“Sono una donna, sono africana, sono una donna diversa. E’ l’unico termine che posso usare. Delle loro categorie non me ne frega niente”. E’ questo lo sfogo da parte di Caster Semenya in un’intervista al Guardian in cui ha preso ancora di mira World Athletics (ex IAAF) con cui ha avviato negli ultimi anni un braccio di ferro sul suo livello di testosterone troppo alto rispetto a quello delle sue avversarie, che l’ha costretta a non partecipare a diverse gare in campo femminile.
La 32enne sudafricana accusa la World Athletics di averla spinta a terapie ormonali per ridurre il livello di testosterone e di aver rivelato i suoi dati medici al mondo intero, e lo scontro col presidente Sebastian Coe è frontale: “Descriverei gli effetti del farmaco così: vivi ogni giorno con un corpo dolorante. Il tuo stomaco brucia, hai attacchi di panico, sudi sempre. È stato pazzesco. Ci sono stati giorni in cui ho vissuto nella depressione totale. Giorni in cui non volevo svegliarmi. World Athletics mi disse di prendere questo farmaco. Quei bastardi devono andare a prendere le medicine da soli e poi dire come si sentono”.