I legali di Alex Schwazer, Gerhard Brandstaetter e Thomas Tiefenbrunner hanno parlato all’indomani della presa di posizione dell’Agenzia mondiale antidoping (Wada) che indicava non plausibile lo scenario della manipolazione prefigurata dal giudice bolzanino Walter Pelino nell’articolato e coraggioso dispositivo di 87 pagine del 18 febbraio 2021: “La Wada conferma il mancato rispetto del pronunciamento di un giudice italiano sulla base di un accertamento peritale tecnico scientifico di altissimo livello. In tale sede si sarebbe potuto e dovuto fornire controprove concrete, non prodotte, anzi si è ricorso anche in quella a una perizia tardiva, fuori contraddittorio, assolutamente avventurosa ed insostenibile”.
Il giudice Pelino aveva messo in risalto la manipolazione delle urine affinchè le stesse risultassero positive e denunciato il sistema “autoreferenziale di Wada e Iaaf (oggi World Athletics, ndr) che non tollerano affatto controlli dall’esterno e pronte a tutto per impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali”. Così i legali: “Errare potrebbe anche essere umano, non in questo caso, perchè c’è, a dir poco, la mala fede, ma perseverare è diabolicum!”. Brandstaetter e Tiefenbrunner sostengono che “insistere con delle perizie segrete, al di fuori da ogni contraddittorio, da soggetti discussi, su urine fantomatiche, senza osservanza di procedura alcuna, tradisce solo il disperato tentativo di giustificare un procedimento ingiustificabile, gravemente viziato dall’inizio, da Racines fino a Rio, con violazione di ogni elementare principio di un giusto processo, anche arbitrale”.