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Il re della marcia Massimo Stano, reduce dalla medaglia d’oro nella 35 km ai Mondiali di Eugene, è intervenuto in un’intervista concessa al Corriere della Sera nella quale ha ripercorso il suo successo guardando verso Parigi 2026. “Tokyo e Eugene? Il mondo e gli avversari sono gli stessi ma la gamma di emozioni che ho provato sul podio dell’Olimpiade non ha eguali – racconta -. Ero pervaso di sensazioni. Il Mondiale viene subito dopo. Bellissimo, però il trono di Olimpia è unico”.
A Parigi, l’obiettivo è doppiare 20 e 35 km ma il Cio prevede la 35 solo mista: “Io ho provato a lanciare l’appello, poi vedano loro. La mia parola è molto piccola. Mi piacerebbe anche che la gara di marcia ai Giochi 2024 arrivasse dentro lo stadio olimpico: basta piazzare il traguardo in posti da lupi”.
La marcia è considerata “sorella minore” dell’atletica: “Promuovere la marcia è un compito complicato. Si suda, si fatica, si sta in gara per due ore e mezza: come glielo spiego alla generazione Tik Tok, in questa vita in cui il tempo è sempre meno? A me la fatica piace, mi esalta ma chiedere ai ragazzi di oggi di fare fatica è un’impresa. La marcia è ancora vista come sculettamento, mi prendono in giro. Bisognerebbe inserirla come materia scolastica. Io, più che vincere il più possibile, non so che fare”.
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