[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”10725″]
Dal 1970 alla metà del 1985 le lombarde hanno dominato nei confini italiani e si sono tolte tante gioie in Europa. Da lì a poco però la Scavolini Pesaro si sarebbe inserita nella lotta ed il primo passo verso gli scudetti 1987/1988 e 1989/1990 è stato il trionfo nella Coppa delle Coppe 1982/1983. Dal 1975 il nome dei marchigiani andava in coppia con quello dello storico marchio d’arredamento e nel 1978 arrivò la promozione in A dei biancorossi che oltre ad un quarto di finale in Coppa Korac agguantarono un secondo posto nella stagione 1981/1982 che valse proprio la partecipazione alla coppa vinta in precedenza da Varese, Napoli, Cantù e Milano.
[the_ad id=”248876″]
[the_ad id=”668943″]
Dalla panchina è coach Skansi a tirare le fila della squadra che trova in Kicanovic il leader assoluto. Le altre due stelle della squadra sono l’italo-americano Mike Silvester e il centro jugoslavo Zeljko Jerkov. La squadra è sulla carta ben attrezzata e come da tradizione l’italiana fa il suo ingresso nel torneo dagli ottavi di finale. Trasferta relativamente vicina per i biancorossi che vanno in casa del Lugano, vita facile contro gli elvetici battuti 95-114 all’andata e 104-76 nel match di ritorno davanti al pubblico amico. Negli ottavi di finale è da segnalare la rinuncia dello Stroitel Kiev che lascia passare i magiari del Soproni, nello stesso turno inoltre si mette bene in mostra l’ASVEL Lyon-Villeurbanne che regola agevolmente gli svedesi del Solna.
Nei quarti di finale si procede con due gironi da quattro. Pesaro pesca Barcellona, Den Bosch e Hapoel Ramat Gan nel girone A, dall’altra parte si affrontano invece Soproni, ASVEL Lyon-Villeurbanne, Olimpija Ljubiana ed Inter Slovnaft. Tra le mura amiche Pesaro fa en plein, ma fuori casa cede a Den Bosch e Barcellona. Per il passaggio in semifinale risulta decisiva la vittoria in Israele ottenuta nella prima giornata con il punteggio di 103-105 con 32 punti di Kicanovic e 26 di Sylvester. I marchigiani con 4 vittorie e 2 sconfitte passano il gironi primi grazie alla differenza canestri favorevole con il Den Bosch. Scavolini e Den Bosch, dunque, vanno a comporre la metà del quartetto di semifinale per il girone A, mentre il girone B elegge il Villeurbanne, dominatore con cinque vittorie in sei partite, e l’Olimpia Lubiana. In semifinale Pesaro si rivela troppo forte per gli jugoslavi regolati agevolmente nel doppio confronto (97-78 e 92-107 sempre in favore degli italiani).
La location della finale è suggestiva, Pesaro e ASVEL volano a Palma de Maiorca. Il 9 marzo 1983 si gioca al Palacio Municipal de Deportes, l’ASVEL si presenta con un roster di livello altissimo dove svetta Alain Gilles, uno dei giocatori più forti della storia della pallacanestro francese; insieme a lui temile il duo americano formato da Lawrence Boston e Lloyd Batts. A differenza di altre finali la cornice di pubblico non è delle migliori e sono solo 300 i fortunati che da Pesaro hanno raggiunto l’isola. La squadra italiana parte bene, ma non trova la fuga sui rivali d’oltralpe che restano incollati e alla pausa lunga inseguono di sole due lunghezze (52-50). Nella ripresa però Kicanovic e Sylvester producono l’allungo decisivo che di fatto rende inutili i minuti finali del confronto che vale il 111-99 finale. Pesaro ottiene così il primo e unico trionfo europeo della propria storia.Â
[the_ad id=”676180″]