Accostando la parola Mondiale all’anno 1970, viene naturale pensare al Messico ed ahi-noi alla sconfitta contro il Brasile del 21 giugno. In primavera però un’altra nazionale azzurra ha provato a giocarsi il titolo iridato, si tratta della squadra della palla a spicchi impegnata in Jugoslavia. La finalista della rassegna giocata tre anni prima, dopo la in finale dall’Unione Sovietica, ospita il primo Mondiale europeo della storia e lo fa nelle seguenti città: Sarajevo, Spalato, Karlovac, Skopje e Lubiana (quest’ultima teatro della fase finale). Fino ad allora la nazionale balcanica era stata bollata come eterna seconda, in ordine infatti sono da aggiungere anche i secondi posti al Mondiale 1963, all’Olimpiade 1968 e all’Europeo 1969. Nel 1961 il paese aveva inoltre già ospitato l’Europeo collocandolo a Belgrado, per questo motivo la decisione di non coinvolgere la città serba nell’occasione iridata.
La formula a 13 squadre prevede tre gironi da quattro nazionali e permette al paese ospitante di partire dalla fase finale di Lubiana. A qualificarsi saranno poi le prime due di ogni raggruppamento che daranno vita insieme alla Jugoslavia ad una inconsueta fase finale a sette squadre. L’Italia prende parte alla terza edizione consecutiva del Mondiale e vola a Spalato per disputare il girone B insieme a Brasile, Canada e Corea del Sud. Si gioca all’Arena Gripe, la nazionale di Giancarlo Primo – subentrato al termine di Nello Paratore al quale ha fatto il vice – debutta contro il Brasile e perde all’overtime con il punteggio di 94-93. Il senatore del gruppo azzurro in Jugoslavia è Ottorino Flaborea, il resto della squadra è molto giovane e tra le sue fila conta un ventenne Dino Meneghin. Non ci sono grandissime aspettative sulla spedizione tricolore, ma la nazionale di tornare a casa con la coda tra le gambe non ne vuole sapere; la prestazione contro i sudamericani lo spiega chiaramente e nelle sfide successive contro Canada e Corea del Sud vengono raccolti i frutti di tenacia ed applicazione difensiva. I due match terminano in favore della squadra di coach Primo con il punteggio di 84-69 e 77-66, valendo il secondo posto nel raggruppamento e l’accesso alla fase finale. Dagli altri due gironi avanzano: Stati uniti d’America, Cecoslovacchia, Unione Sovietica ed Uruguay.
Si va all’Hala Tivoli di Lubiana dove dal 16 al 24 maggio si gioca il girone unico a sette team. Entra nel torneo la Jugoslavia che debutta proprio contro l’Italia vincendo solo 66-63, i locali pagano infatti le ruggini dei giorni precedenti, ma Cosic la risolve con una prova di 27 punti che mette in ombra un Recalcati da 22 punti. Alla seconda uscita slovena è nuova sconfitta con il Brasile, questa volta per 69-59. Nelle giornate successive vittorie contro Cecoslovacchia (89-77) ed Uruguay (76-65) prima del vero colpaccio contro gli USA dei conosciuti Joe Isaac (All’Onestà Milano), Jim Williams (Fides Napoli) e Bob Wolf (ex Simmenthal Milano di Coppa). Il gancio di Bariviera vale il 66-64 finale per gli azzurri che celebrano una vittoria che vale un piazzamento tra le prime quattro. Nell’ultima giornata la sfida contro l’Unione Sovietica vale di fatto la medaglia di bronzo, contro la squadra di Sergej Belov e Zarmuhamedov che due anni dopo avrebbe vinto l’oro olimpico si sfiora l’impresa cedendo di sole quattro lunghezze (62-58). L’Italia chiude dunque con un onorevole quarto posto. L’oro se lo aggiudica la Jugoslavia che rompe la maledizione trionfando nel modo più bello davanti al pubblico di casa, cinque vittorie consecutive ed una sola sconfitta a titolo acquisito contro l’Unione Sovietica che paga le sconfitte precedenti contro USA e Brasile, quest’ultimi secondi classificati.