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”Non chiedo di essere riabilitato, ma di essere nuovamente giudicato da un organo di giustizia sportiva. Per il momento abbiamo ottenuto una grande vittoria dopo 4 anni di battaglia legale. Adesso sogno di tornare a gareggiare”. Così Alex Schwazer, tornato sull’archiviazione da parte del tribunale di Bolzano del procedimento penale a suo carico sul caso doping a Rio 2016. Il marciatore, oro olimpico a Pechino 2008, è tornato a parlare durante un webinar con i soci del Panathlon Club Milano e fa un appello alle istituzioni sportive italiane. ”Sono pronto a fare ricorso, ma la questione è se anche le istituzioni italiane lo sono. Devo avere al mio fianco anche Coni e Fidal – spiega il bolzanino -. Aspetterò ancora qualche giorno e poi vedrò. Se Coni e Fidal ci saranno potremmo anche perdere, ma almeno l’avremmo fatto insieme. Occorre dimostrare che le istituzioni sportive italiane non ignorano la decisione presa da un magistrato per dimostrare che siamo un Paese serio”.
Ancora Schwazer. “Ho 36 anni e non sono ancora così vecchio. Spero di fare ancora qualche gara perché Sandro Donati e io abbiamo speso tantissime ore dal 2015 in poi e sarebbe bellissimo – prosegue Schwazer -. Dal punto di vista privato questi ultimi anni sono comunque stati belli. Sto bene e sono contento perché sono riuscito a reinventarmi anche dal punto di vista professionale. Faccio un’attività con dei podisti amatoriali e gioisco per ogni piccolo progresso che fanno. Questa cosa mi ha aiutato molto”, dice Schwazer. Poi il marciatore altoatesino attacca Iaaf e Wada. “Hanno detto che non posso tornare a gareggiare, ma non è la Iaaf che può decidere. La Wada, poi, dovrebbe definire una linea precisa. Quando la magistratura in passato ha svelato casi di doping, sono stati presi provvedimenti dalla Wada. Senza questo modo di agire Armstrong sarebbe ancora il re del Tour de France. Non capisco perché in caso contrario, quando un magistrato scagiona qualcuno, la Wada non ne debba tenerne conto”, conclude.
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