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Dopo la dissoluzione della Jugoslavia, il 27 aprile 1992 nasce la Repubblica Federale di Jugoslavia, formata di fatto da Serbia e Montenegro (nome che il paese assunse poi dal 2003 fino all’indipendenza del Montenegro). Questo nome di fatto non fu mai accettato dalla comunità internazionale, ma per un decennio fu mantenuto il nome di Jugoslavia. Prima della guerra, la nazionale di basket si era imposta nel Mondiale 1990 battendo l’Unione Sovietica nella finale di Buenos Aires. Il dream team dell’est al tempo contava nomi del calibro di Drazen Petrovic, Toni Kucoc, Zelimir Obradovic e Vlade Divac.
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Dopo la guerra alla neonata Repubblica Federale di Jugoslavia fu imposto un embargo dal CIO della durata di tre anni. Nel 1995 la squadra tornò a calcare il parquet e fu subito trionfo agli Europei come sarà nell’edizione successiva nel 1997; in mezzo c’è anche l’argento di Atlanta 1996 dopo una finale persa contro gli USA. Il 1998 sarà invece l’anno del ritorno al Mondiale che viene celebrato subito con l’oro ottenuto battendo 62-64 la Russia nella finale di Atene. Ad otto anni di distanza dal successo iridato della vera Jugoslavia è di nuovo presente “Zeljko” Obradovic, questa volta in veste di coach.
Nel 2002 il Mondiale si sposta oltreoceano e si gioca ad Indianapolis, in casa del Team USA, ampiamente favorito per tornare al successo alla vigilia della manifestazione. Per la competizione coach George Karl non va di certo sulle prime scelte offerte dall’NBA, ma il roster come spesso accade, almeno sulla carta resta il più forte del torneo. Rispetto a quattro anni prima la Jugoslavia si presenta con Svetislav PeÅ¡ić in panchina. Sul parquet è la squadra di Dejan Bodiroga e Peja Stojakovic oltre che di un 34enne Vlade Divac.Â
Sugli spalti dell’RCA Dome e del Conseco Fieldhouse è desolante l’assenza di pubblico sugli spalti quando non gioca il team di casa. La Jugoslavia inaugura il percorso nel gruppo A battendo l’Angola 113-63, ma già nella seconda partita cede per 71-69 alla Spagna di Gasol, Calderon e Navarro. La prima fase del torneo viene comunque formalizzata con la vittoria sul Canada con un netto 87-71. Nel mentre il Team USA nel girone C fa en plein, la squadra non regala mai quaranta minuti assoluti di spettacolo, ma quanto fatto basta per larghe vittorie su Algeria, Germania e Cina. La seconda fase della manifestazione prevede invece due gruppi da sei squadre. Nel primo la Jugoslavia ha nuovamente problemi tecnici e perde la prima contro Porto Rico (85-83), salvo sistemare le cose e staccare il pass per i quarti battendo Brasile e Turchia. Dall’altra parte dopo aver vinto su Russia e Nuova Zelanda, arriva il primo K.O per gli Stati Uniti che perdono contro l’Argentina (87-70).
Con la squadra di PeÅ¡ić terza nel girone E – dietro a Porto Rico e Spagna – e gli USA secondi in quello F, si forma il quarto di finale tra i campioni del Mondo in carica ed i padroni di casa, favoriti al successo finale. Al Conseco Fieldhouse il 5 settembre 2002 si gioca a seguire di un imbarazzante Spagna-Germania, questo non tanto per il basket giocato (anzi), ma per il solo migliaio di presenze in una struttura che ne tiene oltre 17.000. Poche ore dopo non andrà tanto meglio ai padroni di casa che giocheranno davanti a poco più di 5mila persone. Sullo sfondo è ben nutrita la rappresentanza jugoslava che alla sirena esplode, il tabellone infatti segnerà 81-78 per gli europei capaci di rimontare un 62-69 quando mancavano solo 5 minuti. Quella di Indianapolis diventa così la notte dei 20 punti di Stojakovic e della doppia doppia di Divac (15 punti e 11 rimbalzi). Questa sconfitta forza i padroni di casa all’umiliazione del torneo per il quinto posto, dopo il successo su Porto Rico arriverà inoltre per mano della Spagna il terzo K.O del torneo che vale un fallimentare sesto posto.
Dalle semifinali emergono Jugoslavia ed Argentina, vincenti nelle sfide contro Nuova Zelanda e Germania. L’atto conclusivo del Mondiale si gioca finalmente davanti ad un pubblico che supera le 17mila presenze. La nazionale sudamericana in campo trova in Ginobili, Sconochini e Noccioni i primi punti di riferimento ed è reduce da un 80-86 tiratissimo contro i teutonici. Il match decisivo si gioca a ritmi altissimi e lo spettacolo è più che godibile, anche per i tifosi neutri rimasti orfani del team di casa. Quella di Indianapolis è la notte di Dejan Bodiroga, il giocatore prossimo al trasferimento al Barcellona, firma 27 punti e guida la Jugoslavia nell’overtime all’84-77 finale. Per chi volesse rivivere le tappe chiave del trionfo jugoslavo, di seguito i match integrali contro USA ed Argentina.
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