[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Pochi giorni fa abbiamo sottolineato come Barcellona 1992 nella palla a spicchi non sia stato solo il torneo del Dream Team. Dopo il viaggio nel torneo femminile, torniamo alla rassegna principale e alla favola della Lituania. Nel 1939, quando ancora indipendente, la squadra baltica aveva ospitato e vinto gli Europei. Nel 1992 c’è l’occasione di tornare grandi nel basket, a comporre la rosa quattro dei perni dell’URSS campione olimpica in carica: Arvydas Sabonis, Šarūnas Marčiulionis, Valdemaras Chomičius e Rimas Kurtinaitis. La storia vuole che in quell’occasione fu promessa a loro la cessione a squadre occidentali in caso di vittoria dell’oro e così fu, tant’è che Marčiulionis approdando ai Golden State Warriors divenne nel 1989 il primo lituano in NBA.
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
L’ex Unione Sovietica era presente a Barcellona sotto bandiera Olimpica, come squadra unificata; composta da tutte le ex repubbliche sovietiche ad eccezione di Georgia, Lituania, Lettonia e naturalmente Lituania. La neonata federazione lituana alla vigilia del torneo non aveva soldi per permettere la spedizione dei suoi giocatori, per questo furono i cestisti stessi a raccogliere fondi con un aiuto extra da una band chiamata che disegnò delle particolari magliette con uno scheletro che schiaccia.
La rassegna vede al via dodici squadre divise in due gironi da sei e destino vuole subito Lituania e Team unificato nello stesso raggruppamento. Nel girone la Lituania termina seconda cadendo solo nello scontro diretto contro la squadra unificata, punteggio finale di 80-92. Di ottima fattura le altre vittorie, in particolare quelle su Australia e Porto Rico. Dall’altra parte inutile raccontare il ben noto show degli americani imbattuti nella fase a gruppi davanti alla Croazia. Ai quarti di finale la sfavillante vittoria sul Brasile per 114-96, vale la semifinale contro il Dream Team. A Badalona non c’è storia, 127-76 per il Team USA; ma allo stesso tempo c’è la chance per una medaglia storica.
La finale terzo posto mette i lituani di fronte al team unificato, sconfitto 75-74 dalla Croazia in semifinale. Coach Vlad Garastas negli spogliatoi carica la sfida, per la Lituania un bronzo – specialmente se ottenuto battendo gli ex compagni sovietici – sarebbe storico. In Lituania ancora oggi racconta di un paese intero bloccato per un partita di basket, una partita da “vivi o muori” l’hanno definita alcuni dei protagonisti. Nelle battute iniziali si susseguono i cambi al comando, ma a poco più di un minuto dall’intervallo, i lituani toccano un sostanzioso +10 (28-38) che si riduce a +6 alla pausa (33-39). Ad inizio ripresa Volkov firma il sorpasso (42-43) e da quel momento la partita sarà un testa a testa. Alla sirena però è 82-78 per la Lituania che alla sua prima Olimpiade scrive anche il capitolo più bello della propria storia cestistica. Sul podio sarà iconica la presenza della squadra che invece della divisa di rappresentanza indossa in segno di riconoscimento la maglietta dei Grateful Dead. “La medaglia di Seul è oro, ma questo bronzo è la nostra anima. Non dovremmo mai più spiegare che la Lituania non è la Russia“. Queste le parole su cui concordano coloro che quattro anni prima in Corea del Sud vinsero l’oro con la canotta dell’Unione Sovietica.
[the_ad id=”676180″]