezza di 13.312 spettatori paganti per un totale di 15.000 presenze ed un incasso record di 21,82 milioni di lire. Con 1380 punti subiti i campioni d’Italia in carica si presentano alla sfida come miglior difesa del campionato mentre con 1845 punti realizzati – contro i 1805 dei rivali – Il Simmenthal da il miglior attacco d’Italia anche grazie ai 138 punti segnati nel match dell’ultima giornata contro Udine che certa della salvezza non aveva nulla da chiedere al campionato. Quando parte la sfida si ripropongono dinamiche già viste nell’annata precedente ed in stagione a Masnago, l’Ignis difende ossessivamente e ne risente subito la squadra milanese che dopo aver toccato il meno venti rientra negli spogliatoi sotto per 39-21. Particolarmente brillante la partenza di Raga, il messicano firma 17 punti prima che la squadra di Rubini riesca a prendere delle valide misure. Al rientro sul parquet calano i ritmi e il canovaccio dell’incontro subisce qualche leggera modifica, a cinque minuti dalla conclusione Meneghin è costretto ad abbandonare il campo per falli e Milano rientrata a -7 vede una minima chance di rimonta ad un minuto dalla fine. Gestisce però senza problemi la squadra di Nikolic che dopo aver preso un largo vantaggio dà fiato ai suoi uomini chiave in vista della finale di Coppa Campioni – poi persa contro il CSKA Mosca in grado di vendicare la sconfitta dell’anno prima – ed ne sono un esempio i pochissimi minuti dati a Raga, straripante nella prima parte di gara. Nella capitale alzano le braccia al cielo i giocatori di Varese che vincendo 65-57 conquista il quinto scudetto della propria storia, il terzo consecutivo.
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