Solo tre volte nella storia dell’Eurolega e dell’ex Coppa Campioni il titolo si è deciso con un derby nazionale. Nelle edizioni 1959/1960 e 1960/1961 due derby sovietici, tra realtà lontane; il primo premia l’ASK Riga contro la Dinamo Tbilisi mentre nel secondo è il CSKA Mosca a trionfare sui lettoni. La terza sfida invece è a tinte tricolore e arriva sulla scia del periodo più vincente in campo internazionale. Dopo il primo trionfo targato Simmenthal Milano nell’annata 1965/1966 è l’Ignis Varese a rubare la scena con una serie di dieci finali consecutive in Coppa Campioni, dalla stagione 1969/1970 a quella 1978/1979 (5 vittorie e 5 sconfitte). Nel 79/80 la Virtus Bologna cede nella finale contro il Maccabi Tel-Aviv mentre l’anno dopo Cantù riporta la coppa in Lombardia vincendo la finale proprio contro gli israeliani.
Arriva dunque la stagione 1982/1983, due italiane al via della Coppa Campioni: la Ford Cantù campione in carica e il Billy Milano reduce dallo scudetto della seconda stella sotto la guida di Dan Peterson. La campagna delle due squadre inizia agli ottavi di finale contro Dudelange ed Eczacıbaşı. I lussemburghesi non danno nessun problema alla squadra di Giancarlo Primo, i turchi invece nel match d’andata si arrendono di sole quattro lunghezze prima di venire sovrastati dalle scarpette rosse nel ritorno. Con dodici squadre rimaste in lizza vanno poi in scena quelli che potremmo definire quarti di finale, Cantù e Milano liquidano Friburgo e Le Mans staccando il pass per il girone da sei insieme a Real Madrid, Maccabi Tel-Aviv, CSKA Mosca e Cibona Zagabria. Facilissimo il funzionamento della penultima fase della competizione, girone all’italiana con andata e ritorno, le prime due classificate approdano in finale. Dopo dieci gare in vetta al gruppo ci sono le due lombarde con sette vittorie e tre sconfitte, sarà dunque derby italiano.
A giocarsi la coppa sono due squadre di livello assoluto. Cantù conta su Pierluigi Marzorati, uomo chiave del trionfo dell’anno precedente, ma non solo. Decisivi fino a quel momento gli americani Wally Bryant e Jim Brewer oltre ai giovani Fumagalli e Bosa. Non è da meno il roster di Milano che al secondo anno di Peterson ha due punte di diamante, Mike D’Antoni e Dino Meneghin ai quali seguono Gallinari, Gianelli e i fratelli Boselli. I presupposti per la grande partita ci sono tutti, i precedenti stagionali sono quattro; tre dei quali a favore di Cantù (i due di campionato 68-65 e 75-77 OT e l’andata del girone di Coppa 69-63). Nel confronto europeo più fresco invece successo meneghino per 71-66.
Il 24 marzo 1983, giorno della finale, 9.000 dei 10.000 posti del Palazzo degli Sport di Grenoble sono occupati da tifosi giunti dall’Italia. Alla vigilia La Gazzetta dello Sport ha annunciato il forfait di Marzorati, mal di schiena e distorsione alla caviglia, sembra impossibile vederlo sul parquet francese, ma alla palla a due lui c’è ed è in quintetto. I campioni d’Europa prendono subito in mano il pallino del gioco, Marzorati è evidente non sia al meglio ma sempre meglio averlo in campo. Prima della pausa lunga il massimo vantaggio di Cantù tocca il +9 (27-18) mentre al rientro negli spogliatoi è 29-22 con i meneghini che limano un paio di punti. Al ritorno sul parquet la Ford dà apparentemente lo strappo definitivo grazie ai due americani che guidano la squadra al +15 (47-32), si aggiunge l’esclusione di Meneghin dopo il quinto fallo, ma è immediata ed inaspettata la replica dei ragazzi di Peterson che fanno 0-10 in tre minuti e tornano in partita con dieci minuti da giocare (47-42). L’elastico si allunga e si accorcia, prima Milano va a -1 (51-50), poi Cantù riprende gap con il ritorno di Marzorati e sulla scia di questo break ad un minuto dalla fine comandano 69-62. Con la coppa praticamente in banca Cantù si spegne mentre Milano trova due liberi di Gianelli e i canestri dei gemelli Boselli per il -1 (69-68). La compagine di coach Primo potrebbe almeno provare a gestire, ma sulla rimessa perde un pallone ai limiti del clownesco e cede il possesso finale ai rivali. Milano ribalta il lato a Franco Boselli, il tiro si infrange corto sul ferro e parte l’invasione di campo con i tifosi di Cantù che possono celebrare uno storico back to back.