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La Vanoli Cremona aveva cominciato l’anno con un obbiettivo specifico, salvarsi. Un po’ poco, ma senza dubbio onesto dopo l’annata precedente che l’aveva vista come la squadra peggiore della Serie A1, di fatto retrocessa in A2 prima dell’esclusione per inadempienze economiche della Juve Caserta, consentendo quindi alla Vanoli di restare nel massimo campionato. Una vera fortuna per la squadra lombarda, che ha saputo sfruttare l’occasione per rinforzarsi non solo con giocatori nuovi ma anche con un nuovo coach, Romeo Sacchetti.
Il resto è ormai storia, la squadra ha cominciato il campionato senza dubbio con una marcia in più, riuscendo a cogliere nel girone d’andata anche risultati di rilievo come le vittorie su Brescia e Avellino. In generale, pur mantenendo qualche difetto, la squadra si è mossa bene spesso vincendo contro le squadre più deboli e regalando qualche exploit contro chi la precedeva in classifica. Il risultato è stata la perfetta parità di bilancio con otto vittorie e altrettante sconfitte al termine del girone di andata, il che ha significato l’accesso con 16 punti al primo grande appuntamento della stagione, le Poste Mobile Final Eight di Coppa Italia 2018.
La manifestazione accoglie ogni anno le prime otto classificate al termine del girone di andata, e quest’anno Cremona ha centrato la qualificazione come ottava testa di serie. Non ci si poteva aspettare di più dalla squadra di Meo Sacchetti che, consapevole della propria forza e dei propri obbiettivi, ha ottenuto molto più di quanto era lecito aspettarsi.
La sua prima avversaria sarà la Sidigas Avellino, squadra già battuta, e sarà bene per la Scandone non sottovalutare questa squadra, che finora ha sorpreso e non sembra volersi fermare.
PUNTI DI FORZA – Sicuramente la squadra si poggia sulle prestazioni di singoli giocatori che da soli hanno dato prova di poter essere i fari a cui si rivolgono i propri compagni. Darius Johnson-Odom e Martin Kelvin sono i due giocatori che spiccano tra tutti gli altri ed ai quali coach Sacchetti si è più spesso affidato nel corso di questa prima metà di campionato. In generale ciò che più sta condizionando in positivo questa squadra è la forte coesione del gruppo, con tanti giocatori che, forse condizionati anche dall’ambiente cremonese, si sentono più responsabilizzati e sono per questo più attenti alla gestione della palla. Se si guardano le ultime uscite della squadra non si può infatti rimanere indifferenti di fronte agli ottimi risultati raggiunti dopo i primi mesi di ambientamento. Cinque vittorie ed una sola sconfitta, contro Milano all’ultimo battito, testimoniano la crescita di questa squadra soprattutto a livello mentale.
PUNTI DEBOLI – Come detto, nessuno quest’anno si aspettava l’immediata qualificazione alle Final Eight. Questa stessa sorpresa potrebbe aver colpito anche i giocatori e l’ambiente societario, che di punto in bianco si ritrova a dover fronteggiare un tale impegno che a inizio stagione non era pronosticabile. Fa sicuramente piacere, ma arrivarci così con un roster non molto ampio potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Oltretutto la dipendenza che Cremona fino a qui ha dimostrato verso i due giocatori sopracitati potrebbe mettere sotto una pressione negativa l’intera squadra, costretta ad elevare il proprio gioco conscia che potrebbero anche non arrivare i guizzi vincenti di Martin e Johnson-Odom. Non che gli altri membri della squadra demeritino, si è visto infatti nel match contro Cantù che altri interpreti sono in grado di ‘svegliare’ la squadra quando serve, ma è pur vero che contro la stessa Cantù ci sono stati momenti di calo generale dovuti anche dall’assenza in campo dei leader riconosciuti. Coach Sacchetti dovrà quindi esser bravo nel convincere la propria squadra a mantenere un alo livello per tutta la durata di ogni singolo match, a cominciare dalla difficile gara d’esordio contro Avellino.
QUINTETTO BASE
Travis Diener (classe 1982, 185 cm), playmaker: statunitense di nascita ma italiano acquisito, il play di Cremona è stato uno dei giocatori più utilizzati fin qui da coach Sacchetti. Le sue geometrie sono spesso state fondamentali per i suoi compagni, che a lui si affidavano per la costruzione del gioco. Rispetto a Ruzzier, Diener può vantare una propensione maggiore al tentativo da tre punti, soluzione interessante nel caso di stalli durante il possesso, ed una maggior attenzione ai rimbalzi soprattutto difensivi. La sua efficacia risulta evidente quando si tratta di far girare la manovra, e non è un caso se detiene un gran numero di assist.
Darius Johnson-Odom (classe 1989, 187cm), guardia: la guardia statunitense è stato il giocatore più impiegato dall’allenatore fino a questo punto della stagione. Forte della sua stazza, Darius ha dimostrato di poter spesso fare la differenza. Di fatto è lui il faro della squadra, colui il quale si fa spesso carico della responsabilità del leader. Una pedina molto importante che per Romeo Sacchetti è imprescindibile.
Kelvin Martin (classe 1989, 195cm), ala: discorso simile a quello fatto per Johnson-Odom. Uno dei più impiegati nel corso della stagione e per questo spesso e volentieri chiamato a fungere da ancora di salvezza per i propri compagni. Alternandosi con Johnson-Odom, è stato spesso capace di sopperire a qualche mancanza di quest’ultimo. Martin è sicuramente meno esplosivo del connazionale, ma rimane comunque un punto fermo, a cui rivolgersi in caso di necessità.
Landon Milbourne (classe 1987, 201cm), ala: Giocatore imponente, ha dato il suo maggiore contributo in fase difensiva. In attacco non è stato così incisivo fin a questo momento, ma rimane anche in quel settore un giocatore di buona affidabilità, che garantisce una media di circa 10 punti a match che sul lungo periodo possono fare la differenza.
Henry Sims (classe 1990, 210cm), centro: Unico centro della squadra, la sua stagione fin qui è stata caratterizzata da tanti alti e bassi. Ci sono state partite che definire opache sarebbe riduttivo ed altre in cui invece ha stupito per continuità di rendimento in tutto l’arco del match e per buona parte di esso, come contro Cantù nel girone di ritorno. Anche lui non così incisivo in fase d’attacco, si è rivelato piuttosto utile in fase difensiva, quando c’è stato bisogno di andare a chiudere sugli avversari. È stato fin qui il vero jolly di questa squadra, se sarà capace di mantenere un buon ritmo per tutti i quaranta minuti di gioco si potrebbe rivelare una pedina fondamentale, ancor più di quanto non lo sia ora.