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La maratona è una delle gare più affascinanti dello sport in assoluto: è una gara lunga, una sfida con sé stessi prima che con gli avversari, uno spingersi verso i propri limiti, ma è anche storia. Tra le leggende della maratona vi è senza dubbio Abebe Bikila, probabilmente il più forte maratoneta di sempre. Nato nel 1932 nella cittadina di Jato, in Etiopia, passò la gioventù dividendosi tra studio e lavoro da pastore. Una volta terminata la scuola (la “Qes”), il dodicenne Bikila iniziò a cimentarsi in attività sportive. Abebe rimase stregato dai connazionali che sfilavano alle Olimpiadi di Melbourne e decise che prima o poi anche lui avrebbe fatto parte di quel gruppo atleti in uniforme con il nome scritto sulla schiena. Bikila, che nel frattempo venne reclutato nel corpo della guardia imperiale, si rivelò all’Etiopia in occasione dei campionati nazionali del 1956.
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Gli spettatori si aspettavano di veder trionfare il primatista dei 5000 e 10000 metri Wani Biratu ma il favorito venne sconfitto dal giovane (e sconosciuto) Bikila, che in poco tempo si impossessò anche dei records. Bikila continuò la sua carriera da atleta a livello nazionale e si qualificò alle Olimpiadi di Roma 1960. L’etiope era ormai conosciuto in patria, ma non all’estero, tanto che fu iscritto alla gara come Bikila Abebe, scambiando dunque nome e cognome. La maratona si svolse la sera, evitando così la soffocante afa estiva di Roma. Bikila si fece notare fin da subito per un particolare: non indossava le scarpe, correva a piedi nudi. Nonostante l’esperienza di due sole maratone disputate, Bikila risalì rapidamente la classifica, raggiungendo, intorno al ventesimo chilometro, il britannico Arthur Keily ed il favorito nonché primatista del mondo, il marocchino Abdesalem Rhadi.
Lungo la Via Appia antica illuminata a giorno dalle fiaccole dei militari, in quella notte romana, l’atleta etiope incantò tutti con la sua corsa leggera ed elegante. Al trentesimo chilometro Bikila alzò il ritmo con una facilità impressionante, sfiancando l’avversario marocchino e involandosi verso la vittoria. Il tempo di 2h 15′ 16″ gli regalò l’oro olimpico ed il nuovo record del mondo. Al termine della gara in molti gli chiesero il perché avesse corso a piedi nudi, ipotizzando che la ragione risiedesse nella povertà del suo paese d’origine, ma Bikila rispose orgoglioso: “Ho voluto che il mondo sapesse che il mio Paese, l’Etiopia, ha sempre vinto con determinazione ed eroismo“. L’atleta poi spiegò che, banalmente, aveva ricevuto le scarpe solamente il giorno prima della gara e trovandole scomode, decise di correre scalzo, come era solito fare in allenamento. Abebe Bikila divenne un atleta di fama mondiale e continuò la sua carriera da maratoneta, riuscendo a confermarsi quattro anni dopo, ai Giochi di Tokyo 1964, stabilendo il nuovo record del mondo, nonostante la convalescenza a seguito dell’operazione per appendicite.
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