Si è persa un’occasione. Grande, grandissima. Il Preolimpico in casa, con una Nazionale carica di talento e, incredibilmente, priva di infortuni. Non è bastato. Adesso, come da tradizione italiana, scatterà – è già scattata, a dire il vero – la caccia al colpevole. È colpa di Gentile, per quelle due giocate folli nel supplementare e per quell’inquietante -20 di plus/minus in 28 minuti sul parquet. Anzi no, è colpa di Belinelli, delle sue penetrazioni a testa bassa quando potevamo ancora portarla a casa. Oppure di Bargnani, incapace di contenere Saric in difesa e di punirlo in attacco.
Ogni visione della cosa può avere il suo senso. Ma se c’è un momento nel quale sarebbe folle sparare sui singoli, è questo. L’Italia ha perso di squadra, e lo ha fatto contro un gruppo, quello croato, che ha saputo leggere alla perfezione ogni singolo momento della “finale” di Torino. Petrovic ha raccolto un team spaesato dopo l’Europeo e l’ha portato a essere insospettabilmente maturo in breve tempo. Ha costruito attorno al talento sconfinato di Saric e Bogdanovic, ha organizzato un sistema in grado di esaltare le abilità di Simon. E, nella serata più importante, ha dato la picconata definitiva alle speranze azzurre con Planinic, gregario di lusso, uomo perfetto per infilarsi nelle pieghe di una difesa italiana tanto aggressiva nei primi tre episodi del Preolimpico quanto ondivaga durante l’esame più importante.
Ma è in attacco che i ragazzi di Messina hanno fatto scena muta. C’è stato il miglior Gigi Datome del torneo insieme al solito Gallinari, uscito dalla partita sul più bello per un quinto fallo che ancora grida vendetta. Ci sono stati, su entrambi i fronti, soprattutto Daniel Hackett e Nicolò Melli. Non può essere un caso, la crescita esponenziale dei due ex Milano, arrivata dopo una stagione fuori dai confini italiani. Verrebbe da farsi alcune domande sul livello del nostro campionato, su quanto possa essere “allenante” rispetto alle altre leghe. È un argomento che meriterebbe un approfondimento a parte, meglio tenersi stretto l’exploit di due ragazzi che saranno una parte integrante del futuro dell’Italbasket.
Se ci sarà o meno anche Ettore Messina ce lo dirà il tempo. Il coach ha dato all’Italia un’indubbia impronta difensiva, ma i problemi nell’altra metà campo sono sotto gli occhi di tutti. Le poche settimane di lavoro a sua disposizione sono un alibi da non trascurare ma era legittimo attendersi qualcosa in più, specialmente per gli squilli di tromba che lo avevano accolto. Anche qui arriverà il giochino del tiro al bersaglio, magari con un occhio alle convocazioni: chi c’era, chi non c’era, chi è stato portato e non ha giocato. Non serve. Ha vinto la Croazia perché ha meritato di vincere, sparare nel mucchio non aiuta più nessuno. Ci sono stati tanti problemi, un ciclo di grandi talenti è stato sprecato e bisognerà ricostruire. Si vince di squadra, si perde di squadra. Sempre.