“Questo processo nasce zoppo, senza documentazione”. Lo ha dichiarato Giulia Bongiorno, avvocato dei quattro atleti della Federazione italiana atletica leggera (Daniele Meucci, Fabrizio Donato, Daniele Greco e Ruggero Pertile) accusati dalla Procura di aver eluso controlli antidoping. Secondo il legale “in questo processo si parla di presunte omesse comunicazioni da parte degli atleti ma non c’è la prova fondamentale, perché tutta la documentazione inviata negli anni dagli atleti è stata distrutta, come prevede la legge. C’è una sorta di valanga di errori nella ricostruzione della Procura: il processo documentale si fa con i documenti, in questo caso i documenti sono stati distrutti”. Per l’avvocato dei quattro atleti, non potendo dimostrare la mancata comunicazione dei “whereabouts” (la reperibilità), “le accuse della Procura – ha aggiunto la Bongiorno – sono basate su alcuni solleciti fatti agli atleti, ma tali solleciti sono stati inviati (dalla Commissione controlli antidoping del Coni, ndr) in modo generalizzato, anche agli atleti che avevano già risposto indicando la reperibilità. “Quindi non si capisce più nulla, è un caos”, ha concluso la Bongiorno al termine delle udienze svolte oggi innanzi alla Prima Sezione del Tribunale nazionale antidoping del Coni. Per Meucci, Pertile, Donato e Greco la Procura ha chiesto una squalifica di due anni: i primi tre sono già qualificati per l’Olimpiade di Rio de Janeiro e, se dovesse arrivare uno stop non retroattivo, la partecipazione ai Giochi Olimpici sarebbe a rischio.