Martina Caironi, atleta paralimpica, è stata deferita dalla Procura nazionale antidoping con la richiesta di un anno di sospensione. La medaglia d’oro delle Paralimpiadi di Londra nei 100 metri è risultata positiva a un controllo a sorpresa svolto da Nado Italia e subito aveva ammesso di aver usato una pomata per curare un’ulcera al moncone della gamba amputata e di averlo fatto solo dopo aver consultato il medico federale. Solitamente la squalifica per l’utilizzo di anabolizzanti ammonta a 4 anni ma dopo aver sentito le parole dell’atleta e quelle del medico federale che ha chiarito la vicenda è stata riconosciuta la non intenzionalità e la necessità terapeutica, ecco quindi la richiesta di un solo anno di squalifica.
All’interno del caso ha messo voce anche il legale della portabandiera azzurra, Giovanni Fontana che ha detto: “Ci conforta il fatto che la procura antidoping ha riconosciuto l’uso terapeutico del medicinale e non a fini di doping. Questo è già un grande passo in avanti nel dimostrare la correttezza dell’atleta Martina Caironi. Possiamo quindi dire che non si tratta di un caso di doping ma di un errore formale. Ora abbiamo questa richiesta di un anno di sospensione che però ritengo comunque enorme rispetto ad un atleta che ha avuto solo la necessità di curarsi e si è fidata delle indicazioni datele da chi era preposto a questo compito. Indicazioni che poi combaciavano con quanto è scritto nel foglietto illustrativo del Trofodermin ovvero che l’utilizzo terapeutico del medicinale non è doping”.