Numeri mica da ridere:Â 1668 punti in 172 partite per Raffaella Masciadri, capitano della nazionale femminile e della corazzata Schio. Lontano nel tempo l’esordio del 16 Maggio 2001 in Irlanda (Portogallo – Italia 46-71 ) ma non negli occhi della giocatrice che ha allacciato le sue scarpette per la prima volta con a 10 anni con la Sireg di Lissone. Poi una carriera di vittorie e soddisfazioni:Â 8 scudetti, 7 coppa Italia ed un Eurocup solo a Schio, nel 2004, 2005 e 2008 al sole della California con la maglia delle Los Angeles Sparks.
Grande espressione delle “qualità mentali” che si possono ammirare su un campo di basket, le stesse che a sua detta caratterizzano ancor di più il basket femminile rispetto allo straripante dominio fisico dei maschi. Servirà la sua esperienza per mantenere viva l’attenzione di un gruppo oggi primo nel girone di qualificazione valevole l’approdo ad Eurobasket 2017 e che tornerà in campo non prima del prossimo Novembre nel match contro la Gran Bretagna che potrebbe significare accesso diretto alla competizione continentale, “…della consacrazione definitiva”, parola di Masciadri, parola di capitano, in esclusiva a SportFace.it.
Due vittorie importanti, una più dell’altra, con il Montenegro.
“Abbiamo avuto un raduno a novembre che è stato il primo incontro con Andrea. Abbiamo lavorato bene ed eravamo pronte. Vittoria di valore (con il Montenegro, ndr), soprattutto per via dell’avversario che aveva tante giocatrici di alto livello e che giocano insieme da diverso tempo. Brave a crederci sino alla fine e nei minuti finali viene fuori quello che si ha dentro”.
Tra un alto livello di basket femminile e maschile quale è secondo te la differenza più grande?
“La differenza maggiore sta nel livello fisico, una sorta di surplus che rende certi atleti ad un livello addirittura ulteriore, forse anche troppo oltre. Nel basket femminile certe evoluzioni “fisiche” non si vedono, contano molto di più le qualità mentali”.
Come stai vivendo da “leader” il rapporto con la nuova generazione?
“A Schio ed in Nazionale essendo capitano delle due squadre vivo in maniera forte questa fase di passaggio. Antenne pronte le mie e non ho mai avuto compagne che alzavano la voce ed io stessa sono orientata in questa direzione, cercando di usare gli esempi al posto delle urla. Magari qualche ragazza più giovane non lo comprende del tutto, ma io sono fatta così. Oggi probabilmente servirebbe un po’ più di severità e qualche sana incazzature affinché loro recepiscano del tutto, però nelle due squadre che vivo ci sono ragazze che hanno voglia di ascoltare ed imparare”.
C’è qualcosa che cambieresti?
“La regola che mi piace di meno è quella del possesso alternato, non premia la difesa. Cambierei anche la sanzione del fallo antisportivo in situazione di contropiede, non sono chiare le modalità di applicazione e tra noi giocatrici regna la confusione. In ambito maschile allargherei ulteriormente il campo, sembrano dieci “mostri” in una stanzetta”.
Eurobasket 2017, come arriva la nazionale femminile?
“In un anno per noi cambieranno ancora le cose, strano dover disputare altre partite tra otto mesi (novembre, ndr). La nostra squadra però è costruita per il futuro e la Federazione ha strutturato questo gruppo in questa direzione, deve essere l’Europeo della consacrazione definitiva”.
Come vedi invece la nazionale maschile e come valuti il ritorno di Messina?
“Si sente l’entusiasmo e non sarà facile, hanno tutte le carte in regola a patto che giochino insieme. Messina porta in più un bagaglio difensivo capace di fare la differenza anche perché di talento offensivo ce ne è davvero tanto. Ci saranno pochi giorni per prepararsi e forse per il tipo di allenatore che si siederà sulla panchina servirebbe ancora più tempo, ma chi non ne vorrebbe sempre più? Da giocatrice invece dico che meno tempo c’é e meno tempo si ha per pensare”.