Gianmarco Tamberi, in una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ha ripercorso gli ultimi mesi di carriera ritornando sulle drammatiche, sportivamente, Olimpiadi di Parigi, con i calcoli renali e l’eliminazione a 2.27, e cercando di dare uno sguardo al futuro con i Giochi di Los Angeles 2028: “Le Olimpiadi di Los Angeles? Devo capire se il mio corpo è ancora in grado di sostenere quei carichi e se potrò essere competitivo ai miei standard. Sto facendo riabilitazione da due mesi per tornare in forma, non per tornare alle gare, ma intanto solo per stare bene dopo essere andato al massimo per anni”. Gimbo ha tracciato un bilancio del suo 2024: “È stato un anno pesante. Avevo puntato tutto sulle Olimpiadi e ci ero arrivato in grande forma. Sapevo di essere vicino a un qualcosa di storico. Non ci sono riuscito, come era già successo a Rio 2016. Sono comunque contento dell’oro agli Europei di Roma con anche il record dei campionati, ma era una tappa di passaggio in vista di Parigi. Di positivo conservo la risposta del pubblico all’Europeo e al Golden Gala. Anche a Parigi e Bruxelles, nelle finali di Diamond League, in Europa ricevo dappertutto una quantità di affetto incredibile”. Tamberi ha concluso parlando del futuro: “Nella mia testa l’Olimpiade era l’ultima gara della mia carriera. Sapevo che essendo al massimo avrei vinto l’oro. Devo capire se il mio corpo potrà sostenere ancora determinati carichi di lavoro. Molto probabilmente almeno fino ai Mondiali di Tokyo il mio fisico dovrebbe reggere. Non riesco a pensare un anno alla volta. A 36 anni a Los Angeles sarebbe dura”.
Il drammatico epilogo di Parigi
I calcoli renali e la presenza in pedana nonostante una condizione fisica che avrebbe impedito a molti anche solo di alzarsi dal letto. Eliminato tra i primi, ma rimasto seduto sulle panchine a tifare l’amico Stefano Sottile, poi quarto.
“Era la gara che sentivo come quella della vita”, le parole dopo la gara, chiusa a 2.27. “Io volevo continuare a lottare, non me lo meritavo. Non meritavo quello che è successo questa notte e quanto successo negli ultimi giorni. Io ero qui, pronto, con la solita fame. Il giorno che ha saputo di dover fare il portabandiera è stata una soddisfazione enorme. Ci ho provato con tutte le mie forze e con l’affetto e il calore unico di tutti gli italiani, che ringrazio di cuore”.
Sembrava incredibile, perché prima stavo benissimo, avevo superato la febbre e il dolore dopo la precedente colica. Lunedì e martedì non sono stato bene ma per la finale avevo tutto il tempo di riprendermi, questa mattina stesso identico dolore, stesso punto, non potevo crederci. Ho provato a essere tranquillo, ma sudavo freddo, sapevo che avrei dovuto gareggiare la sera e sapevo che nel giro di due ore sarebbe passata perché era andata così la volta precedente. Invece dieci ore dopo avevo lo stesso identico dolore, fitte lancinanti che ti senti perforare dentro. Entrambe le volte ho rimesso sangue, è stato devastante, non riuscivo a muovermi dal letto e pensavo a se sarei stato in grado di gareggiare. Poi, una volta che passa passa