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L’Olimpiade di Barcellona 1992 è quella del Dream Team, la prima assoluta dei giocatori NBA nella rassegna a cinque cerchi è un trionfo che resterà impresso nella storia. Sempre in quei giorni però al Palau Municipal d’Esports de Badalona, andava in scena il torneo femminile. Introdotto nel 1976 a Montreal, la rassegna aveva assegnato l’oro all’Unione Sovietica nelle prime due edizioni e agli Stati Uniti nelle due successive. A Barcellona le americane arrivano con il favore dei pronostici per fare il tris, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica; il pericolo più grande è rappresentato dalla squadra unificata che di fatto comprende tutte le ex repubbliche sovietiche con l’eccezione delle tre nazioni baltiche e della Georgia.
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Al via del torneo otto squadre divise in due gironi da quattro, compare l’Italia, assente da due edizioni dei giochi dopo il sesto posto di Mosca 1980. Le azzurre capitano nel gruppo A con Cuba, Brasile e il Team Unificato. Nell’altro gruppo USA, Cina, Cecoslovacchia e le padrone di casa della Spagna. Le americane, guidate da Theresa Grentz, fino al 1991 avevano tenuto una striscia d’imbattibilità di 42 partite; finita ai Giochi panamericani contro Brasile e Cuba. Alla rassegna olimpica le stelle della squadra portavano il nome di Medina Dixon (Old Dominion) e Clarissa Davis (University of Texas), ma il roster in generale era molto esperto e poteva contare su ben sei delle ragazze che vinsero l’oro a Seul quattro anni prima. La squadra unificata, al netto delle assenze di lituane, lettoni, estoni e georgiane; contava su un organico simile a quello dell’Urss che vinse i campionati Europei nel 1989 e nel 1991. In panchina sempre Evgeny Gomelsky, tecnico che nel 2010 sarà introdotto nella hall fame FIBA e che nel 1998 porterà la Russia all’argento mondiale.
Per gli USA il torneo inizia come deve, le prestazioni delle ragazze sono degne del Dream Team che domina il torneo maschile. Al debutto contro la Cecoslovacchia arriva un netto 111-55, larghissime anche le altre due vittorie contro Cina (93-67) e Spagna (114-59) che valgono il primato nel gruppo B. Nell’altro girone è Cuba ad ottenere il punteggio sebben con punteggi più risicati, al secondo posto la squadra unificata che vola in semifinale; Italia fanalino di coda con tre K.O (le azzurre chiuderanno ultime la rassegna). In semifinale la Cina sorprende Cuba con una prova impressionate, le asiatiche vincono 109-70 e si prendono la finale.
L’altro posto in finale se lo giocano le rivali di sempre, nonostante le ex sovietiche giochino sotto bandiera olimpica. La squadra di coach Gomelsky imbriglia il match con la zona e sui ribaltamenti di fronte attacca i primi secondi del cronometro. Alla pausa lunga le americane seguono 47-41 e nei primi minuti della ripresa sprofondano a -11 (54-43). Non ci stanno però le ragazze a stelle e strisce, un break di 2-13 riapre il match e quando mancano 5’25” da giocare il tabellone indica il 67-67. Nel finale però riemergono l’ex sovietiche, trainate da Nataliya Zasulskaya che già l’anno prima si era trasferita in Spagna per giocare con la maglia del Popular Bàsquet Godella (in Spagna vincerà il campionato ben sette volte). Finisce dunque 79-73 per il Team Unificato che due giorni dopo vincerà l’oro battendo la Cina 76-66, bronzo alle americane.
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