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“Il sistema sportivo si rifiuta di confrontarsi col sistema giudiziario. Se è controparte è fuori dal suo ruolo, è abituato a comandare. È arrogante e cerca sotterfugi di ogni tipo”. Non usa mezzi termini Sandro Donati, che ai microfoni di Sky Sport torna a parlare del caso doping che ha colpito Alex Schwazer. “Al termine di perizie e udienze in cui le istituzioni sportive, che non difettano di danari, hanno schierato un numero impressionante di avvocati e periti, un giudice ordinario è giunto alla conclusione che Schwazer non ha commesso il fatto. E che la controparte ha operato delle falsificazioni“, ha aggiunto Donati. Il tecnico della marcia ha poi aggiunto che Schwazer rappresentava un testimone pericoloso che andava reso poco credibile agli occhi del giudice.
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Donati ha concluso raccontando lo stato psicofisico di Schwazer dopo quelle sentenze: “Lo hanno ucciso dal punto di vista sportivo, era in depressione, assumeva farmaci importanti. Uno gli era stato prescritto da un medico federale via mail. L’ho affidato ad uno psicologo mio amico. Non aveva una depressione strutturale, pagava il prezzo di quello che gli è successo. A Rio“, conclude infine Donati, “avrebbe vinto tutte e due le gare con un margine importante. A Tokyo sarebbe arrivato meno forte ma avrebbe vinto lo stesso. Ora non se la sentirebbe più. La lotta al doping oggi è nauseante”.
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