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DALL’INVIATO A FIRENZE
Un grande spot per il basket italiano, ecco cosa sono state le Final Eight 2019 di Coppa Italia. Agonismo è la parola perfetta per riassumere la quattro giorni di Firenze che superato ogni aspettativa dal punto di vista cestistico. Tanti upset, tante rimonte e tante gare decise alla sirena hanno acceso il pubblico del Mandela Forum. Per una settimana il campo ha messo a tacere le critiche rivolte alla nostra lega per il livello tecnico dei suoi protagonisti perché dove non è arrivata la tecnica questa volta sono arrivati il cuore e l’orgoglio di chi ha giocato per portare a casa il trofeo.
Il commissario tecnico della nazionale Meo Sacchetti ha condotto la Vanoli Cremona al primo successo della sua storia e lo ha fatto al termine della finale contro Brindisi che è stata forse meno intensa rispetto ad altre gare della manifestazione, ma ha modo suo ha comunque saputo regalare emozioni. Da un lato la festa del pubblico lombardo dall’altro il rammarico dei tantissimi tifosi di Brindisi che hanno raggiunto la toscana in occasione di quello che poteva essere un giorno storico. Ad ogni modo va reso onore al tifo pugliese che anche a partita compromessa non ha smesso un attimo di sostenere i ragazzi che sono scesi sul parquet con la maglia dell’Happy Casa.
Tanti meriti però vanno attribuiti alla Vanoli che è stata brava a cogliere un’occasione irripetibile come lo stesso Sacchetti ha affermato in conferenza stampa dopo la vittoria. Un gruppo speciale quello cremonese come testimoniano le parole dei giocatori americani che si sentono dopo pochi mesi parte di un grande collettivo che ha come leader indiscusso Travis Diener. Il classe 82′ all’alba dei 37 anni (da compiere marzo) ha saputo esaltarsi come non mai in una rassegna che lui aveva già vinto nel 2014 con Sassari. Ha permesso ai suoi di cambiare marcia nel debutto contro Varese, ha giustiziato con le sue mani la Virtus Bologna in semifinale e oggi quando la stanchezza si è fatta sentire e le percentuali sono scesa lui si è rimboccato le maniche e ha aiutato i compagni con piccole cose che non possono trovare conferma nei numeri. Alla fine ha vinto la squadra che ha interpretato meglio la competizione e che ha saputo conservare la propria condizione per il lasso di tempo più lungo.
L’ANALISI DELLA FINALE – L’impressione dalla tribuna è Brindisi non sia mai in corsa per vincere la partita contro un’avversaria decisamente più fresca ed efficace. Nel primo periodo la banda di Vitucci resta attaccata grazie alle giocate individuali di Brown che dalla media non sbaglia un colpo, appena l’ex Treviso viene chiamato a sedere la New Basket subisce il break negativo che di fatto crea un gap che si rivelerà incolmabile nel resto della gara. La stanchezza per Brindisi si fa sentire minuto dopo minuto e Cremona fa quello che ha fatto per tutta la settimana di Firenze ovvero far giocar male gli avversari. Ed è così che dopo Moore e Archie di Varese, Martin e Punter della Virtus Bologna, è il turno di Banks e Moraschini che non entrano mai davvero in partita. La Vanoli risponde colpo su colpo e come anticipato questa volta non c’è mai l’impressione che la partita possa finire punto a punto.
L’altra battaglia chiave del match si gioca dai 6,75 m e premia ampiamente la compagine di Meo Sacchetti. Prima del torneo avevamo parlato di come la forza della Vanoli non fosse tanto nelle percentuali quanto nella varietà di giocatori che possono realizzare dall’arco e la finale odierna è l’esatta dimostrazione di quanto detto. I pugliesi invece in avvio hanno cercato poco la soluzione dal perimetro, nel secondo periodo Rush e Chappell hanno provato a cambiare gli equilibri, ma il ferro non gli ha supportati. In più la fisicità del trio Saunders-Crawford-Mathiang ha sfiancato una squadra alla canna del gas dal punto di vista fisico e corta sul piano delle rotazioni. Alla sirena infatti incide anche la panchina, da un lato Ruzzier e Ricci assestano colpi importanti per il successo dall’altro Rush chiude con 0 punti e Walker tira con percentuali scarse. Ad ogni modo nessun rammarico per gli sconfitti che poco più di un anno quando Vitucci prese il comando lottavano per la salvezza. Oggi la squadra ha disputato la prima finale di Coppa Italia nella sua storia ed è in piena corsa per un posto nei playoff di campionato.