Sembra passato già molto tempo dalle Final Eight di Coppa Italia ma la realtà è che sono trascorsi non più di cinque giorni dalla manifestazione dello scorso week end che in quel del Mediolanum Forum ha visto tornare Milano ad alzare il trofeo dopo più di vent’anni.
Manifestazione di cartello ed inevitabilmente cartina tornasole dello “stato di salute” di un movimento, quel che ne rimane è un miscuglio di strane e controverse sensazioni che attraversano in maniera del tutto trasversale il lato tecnico e socio/emotivo di tre giorni dedicati interamente alla pallacanestro, aprendo ancora una volta una necessaria fase di riflessione per un movimento che ha bisogno necessariamente di una svolta.
Dati d’ascolto. Quattro partite il primo giorno (quarti di finale), due il secondo (semifinali) ed una (la finale) nel giorno conclusivo, la domenica. 68.112 i telespettatori che hanno dedicato il loro tempo al basket italiano, circa 22.704 al giorno, 9.730 a partita. I contatti netti della partita tra Vanoli Cremona e Banco Di Sardegna Sassari i più alti del secondo trofeo stagionale: 596.344 (1,05% di share), 522.957 (0,56% di share) quelli della finale tra Milano ed Avellino.
Il lato tecnico. L’Olimpia Milano ha vinto con la difesa, elemento in più all’interno di un gruppo più “solido”, “maturo” e semplicemente forte sia negli interpreti che nella bacchetta: non a caso a dirigere l’orchestra un maestro come Jasmin Repesa. Non è un caso nemmeno che il miglior giocatore della manifestazione sia Rakeem Sanders, fisicamente e tecnicamente un giocatore di ben altra categoria. Una sorta di Draymond Green all’italiana con tutte le differenze del caso ma in grado di ricoprire tre se non quattro ruoli completamente e che per statura corporea, incontenibile. Menzione d’onore anche per Bruno Cerella, protagonista di un recupero lampo che lo ha visto in meno di ventiquattro ore rientrare in campo nonostante un intervento al menisco. Provocazione: perché non pensare ad un campo neutro per manifestazioni di livello nazionale?
Avellino rappresenta la speranza di questo campionato insieme ad una Reggio Emilia arrivata dopo un periodo burrascoso agitato dagli infortuni e da una Trento che se dovesse riuscire a dare continuità sarebbe una storia da far vivere e raccontare agli appassionati del futuro prossimo. Rimanendo alla stretta attualità i campani di Pino Sacripanti sono per compattezza tecnica e per alternative “pronte” nel roster la vera rivale della squadra di Giorgio Armani, supportati da un pubblico che ha saputo riempire ed animare la curva a loro riservata.
Cesare Pancotto con la sua Cremona è la risposta ad un movimento sempre più legato ai valori in un periodo di ristrettezza economica. Italiani, non per forza i migliori per valore assoluto ma i migliori in un determinato contesto, sempre più termine chiave nelle dinamiche stagionali delle formazioni del nostro paese. Il canestro di Cazzolato il manifesto ideologico di ciò, la stagione di Mian la conferma, Washington l’arma in più.
Se un discorso simile si può fare con la Pistoia di un tanto emergente quanto deciso Vincenzo Esposito, non vale lo stesso per Sassari, delusione di questi tre giorni se non dell’anno. Identità difficile da capire e trovare in una stagione totalmente sbagliata che svia dal percorso e dalla storia che ha contraddistinto i sardi nella loro “salita” dalle serie minori. Nell’ultimo possesso, nella mancanza di comunicazione tra panchina e squadra e nella conferenza stampa post-partita l’istantanea di una stagione da raddrizzare per non dimenticarla del tutto, la presenza di Meo Sacchetti sugli spalti avrà causato sussulti emotivi ai tifosi di casa Dinamo, allo stesso modo delle giocate di David Logan, campione al quale il campionato italiano dovrebbe un ringraziamento.
Intrattenimento. Gli spalti dietro ai due canestri quasi del tutto vuoti, intrattenimento e marketing quasi, se non del tutto assenti, elementi che prima degli altri balzano all’occhio. E’ vero che la primavera è ancora lontana ma il sole che ha illuminato e riscaldato il capoluogo della Lombardia (salvezza nelle pause del primo giorno tra una partita e l’altra) facendo pensare a tutto meno a che all’inverno, non è bastato a far librare i cinguettii e le parole rispettivamente degli utenti di Twitter e Facebook. E’ mancato uno spazio esterno di intrattenimento, sia fuori che dentro i cancelli del Mediolanum Forum in cui “bagarini” (fuori) e bottiglie con il tappo ed accendini ritirati (interno) erano le foto che colpivano l’attenzione dei presenti. Forse troppo solo lo stand di vendita delle magliette ufficiali (in vendita a 10 euro) dell’evento incastonato dietro una dei settori dell’impianto ed il disegnatore delle stesse, incaricato di spararle con un cannone verso i diversi settori, idea moderna invece i giochi tra un tempo e l’altro negli intervalli di basket giocato.